venerdì 28 aprile 2017

L'ARCHETIPO DELL'ORFANO




Questo archetipo agisce dentro di noi ogni volta che ci sentiamo traditi, delusi, abbandonati, trascurati.

E' il bambino interiore che sperimenta il senso di solitudine, il sentirsi incompreso e per evitare di mostrare la sua fragilità e vulnerabilità è lui stesso che "lascia" la relazione, si allontana rinunciando.
La persona "in preda" all'Orfano può assumere vari atteggiamenti, può essere aggressiva, cinica, diffidente, fredda, arida oppure agire il ruolo di vittima, incolpando gli altri per la sua incapacità, pensa di avere diritto ad un risarcimento per i torti subiti, pretende di essere trattato bene sempre e comunque, ha provato dolore e non merita tutto questo.
Si comporta in modo aggressivo con chi vuole aiutarlo, pensa lui a se stesso e ciò non fa che aumentare il suo dolore.
Può diventare apatico, svogliato, rifiutare il mondo e le persone che rappresentano inconsciamente la sua ferita antica.
Riconoscere l'Orfano nelle nostre emozioni e nei nostri comportamenti all'interno delle relazioni e interazioni ci permette di prenderci la responsabilità della nostra sofferenza, di esprimere chi siamo, di chiedere aiuto quando ne abbiamo bisogno, senza reticenze o resistenze.
E' importante farsi aiutare, ciò offre a noi la possibilità di guarire e all'altro la possibilità di offrire il suo sostegno e amore.

IL MITO FAMILIARE...TRA CRESCITA E VINCOLO



Ogni famiglia è portatrice di un mito che le attribuisce un senso e permette a ciascun membro di essere riconosciuto dagli altri e di riconoscersi nell'immagine riflessa dallo specchio.
Il mito familiare è il pilastro su cui si basa l'identità di ogni famiglia e il senso di appartenenza dei membri al suo interno.
Ha una funzione di coesione, ha delle regole proprie condivise solo all'interno della famiglia, racchiude in sè leggende tramandate nelle generazioni, i tabù, i segreti, i valori fondamentali, le promesse da onorare.
All'interno del mito si creano le immagini di ruolo che, come afferma J.Byng Hall, sono "ideali" ovvero le aspirazioni di ognuno, "ripudiate" cioè i comportamenti disapprovati o proibiti e "consensuali" che sono i comportamenti condivisi e accettati.
Queste immagini di ruolo possono modificare all'interno della famiglia in armonia con i cambiamenti personali dei membri, in seguito a determinati eventi.
Succede però che in alcune famiglie disfunzionali rimangono statici, rigidi e impediscono a qualche membro di autorealizzarsi se lo stesso non le consapevolizza operando un distacco necessario per la sua evoluzione.
Quante volte ci sentiamo incompresi dai familiari, soffriamo del ruolo immutabile e delle aspettative conseguenti, sentiamo che noi siamo cambiati ma questo cambiamento non viene neanche percepito dai familiari o viene inteso come attacco e delegittimazione, impedendo così l'integrazione del mito personale con quello familiare.
Allora che fare?
E' necessario elaborare il mito, rendersi consapevoli di come agisce dentro di noi , accettarlo e prendere distanza da ciò che minaccia o lede la nostra autostima ed individualità.
Se non vogliamo essere schiacciati dal ruolo e dal mito familiare, se desideriamo evitare di diventare noi stessi "disfunzionali", dobbiamo decifrare il non detto dietro ogni sintomo psico-somatico di cui siamo portatori, elaborarne il significato per poter evolvere.
Se ci ostiniamo o ignoriamo i condizionamenti ricevuti inconsapevolmente che creano disagio e condizionano le nostre attuali relazioni affettive, ci condanniamo a essere dei burattini incapaci di scegliere come vivere e come amare.
Elaborare il mito familiare è un atto d'amore verso noi stessi e verso le generazioni future.

Cosa dicono di noi stessi i nostri pensieri?




"Io divento ciò a cui penso la maggior parte del tempo" Earl Nightingale

Spesso le persone incolpano le circostanze per i loro blocchi, le situazioni che non vanno nella loro vita, i loro conflitti o fallimenti.
Una cosa è certa, il pensiero crea, quindi se i nostri pensieri sono negativi, sono mossi da emozioni negative come la paura, la tristezza, la rabbia, la nostra vita sarà la conseguenza dei nostri pensieri, noi stessi diventiamo ciò che pensiamo.
Se iniziamo a controllare i nostri pensieri, la nostra mente, controlleremo la realtà che creiamo, la creeremo in base ai nostri desideri più profondi, saremo al timone della nostra nave, della nostra vita, non più vittime di noi stessi credendo che siano sempre cause esterne a provocare il disagio, l'insoddisfazione.
I dubbi ci fanno perdere per paura di tentare il bene che invece potremmo ottenere.
Prendere consapevolezza dell'importanza e dell'influenza dei nostri pensieri è già il primo passo per uscire dal circolo vizioso in cui siamo immersi.
Dobbiamo essere coraggiosi, pensare positivamente, stabilire il nostro obiettivo di vita in modo chiaro e preciso, sostituire le nostre paure con immagini mentali positive e utili per raggiungere il nostro obiettivo, abbiamo uno strumento potentissimo per farlo: l'IMMAGINAZIONE!

mercoledì 19 aprile 2017

Inconscio e Materia oscura...Parallelismo?

Inconscio e Materia oscura...Parallelismo?


Il termine "inconscio" si riferisce a tutte le attività mentali che non sono presenti nella coscienza di un individuo.
Freud propose come immagine rappresentativa un iceberg la cui parte emergente è l'io cosciente, la linea di confine rappresenta il subconscio, la parte sommersa è l'inconscio ed è evidente constatare che è predominante in questa struttura e che rimane tutt'ora in larga parte misterioso.
Così come l'inconscio rimane ancora un mistero da svelare, anche la materia e l'energia oscura dell'universo che ne rappresentano il 95% sono enigmi indecifrabili per gli scienziati che hanno conoscenze solo sul 5% della materia ordinaria.
Dice William Whewell "inventiva, sagacia, genio sono importanti ad ogni passo nel metodo scientifico. Non solo l'esperienza, dunque, ma anche l'immaginazione sarebbe essenziale al "fare" scienza".
Si rende necessario un ampliamento della coscienza per conoscere il non oggettivabile, una coscienza oggettuale che si identifica con la forma trova impossibile essere consapevole dello spazio nel cosmo e all'interno di se stessi, bisogna coltivare l'intuizione, quel processo non oggettivabile, irrazionale, che apre punti d'informazione dalla matrice informazionale cosmica.
E' illuminante constatare come la fisica quantistica non faccia altro che indagare e confermare conoscenze contenute nei testi antichi, millenari come i Veda, saperi che erano e sono conoscibili solo attraverso l'intuizione, l'immaginazione, l'apertura del canale di connessione con quello che oggi si chiama sè superiore, superconscio, il trascendente.
Noi esseri umani funzioniamo e siamo strutturati come gli elementi dell'universo, così in alto come in basso, diceva Ermete Trismegisto, come dentro così fuori, siamo particelle legate da fili invisibili che formano tessiture tenute insieme dall'Energia, ognuno collegato all'altro in un onda energetica che avvolge il tutto e che è in continua trasformazione, così come lo siamo noi lo è l'universo.
Viviamo in un periodo storico memorabile, senza precedenti, in cui il salto vibrazionale, l'ampliamento delle coscienze e il cambio di paradigma scientifico è in atto.