venerdì 15 dicembre 2017

LA PAURA CONDUCE ALL’AMORE

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Chi va oltre il fuoco vedrà l’oro

“L'etimologia della parola paura è da ricondursi alla radice indoeuropea pat- che significa letteralmente percuotere ed in senso figurato incutere timore, atterrire. Da questa radice derivano poi il greco παίω (paio) = io percuoto e poi il latino pavor = paura, timore dal verbo paveo (prima ancora patveo) = sono percosso, sono abbattuto ed in senso lato, io temo, io ho paura.”

L’origine della paura è l’ignoto, l’inesplorato, essa ci avverte dell’esistenza di un problema, di un pericolo.

La percezione della minaccia innesca l’immaginazione; anticipiamo gli eventi generando in noi ansia, angoscia, iniziamo ad immaginare di tutto, con visioni catastrofiche, pensieri terrificanti, si amplificano le nostre aspettative su quello che potrebbe succedere, le  valutiamo in modo esagerato e peggiore di quello che potrebbe accadere realmente.  Ciò ha la funzione di prepararci al peggio e a volte a salvarci la vita agendo in pochi secondi.

Percepiamo contemporaneamente la paura  nel corpo, aumenta il battito cardiaco, il respiro è accelerato con iperventilazione, la voce si abbassa, sentiamo ogni muscolo e nervo, di fronte a un pericolo reale o ci blocchiamo o agiamo.

Ma ciò che innesca la paura maggiormente sono i ricordi di eventi passati, traumatici e dolorosi, tutto è registrato nella memoria e l’immaginazione attinge da questo archivio imago-emotivo e ci conduce alla paura allo stato puro.

Una situazione che stiamo vivendo richiama alla memoria le emozioni e percezioni vissute in circostanze simili anche solo per un dettaglio, spesso non ne siamo consapevoli ed ecco che si scatena la paura, ci invade, ci percuote e ci fa tremare.

Quante sono le paure…innumerevoli..paura dei ragni, del vuoto, del buio, della felicità, di amare, della paura stessa e tante ancora in un elenco infinito.

La paura è nella nostra mente e solo noi possiamo superarla affrontandola con coraggio.

Chi non osa osservare il sole in volto non sarà mai una stella.
William Blake

E già…il coraggio la cui radice latina è cor cuore, il coraggio dialoga con la paura.

Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno.
(Martin Luther King Jr

Il maggiore nemico dell’uomo è la paura, che appare sotto forme così diverse come la vergogna, la gelosia, la collera, l’insolenza, l’arroganza…
Qual è la causa della paura?
La mancanza di fiducia in se stessi.
(Svami Prajnanapada)

“Non devo avere paura. La paura uccide la mente. La paura è la piccola morte che porta con sé l’annullamento totale. Guarderò in faccia la mia paura. Permetterò che mi calpesti e mi attraversi. E quando sarà passata, aprirò il mio occhio interiore e ne scruterò il percorso. Là dove andrà la paura non ci sarà più nulla. Soltanto io ci sarò.”

Queste citazioni le trovo molto esaurienti sul processo alchemico che permette la tramutazione della paura in amore.

Di cosa abbiamo paura? Perchè?

Ognuno di voi risponderà, ascoltando la sua mente..ora osserviamola, sentiamola profondamente, accogliamo tutte le sensazioni ed i pensieri….qualsiasi sia la paura è riconducibile all’annullamento di se stessi, alla morte, alla dissoluzione, al nulla.

Se qualcuno vuole spaventarvi, alzando la voce, minacciandovi,  non analizzate….ma pensate che quella persona vive un disagio, un conflitto con se stessa, guardatelo con compassione, non reagite, restate in silenzio, ditevi “non sarò parte di questo squilibrio o pressione, non reagirò come lui si aspetta”, provate benevolenza e la situazione scorrerà via senza causare conflitti. Bastano 3 secondi per impedire a noi stessi di scatenare rabbia, odio, repulsione.

Quando si è nell’amore non si ha paura, si ha la consapevolezza che l’altro è uno specchio di noi stessi, una parte che vuole essere ascoltata e compresa, senza giudizio ma con compassione e amore.

Il processo alchemico di trasmutazione, di trasformazione della paura va agito così anche dentro se stessi, osserviamo le nostre parti oscure, accogliamole come si farebbe con un amico, attraversiamole totalmente, andiamo alla radice  e svaniranno alla luce dell’amore incondizionato per l’unica persona con la quale abbiamo una relazione per la vita…noi stessi.







giovedì 26 ottobre 2017

La verita’ del corpo, introduzione alla fisioanalogia, il mio speach verterà sulle emozioni.

https://www.facebook.com/events/169493796967120/?acontext=%7B%22ref%22%3A%224%22%2C%22action_history%22%3A%22null%22%7D

foto di Nicolò Pezzimenti Analogista.

NOV4

La verità del corpo - introduzione alla fisioanalogia

Pubblico

· Organizzato da Nicolò Pezzimenti Analogista

Parteciperò

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    Sabato 4 novembre dalle ore 17:00 alle ore 19:30

    Prossima settimana

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    c/o Associazione "I luoghi del ritrovarsi" in via Vespri 191 a Valderice

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    Invito ricevuto da Nicolò Pezzimenti

Un viaggio tra psicologia e fisioanalogia alla scoperta del legame analogico che unisce mente e corpo nella genesi delle malattie psico-fisiche, con l'obbiettivo di identificare le cause emotive del sintomo e promuovere il benessere e la guarigione attraverso le nuove metodologie analogiche.
Relatori: Dott.ssa Maria Burgarella, psicologa & Nicolò Pezzimenti, analogista.
Ingresso libero
Info & prenotazioni Tel. 3496588185.

CONVEGNO Tra Scienza e Coscienza, il senso della vita - 30 settembre 1 O...

mercoledì 25 ottobre 2017

INTERVISTA DI PATRIZIA BOI AL DOTT. GIAN PIERO ABBATE

I 7 passi verso l’Immortalità

Intervista al Dr. Gian Piero Abbate

17 OTTOBRE 2017,

PATRIZIA BOI

Materia Oscura - Ph. Sergio Pessolano

Materia Oscura - Ph. Sergio Pessolano

Nel 2009 un team di biologi marini dell’Università di Lecce ha scoperto un organismo potenzialmente eterno: si tratta dell’idromedusa Turritopsis nutricula. Essa cresce, raggiunge la maturità sessuale, si riproduce, poi, invece di morire, scende sul fondo del mare e si ritrasforma in polipo, lo stadio giovanile da cui è stata generata.

A questo punto da polipo ridiventa nuovamente medusa, con un processo praticamente ‘infinito’. Questo ringiovanimento cellulare è possibile grazie al fenomeno del ‘transdifferenziamento’, secondo cui cellule altamente specializzate perdono la specializzazione morfologica e funzionale per tornare allo stadio totipotente di nuove cellule con caratteristiche proprie della fase giovanile. Il fenomeno conduce a riconsiderare il tema dell’invecchiamento e dell’Immortalità.

I russi parlano da tempo di ringiovanimento e Immortalità, intesa non solo come Immortalità dell’Anima e dello Spirito, ma anche delle cellule e del corpo fisico. Arkady Petrov, partendo dal principio che siamo creati a immagine e somiglianza di Dio, ha concepito un percorso articolato e complesso incentrato sulle Tecnologie Bioinformative e denominato L’Albero della vita. L’obiettivo è sviluppare il potere della chiaroveggenza e consentire all’uomo di creare il suo Corpo di Luce, mediante la Trasfigurazione. Lo scienziato e mistico Grigorij Grabovoj, analogamente, ha messo a punto Il Sistema Unificato delle Conoscenze individuando sequenze numeriche per la guarigione di tutti e del mondo stesso. Egli afferma che la Coscienza è responsabile della creazione del mondo, della Mortalità o Immortalità dell’Uomo, quindi, anche della Resurrezione dei morti.

Nel nostro Paese, il dottor Gian Piero Abbate, fisico e teologo, musicista e compositore, esperto di Cabalà e Numerologia, studia da oltre 40 anni i cambiamenti in atto e l’attivazione dell’Immortalità del corpo fisico. Grabovoij afferma: «Abbate… possiede tutte le conoscenze per realizzare concretamente le mie teorie». Ha trasformato, infatti, le sequenze di Grabovoij in musiche, identificando gli algoritmi per convertire i numeri in note. È autore del libro I 12 strati dell'immortalità per l’attivazione del DNA multidimensionale e di tanti altri studi. Lo abbiamo intervistato dopo il suo intervento al Convegno Tra Scienza e Coscienza: il senso della vita tenutosi a Trapani lo scorso settembre grazie all’organizzazione di Alessandra Burgarella allieva di Petrov.

Siamo appena entrati in una nuova zona della Galassia e quindi in una Nuova Era, cosa dobbiamo aspettarci?

Da un punto di vista astrofisico, dalla nuova regione della Galassia in cui siamo entrati, stiamo percependo nuove energie, a noi sconosciute, sia a livello scientifico che personale. Sono energie basate su Amore e Compassione, perciò le definirei "femminili". Si sta verificando anche un’improvvisa accelerazione di tanti altri cambiamenti naturali, già iniziati in passato. In ambito scientifico, inoltre, sappiamo che la Terra emette raggi gamma secondo una griglia molto fitta con una distanza dei fori di uscita di un paio di metri. Da qualche anno l'intensità dei raggi gamma cresce senza un motivo spiegabile. Prosegue anche il fenomeno di diminuzione del campo magnetico che, ogni tanto, seppure per piccolissime frazioni di secondo, si annulla.

Lo spostamento dei poli, sia magnetico che di rotazione, poi, è un fenomeno scientificamente inspiegabile. I poli non ruotano come nel passato, ma si stanno spostando linearmente e con una velocità crescente di anno in anno. Vi sono, infine, i mutamenti artificiali prodotti dall'uomo, come gli effetti derivanti dall’utilizzo di nuove armi, l'inquinamento da polveri ultrasottili o il famoso cambiamento climatico, le cui conseguenze sono ormai percepite da tutti.

La realtà supera l’immaginazione, la vera scienza non è deduttiva (basata su conoscenze passate), ma aperta all'imprevisto, all'impossibile, alla ricerca di ciò che sta oltre quello che crediamo, spesso erroneamente, di aver già compreso. La Galassia sta aiutando gli uomini ad attraversare questa fase dell’Umanità invitandoli a ‘partecipare al banchetto di nozze’ (Parabola del Re e del suo banchetto di nozze - Matteo 22:2-14). Per oltrepassare quello denominato come 7° portale, l'ultimo per questa fase evolutiva, occorrono Amore e Compassione, ‘indossare l’abito nuziale’, cioè quello stato che raggiunge chi ha il cuore aperto.

Alla luce della numerologia, come influenzeranno tutti questi fattori lo stato fisico e mentale dei singoli individui?

Dal 2012 che, dal punto vista numerologico vale 5, simbolo del cambiamento, ha avuto inizio l'apertura delle 'capsule temporali' del pianeta.
Il 2013 è 6, simbolo dell'Amore, strumento di ricalibrazione del rapporto uomo – terra, ma anche simbolo di Compassione.
Il 2014 è 7, l'anno della "magia", della rottura con il passato e della scoperta che il nuovo è oltre l'immaginazione.
L'anno 2015 è un 8, l'infinito che si è raddrizzato, l'anno della connessione con l'Universo, di collegamento con le nuove energie, necessario per costruire nuove fondamenta e rompere schemi e preconcetti del passato.
Il 2016 è un 9, simbolo del completamento, utile per ultimare i processi e segnato dalla comparsa di nuovi fenomeni.
Il 2017, è 1, segna la fine del progetto e l’inizio della nuova fase, avviando il consolidamento delle nuove energie e la separazione dell'umanità in due specie diverse, ovvero la "speciazione irreversibile".

Si tratta di una speciazione anche fisica e comporta un cambiamento del DNA e un allungamento della vita per raggiungere una evoluzione non solo spirituale, ma multidimensionale, che include anche la materia.

Cosa comporta la recente scoperta che dentro ogni persona convivono tre DNA, scientificamente chiamati A-DNA, B-DNA e Z-DNA?

Questi DNA sono molto interessanti dal punto di vista scientifico: i primi due ruotano in un verso, il terzo, lo Z-DNA, ruota nel verso opposto. Contemporaneamente i primi due sono composti dalle classiche due eliche, sono cioè dei DNA strutturati, il terzo DNA è tutto un caos, non presenta eliche, ma è costituito da segmenti disordinati tra loro. Da un punto di vista fisico, il senso di rotazione, lo ‘Spin’, fornisce anche l’orientamento del tempo, quindi l’A-DNA è quello che arriva dal passato, il B-DNA è quello del presente, ma la cosa sconvolgente è che lo Z-DNA arriva dal futuro. Per fortuna, non essendo strutturato, non conduce ad un destino segnato, ma si possono estrarre da esso molti segmenti possibili. Come già dimostrato durante le eclissi con l’aiuto di un Pendolo di Foucault, l’inversione del tempo è possibile, e lo Z-DNA è quello che favorisce questa ‘inversione del tempo’.

Il fatto, poi, che i satelliti evidenziano un aumento incredibile di antimateria sulla terra, sulle nuvole, sul nostro corpo fisico, sulle nostre cellule, che convive con la nostra materia strutturata senza annullarsi, influenzerà di certo lo stato fisico e mentale di ogni persona e della società intera.

Come arriviamo, quindi a parlare di Immortalità?

In Fisica tutti i processi naturali devono avvenire con il minimo dispendio di energia perché l’Universo non spreca assolutamente nulla. Secondo questo principio, ogni cellula specializzata dovrebbe racchiudere solo l’informazione relativa alla sua specifica funzione organica. Invece tutte le cellule contengono l’informazione intera, ma ogni singola cellula si differenzia dalle altre perché ha attivato solo un piccolissimo frammento di quella totalità d’informazione inclusa in tutte. Si tratta di una violazione della legge fisica secondo cui uno spreco di energia è inammissibile.

Le nostre cellule, inoltre, si rinnovano ogni sette anni, quindi, un vecchio ha un corpo composto da cellule completamente nuove rispetto a quelle con cui è nato. Allora perché le cellule generate ogni giorno devono essere più vecchie delle precedenti? Ci deve essere un’informazione, tramandata di generazione in generazione - forse attraverso la memoria dell’acqua nel ventre materno - che comanda: “Tu devi morire”. Quest’ordine si cala dentro le cellule dell’organismo che via via si autodistruggono. Il DNA non fa altro che eseguire quella disposizione. Lo sviluppo della nostra coscienza oggi è tale che possiamo entrare in noi stessi e cambiare il comando, conducendoci verso l’idea di Immortalità.

Capisco che può sembrare strano parlare d'Immortalità, eppure tutto il cristianesimo è basato su Gesù, il quale, dichiarandosi "figlio dell'uomo" come tutti noi, ha sconfitto la morte. Per dirla alla maniera della Fisica Quantistica ‘la realtà non è solo ciò che vedi davanti ai tuoi occhi’.

Sarebbe interessante approfondire tanti aspetti di questo argomento con il Dottor Abbate, rivelare tutte le sue conoscenze, intuizioni e scoperte, ma il nostro spazio è limitato: tutti possono, però, contattarlo e partecipare ai suoi eventi, il prossimo dei quali si svolgerà a Verona il 17-18-19 Novembre sul tema I 7 passi verso l’Immortalità. Mi viene in mente il film Non ci resta che piangere, scritto, diretto e interpretato da Roberto Benigni e Massimo Troisi. L’inizio li mostra fermi a un passaggio a livello, in attesa che il treno passi: una metafora dell’impasse che viviamo quando siamo bloccati in una situazione. I protagonisti, Mario e Saverio, però, decidono di percorrere un’altra strada: attraversano i campi e si ritrovano a Frittole - un immaginario borgo toscano - in un’altra epoca, ‘1400 quasi 1500’, quindi inconsapevolmente ‘invertono il senso del tempo’.

Per motivi apparentemente futili, concepiscono anche l’idea di impedire un accadimento, la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo, con tutte le ricadute che questo poi comporterebbe nel futuro… Infine cercano di trasmettere a Leonardo Da Vinci le conoscenze attuali chiedendogli di trovare nuove soluzioni… Ma la scena che è in massima relazione con la teoria della programmazione sulla mortalità cara ad Abbate, è quella del frate che, passando nella piazza di Frittole, ripete per tre volte: «Ricordati che devi morire!». Rammentate la risposta di Troisi?
La prima volta: «Come?».
La seconda volta: «Va bene».
La terza volta: «Sì, sì, ‘mo’ me lo segno…».
E non si trattava di un comando verso le sue cellule?

Se Abbate fosse un messaggero trasformerebbe oggi quella frase in:
«Ricordati che sei Immortale!
Tutte le tue cellule sono Immortali!
Questo è un comando!».
E il titolo del film diverrebbe: «Non ci resta che vivere e… gioire!».

Come attivare l'immortalità del corpo: un viaggio tra fisica e sapienza, intervento del Dottor Gian Piero Abbate al Convegno Nazionale Tra Scienza e Coscienza.

Patrizia Boi

Patrizia Boi

Nasce come autrice di romanzi, racconti, fiabe, ma pubblica anche biografie, articoli e interviste. Progetta eventi culturali e opere pubbliche occupandosi con passione di parchi, piste ciclabili e lavori ferroviari.

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Isfahan, Iran – Il cortile della Grande Moschea.  Ph. Sergio Pessolano

Il Cairo, Egitto – Le piramidi di Cheope e Chefren al tramonto. Ph. Sergio Pessolano

Tibet – Il Lago Yamdrok Tso dai 4700m del passo Kamba-la sulla catena montuosa dell’Himalaya. Ph. Sergio Pessolano

Montefiascone (Viterbo) – La Cattedrale di Santa Margherita all’alba (elaborazione dell’autore). Ph. Sergio Pessolano

Cusco, Peru – Una ragazza con l’abito tradizionale delle donne inca. Ph. Sergio Pessolano

Delhi, India – Uomo che riposa nel cortile della Grande Moschea Jama Masjid (elaborazione dell’autore). Ph. Sergio Pessolano

Didascalie
  1. Isfahan, Iran – Il cortile della Grande Moschea. Ph. Sergio Pessolano
  2. Il Cairo, Egitto – Le piramidi di Cheope e Chefren al tramonto. Ph. Sergio Pessolano
  3. Tibet – Il Lago Yamdrok Tso dai 4700m del passo Kamba-la sulla catena montuosa dell’Himalaya. Ph. Sergio Pessolano
  4. Montefiascone (Viterbo) – La Cattedrale di Santa Margherita all’alba (elaborazione dell’autore). Ph. Sergio Pessolano
  5. Cusco, Peru – Una ragazza con l’abito tradizionale delle donne inca. Ph. Sergio Pessolano
  6. Delhi, India – Uomo che riposa nel cortile della Grande Moschea Jama Masjid (elaborazione dell’autore). Ph. Sergio Pessolano

giovedì 5 ottobre 2017

Riflessioni sul CONVEGNO NAZIONALE “TRA SCIENZA E COSCIENZA: IL SENSO DELLA VITA – ANTICHI E NUOVI SAPERI PER L’EVOLUZIONE UMANA”


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Si è  concluso a Trapani il Convegno “TRA SCIENZA E COSCIENZA : IL SENSO DELLA VITA – ANTICHI E NUOVI SAPERI PER L’EVOLUZIONE UMANA” e la vibrazione continua…

Grazie alla professionalità della Direzione e allo staff dell’Hotel Tirreno di Pizzolungo che ha ospitato i lavori , non poteva esserci location più suggestiva!

Questo convegno è stato voluto intensamente e organizzato  egregiamente da mia sorella Alessandra Burgarella, un atto d’amore verso la nostra città, Trapani, un punto luce che ha desiderato accendere per rendere grazie alle persone che hanno contribuito alla sua crescita spirituale, personale e aggiungo anche alla mia,  con l’intento di espandere sempre di più la nostra consapevolezza e il sentirsi UNO con tutto nell’amore, la legge che regola il tutto e che agisce sempre e per sempre.

Un sutra vedico dice : “IO SONO L’UNO E DESIDERO DIVENTARE MOLTEPLICE”, è proprio la molteplicità delle persone, degli approcci alla conoscenza, le diverse angolature offerte dai relatori che contribuiscono sinergicamente  ad una visione unificata e coerente.

Noi stessi siamo come le sfaccettature di un diamante , come raggi di luce provenienti da una stessa sorgente….l’amore.

Cosi in questi due giorni ci siamo abbeverati da diverse fonti e questa acqua informazionale ha agito e continua ad agire in ognuno di noi, espandendosi.

Il convegno è stato aperto con la musica, Niccolò Pezzimenti, bravissimo Analogista e violinista, ha eseguito al violino un brano di Bach e non poteva esserci introduzione migliore per elevare le frequenze dei presenti e favorire il flusso delle informazioni alle coscienze e anime dei presenti.

Ciò che in questo convegno è risultato evidente, nel susseguirsi degli interventi dei relatori è proprio una operazione alchemica, nel senso puro del termine, di trasmutazione, di passaggio da uno stato ad un altro.

Il processo alchemico simboleggia il superamento dei confini dell’esistenza puntando alla perfezione, alla trasformazione del piombo, ovvero di tutto ciò che è nero, oscuro, doloroso , arcano, negativo,  in oro cioè  in una sostanza pura, incorruttibile, perfetta, atta a simboleggiare la pietra filosofale, la conoscenza della propria natura divina.

L’integrazione degli opposti è opera alchemica, considerare la dualità  non come due facce della stessa medaglia ma come due elementi che sono uno nell’altro senza confini,  formando un uno.

Questo processo mentale di separazione tra  bene-male, luce-buio, scienza e spirito o fede, tutte le dualità non sono altro che un processo mentale appartenente alla mente, è la mente che tende a separare, a dividere, a frammentare i concetti, il grande equivoco o inganno consiste nel fatto che siamo stati abituati ad attribuire la funzione di schiavo all’inconscio e quella di padrone al conscio, alla ragione.

Vi è un parallelismo tra materia oscura e inconscio nel senso che la materia conosciuta, ordinaria è solo il 5% mentre il 95% è la materia ed energia oscura,  su quest’ultima gli scienziati stanno iniziando ad investigare ma rimane  ancora oscura, allo stesso modo questo parallelismo si può applicare allo studio della mente umana . L’inconscio rappresenta il 95% della mente umana, l’immagine che Sigmund Freud ha utilizzato per descriverlo è un iceberg dove la punta rappresenta la parte logica, razionale, il conscio e la parte sommersa rappresenta l’inconscio ed è la parte più preponderante che guida la nostra vita nella nostra inconsapevolezza, ma se iniziamo ad essere consapevoli della forza e dell’azione dell’inconscio e ad aprirci alla sua conoscenza la dualità viene superata, integrando gli opposti e dando luce a quello che è oscuro.

Tutti gli illustri relatori hanno attuato questa operazione.

Il loro approccio ha come presupposto di base l’integrazione di ciò che sembra opposto e il superamento della dualità, della visione dicotomica che separa e l’approssimarsi, invece,  di una visione globale che comprende tutti gli aspetti che fanno parte dell’essere umano quindi anche la sua spiritualità, la sua parte invisibile e tutto quello che è stato sempre considerato irrazionale , esoterico, magico, si va rivelando al mondo attraverso le scoperte della fisica quantistica e delle neuroscienze e rimanda alle potenzialità immense che l’uomo ha dentro di sè, che può fare tutto.

Il pensiero crea la realtà, qui dobbiamo proprio cambiare paradigma di ragionamento , la materia non dobbiamo considerarla esterna a noi, il nostro corpo esterno a noi, tutto esterno a noi, non funziona così, è il contrario, le leggi spirituali governano quelle materiali , il nostro pensiero crea la realtà, noi con i nostri pensieri, emozioni, intenzioni creiamo la nostra realtà.

Questo è un punto importantissimo, fondamentale perchè è un assunzione di responsabilità  dell’uomo verso se stesso, verso la sua salute fisica, psichica, spirituale  e animica.

Le scoperte della fisica quantistica come l’Entanglement, il Biocentrismo di Robert Lanza,  la teoria dei quanti di Max Planck, per citarne alcune,  non possono che lasciare sconcertati.

La mente è abituta a certi schemi, consuetudini mentali tramandate  che fanno parte dell’inconscio collettivo, deve cominciare a pensare a se stessa in maniera diversa, deve disidentificarsi dal proprio ego, dall’ identità, da quello che pensiamo di essere, da quello che gli altri ci suggeriscono su come noi siamo,  dalle credenze sul mondo, sulla vita e la morte.

E’ necessario disintegrare tutte queste credenze per dare spazio al vero Sè, al Superconscio, al collegamento con la matrice o coscienza cosmica che governa il tutto come se fosse una sinfonia, dove ogni persona, ogni  elemento di questa realtà, di questo pianeta e universo fa parte  di questo immenso ologramma, di un disegno divino, quindi parlare adesso di immortalità del corpo fisico, di potenza del pensiero , di potere di autoguarigione, dell’intenzione che si può indirizzare a qualsiasi esperienza, di informatizzazione dell’acqua, del cibo, dei cristalli, pensiamo ad esempio agli studi di Masaru Emoto, tutto questo ci suggerisce che dobbiamo ampliare la nostra visione, dobbiamo fare un salto nel buio, nell’ignoto, per trovare noi stessi, superando le paure, le dicotomie e le resistenze che sono frutto eslcusivamente dell’ego, della nosra mente razionale.

Emanuele Cangini, persona straordinaria, in rappresentanza della nota rivista Scienza e Conoscenza, ha dato un forte slancio nel promulgare e diffondere l'evento in tutta Italia tramite l'articolo pubblicato sul mensile ed ha aperto il convegno insieme ad Alessandra Burgarella.

Ho avuto l’onore di presentare gli illustri relatori ad iniziare dal Dott. Gian Piero Abbate, fisico, teologo, musicista, esperto conoscitore della Cabala che ha integrato con i saperi della fisica quantistica, dell’Astrologia, della Numerologia e  della Gematria. Ha inoltre pubblicato un CD Vol.1 BASIC CODES, contiene 12 brani nei quali ha tradotto in musica terapeutica le sequenze numeriche di Grigori Grabovoi, cd che ascolto ormai quotidianamente!

Il suo speach si intitolava “Come attivare l’immortalità del corpo: un viaggio tra fisica e sapienza” e ci ha davvero fatti viaggiare! Il suo eloquio  impeccabile insieme alle slide  ha condotto tutti sapientemente e amorevolmente verso la certezza dell’immortalità non solo dell’anima ma anche del corpo che è insita nella nostra natura divina ma di cui non siamo consapevoli e  quindi incapaci di attivarla. Sapere che è possibile farlo ha dato una nuova consapevolezza ai presenti.

“Io sono una goccia d’acqua che cammina!” ha proferito ad un certo punto, come lo siamo noi tutti, il Dott. Abbate è un portale di sapienza e saggezza.

E’ stato un intervento indimenticabile.

E’ seguito poi l’intervento del Dott. Stefano Candela, filosofo e counselor, collaboratore diretto dello scienziato russo Grigori Grabovoi, ha argomentato con estrema forza ed energia sul sistema unificato di conoscenze  che concepisce il mondo e l’uomo come strutture informative che hanno una vibrazione che può essere decodificata e trasformata in un numero, da qui il metodo delle sequenze numeriche per riportare ordine, armonia, salute. L’abilità che tutti noi abbiamo di pilotaggio della realtà consiste nel creare la propria realtà e ed essere co-creatori della realtà nell’evoluzione umana.

Seguendo il percorso conoscitivo delle tecnologie bioinformative russe ha relazionato poi Luca Ori, fondatore dell’Associazione Dorini che promuove e diffonde il percorso evolutivo “L’Albero della Vita” di Arkadij Petrov, il suo eloquio chiaro e comprensibile ha favorito l’acquisizione di queste complesse tecnologie di armonizzazione ed evoluzione spirituale. Personalmente ringrazio Petrov che è stato fondamentale per il mio percorso spirituale, frequentare i suoi corsi sulle Sephirot  ha aperto in me il canale verso l’Uno.

Nel pomeriggio l’energia circolante ha avuto un impennata notevole con l’intervento teorico-esperenziale del Dott. Stefano Benemeglio, psicologo, ipnologo, fondatore delle Discipline Analogiche Benemegliane e dell’Ipnosi Benemegliana, due ore di vero sconvolgimento per i presenti!

Il maestro ha illustrato i fondamenti della sua tecnica ipnotica e ha coinvolto poi alcune persone che hanno avuto la possibilità di esperenziare tale tecnica induttiva, alcuni per la prima volta ed è stato stupefacente!

Sabato sera, dopo l’eccellente cena, abbiamo assistito alla proiezione del film illuminante “Un Altro Mondo” di Thomas Torelli, presente al convegno, persona eccezionale, semplice, umile con una grande sensibilità ed ironia che ha risposto con estrema disponibilità alle domande dei partecipanti, i suoi film lasciano il segno, grazie Thomas!

Domenica mattina il convegno si è aperto con l’intervento del Dott. Flavio Burgarella, cardiologo e fisiatra, al quale sono legata da una parentela diretta  e da una stima profonda che hanno reso la sua presentazione molto emozionante per me.

Il Dott. Burgarella ha integrato il sapere medico con i saperi della fisica quantistica e delle tradizioni orientali, creando un metodo terapeutico innovativo, il BQH Burgarella Quantum Healing, un campo morfico che favorisce il processo di guarigione del paziente.  Il suo metodo agisce muovendo il campo magnetico del cuore attivando il sistema energetico individuale in coerenza.

Mi piace citare la frase di Thich Nhat Hanh “Il sole è il mio cuore”, il cuore è il sole che abbiamo dentro, non per nulla il posto dove è situato si chiama “plesso solare”. Il sole è il cuore del mondo, è l’amore incondizionato chiamato dai greci agape, l’amore del creatore verso la creatura, il creatore non vuole nulla dalla sua creatura se non che si ricordi chi è, parte del creatore stesso.

La vibrazione d’amore ha continuato a fluire con le ispirate parole del Dott. Alberto Cardillo, kinesiologo, ha relazionato sulla Kinesiologia, da Kinesis=movimento e logos=scienza che permette di esaminare lo stato energetico e di salute dell’individuo, ha proseguito poi con la sua poesia, affascinando ed emozionando i presenti , è stato puro amore!

Concludo citando una frase di Paramhansa Yogananda che l’emozione mi ha impedito di proferire al convegno…

“Una sola luna può dissolvere l’oscurità dei cieli, così una sola anima che abbia imparato a conoscere Dio, un’anima colma di vera devozione e dedita alla ricerca profonda e sincera potrà dissolvere l’oscurità spirituale degli altri dovunque vada.”

Grazie Alessandra Burgarella, sorella e amica mia!!!

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giovedì 7 settembre 2017

https://www.facebook.com/sviluppoarmonico/photos/gm.1602167349856735/1448663348553789/?type=3

convegno

Si consiglia a coloro che intendono partecipare di inviare una mail all’indirizzo citato nell’evento al più presto, i posti sono limitati.

Per la cena di sabato il costo è di 20 euro a persona , per prenotarsi e pagare quota rivolgersi ad Alessandra Burgarella – 3289114497.

sabato 5 agosto 2017

Articolo su Frida Khalo


Wall Street International

ARTE

Frida Kahlo

L'amoroso abbraccio dell'universo

5 AGOSTO 2017,

PATRIZIA BOI

Frida Kahlo, "Abbraccio amorevole dell’universo, la terra (il Messico), Diego, io e il signor Xolotl"

Frida Kahlo, "Abbraccio amorevole dell’universo, la terra (il Messico), Diego, io e il signor Xolotl"

Tra le rare anime libere che hanno attraversato l'esistenza terrena, colpisce l'originalità di un'artista che travalica i confini dello spazio e del tempo, superando i blocchi, gli ingabbiamenti, le programmazioni e le numerose credenze a cui di solito siamo soggetti. E lo ha fatto senza disconoscere la sua gente, anzi facendosi portavoce dell'anima rivoluzionaria messicana e della istanze primitive della cultura azteca e sublimandole nella sua personale arte di pittrice visionaria.

Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón, nata a Coyoacán (Città del Messico) nel 1907, sosteneva infatti: «La sola cosa che so è che dipingo perché ne ho bisogno e dipingo sempre quello che mi passa per la testa, senza altre considerazioni». Ed è straordinario che proprio lei abbia saputo rappresentare con apertura la sua realtà, sebbene fosse affetta da un limite fisico come la spina bifida, una grave malformazione congenita alla colonna vertebrale che determina rigidità motorie e funzionali. Questo fu possibile anche grazie a suo padre Guillermo, fotografo professionista, che esercitò su di lei una grande influenza insegnandole la tecnica dell'inquadratura fotografica e l'arte di ritoccare le foto col pennello, due abilità che Frida utilizzò nei suoi dipinti.

È davvero eccezionale, inoltre, che sia riuscita a coltivare i suoi talenti proprio nel momento più drammatico della sua esistenza, quando, a diciotto anni, fu vittima di un incidente mentre viaggiava su un autobus di legno. Le fratture riportate alla colonna vertebrale, al bacino e al piede destro, il tubo di metallo che le si conficcò nel ventre, la costrinsero a un lungo periodo di immobilità, bloccata per mesi nella sua stanza da letto. Proprio lì, iniziò a dipingere, aiutata da uno specchio appeso al soffitto. E lo specchio rifletteva sempre la sua realtà intima, le sue dicotomie, i suoi dolori, la sua geniale interpretazione della maternità, la sua immagine dai mille volti che compariva sempre come principale protagonista del suo obiettivo interiore.

Questo incidente, suo padre e l'incontro con il celebre maestro del muralismo messicano Diego Rivera, che sposò nel 1929, furono cruciali per lo sviluppo della sua pittura. Frida sosteneva, infatti: «Ho subito due gravi incidenti nella mia vita… il primo è stato quando un tram mi ha travolto e il secondo è stato Diego Rivera». La loro travagliata relazione, che durò ben venticinque anni, fu responsabile, infatti, di molte delle sue sofferenze, eppure la costrinse a prendere consapevolezza di tutti i suoi travagli facendole concepire numerose opere, tra le quali ci pare emblematica l’Abbraccio amorevole dell’universo, la terra (il Messico), Diego, io e il signor Xolotl, realizzata nel 1949, in età matura anche per la sua arte.

Abbiamo chiesto alla psicologa Maria Burgarella, anch'essa figlia del fotografo trapanese Giovanni, esperto conoscitore dello sviluppo, stampa e “ritocco” della fotografia in bianco e nero, un'interpretazione psicologica di questo quadro.

Che cosa intende rappresentare Frida in questo amoroso abbraccio?

L'artista rappresenta le dualità luce-ombra, sole-luna, giorno-notte, bene-male, le polarità maschile e femminile, yin e yang, ma anche l'archetipo della Grande Madre, al centro del quale pone se stessa con tutto il carico di sofferenza fisica, emotiva ed esistenziale sperimentata durante la vita.

Frida è madre e figlia, immersa in un universo che la abbraccia, quali bisogni esprime?

Ponendo se stessa nel grembo della Madre Terra, Frida manifesta la sua connessione e la consapevolezza del legame profondo, viscerale, animico con la madre che genera e nutre. L'archetipo della Grande Madre è primordiale e potente, è collegato alla Luna, al femminile come mediatore tra l'umano e il divino. Secondo Jung l'archetipo della Grande Madre è: «La magica autorità del femminile, la saggezza e l'elevatezza spirituale che trascende i limiti dell'intelletto; ciò che è benevolo, protettivo, tollerante; ciò che favorisce la crescita, la fecondità, la nutrizione; i luoghi della magica trasformazione, della rinascita; l'istinto o l'impulso soccorrevole; ciò che è segreto, occulto, tenebroso; l'abisso, il mondo dei morti; ciò che divora, seduce, intossica; ciò che genera angoscia, l'ineluttabile». È l'emanazione femminile, infatti, che ha il potere di curare e guarire ciò che all'uomo inteso come pensiero razionale sembra irrisolvibile, è il femminile che cura l'anima e le ferite grazie al buio, all'oscurità. La Madre Terra, rappresenta, inoltre, lo spirito creativo: in questo mondo, la materia e la terra sono l'espressione femminile del dio maschio.

Nel dipinto, sono raffigurati il giorno e la notte, la luna piena che illumina il buio, il sole splendente nella luce del giorno, cosa ci vuole raccontare l'artista?

La Luna nella parte oscura è piccola, suggerendo l'intimità, la profondità, la riflessione, il femminile, l'incubazione, la fase embrionale dell'idea che diventerà materia, nel caso dell'artista diverrà un'opera. Negli insegnamenti della Cabalà, la sfera spirituale della Luna, la Sephirot Yesod, esprime il fondamento, il subconscio, rappresenta il passato cristallizzato nella Coscienza degli uomini. L'inconscio collettivo contiene gli archetipi e i simboli che agiscono dal profondo dell'uomo guidando la sua energia, mentre le forme pensiero sono strutture energetiche che si accumulano nella Coscienza collettiva determinando la materializzazione delle idee. Si potrebbe utilizzare la metafora del parto come processo di materializzazione delle forme, quel parto che Frida ha sublimato nella sua arte, dando alla luce i suoi figli mancati come opere. Frida è donna che tramite l'arte diviene consapevole degli archetipi che agiscono dentro di lei, è in contatto col suo femminino, elabora e crea attraverso l'arte pittorica i suoi turbamenti, paure, deliri.

Essere madre non è, del resto, una questione puramente biologica, ma uno stato spirituale, è l'archetipo della Madre che agisce all'interno della donna consentendole di essere consapevole del proprio “femminino”. Nella parte bianca, luminosa, viene dipinto, invece, un sole grande, brillante, simbolo di amore incondizionato, elemento maschile che feconda, fuoco che arde, presente anche nelle mani del bambino. Questa dualità abbraccia e contiene la Terra, la Grande Madre raffigurata come una donna dalle sembianze messicane, che con un braccio sorregge dolcemente l'uomo mentre l'altro è rilassatamente appoggiato su Frida a simbolizzare che è la donna portatrice e custode della conoscenza, padrona dei ritmi e dei segreti della vita.

Il fuoco che arde è un tema ricorrente nella mitologia. Frida lo pone nelle mani del bimbo, perché?

Nella mitologia greca, Estia è la dea del focolare, vive nascosta, in casa, tiene il fuoco sempre acceso, è l'archetipo della concentrazione sul mondo interno. La donna è paziente nel mantenere il fuoco acceso che non si spegne mai anche sotto la cenere, rappresenta l'ardore, l'energia viva che attrae l'uomo. In realtà, però, il fuoco lo porta Ermes, dio maschio del mondo visibile e di quello invisibile, che può viaggiare tra il mondo dei vivi e dei morti, nel contempo vivo e morto, dio delle contraddizioni e mediatore degli opposti nella sua caratteristica rapidità e immediatezza. Del resto l'unione alchemica tra femminile e maschile permette al fuoco sacro di ardere e di sacralizzare il matrimonio alchemico nella coppia Frida-Diego, attuando l'integrazione degli opposti mediante il superamento delle proprie paure e disarmonie.

Cosa simboleggia il cane che dorme sul braccio oscuro della notte?

Il cane dormiente è il cane di Frida, Itzcuintli Señor Xolotl, che rappresenta Xolotl, il custode del mondo dei morti, simbolo di fedeltà, attaccamento, pura amicizia, vigilanza, protezione, lealtà. Osserva il mondo terrestre e trasporta i morti sul dorso nel mondo degli inferi, è una guida delle anime.

Il dipinto raffigura le ferite di Frida, le lacerazioni della donna, della madre...

Credo che la ferita più grande di Frida sia stata la sua mancata maternità rappresentata dall'abito rosso e dallo squarcio sul collo zampillante di sangue, a richiamare la frattura presente sulla Madre Terra. Il petto della Grande Madre, però, è terra sempre verde, lacerata ma viva, spaccata sul seno, ma dal suo capezzolo esce una goccia di latte. La Donna, infatti, ha la misteriosa capacità di trasformare il sangue in nutrimento. Il sangue contiene un simbolismo molto complesso legato al mestruo e al parto, alla nascita di un figlio negata all'artista, alla rinascita di se stessa attraverso l'arte. Nel corpo della dea nasce un albero, simbolo della conoscenza cosmica, connessione tra regno dei morti, mondo degli uomini e regno divino. La figura è contornata da piante, nel lato luminoso vi sono bulbi, fiori, frutti. Le braccia dell'universo hanno radici tenere, vive, delicate, da coltivare con cura e amore, così come la conoscenza del tutto. Frida ha voluto rappresentare la dea Madre della terra azteca, Cihuacoatl, dietro alla quale, la Madre Universale a sua volta abbraccia e contiene i due protagonisti, Frida e Diego.

Il bambino che Frida culla è anche un uomo, è piccolo e grande, cosa significa?

Frida sostiene dal collo Diego, l'amore della sua vita, l'uomo che tiene in mano il fuoco sacro, l'azione, lo spirito. Egli ha il terzo occhio spalancato, la ghiandola pineale, detta vista dell'anima ed è artista anche lui. Frida lo tiene come fosse un bambino a sottolineare anche la componente di amore materno che ha riversato su di lui. In realtà Diego, il bambino protetto dalle sue braccia, è anche il suo mecenate, il primo che crede in lei come artista. Non è fondamentale che poi la tradisca come donna, ingannandola, perché, in realtà, Diego, vivendo liberamente se stesso senza vincoli e pregiudizi, le fa da specchio. L'amore incondizionato nella coppia Frida- Diego affronta e supera le divergenze, i tradimenti, gli inganni, l'abbandono, sperimenta la separazione, il conflitto ma anche l'unione, l'armonia, la libertà d'essere uno nella dualità nell'accettazione dell'altro.

In conclusione, come possiamo sintetizzare il messaggio di questo dipinto?

Con uno stralcio tratto dall'Inno a Iside risalente al III-IV secolo a.C.:
«Io sono madre e figlia, Io sono le braccia di mia madre, Io sono sterile, eppure sono numerosi i miei figli, Io sono donna sposata e nubile, Io sono Colei che dà alla luce e Colei che non ha mai partorito».

Patrizia Boi

Patrizia Boi

Nasce come autrice di romanzi, racconti, fiabe, ma pubblica anche biografie, articoli e interviste. Progetta eventi culturali e opere pubbliche occupandosi con passione di parchi, piste ciclabili e lavori ferroviari.

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Frida Kahlo, autoritratto

Frida Kahlo, "Le due Frida"

Frida Kahlo, "Paesaggio con cactus"

Un ritratto di Frida Kahlo

Frida Kahlo, un'anima libera

Un ritratto di Frida Kahlo

Didascalie
  1. Frida Kahlo, autoritratto
  2. Frida Kahlo, "Le due Frida"
  3. Frida Kahlo, "Paesaggio con cactus"
  4. Un ritratto di Frida Kahlo
  5. Frida Kahlo, un'anima libera
  6. Un ritratto di Frida Kahlo

domenica 23 luglio 2017

L’ARTE DELL’INFELICITA’

“Sarò felice quando qualcuno adatto a me entrerà nella mia vita”

“Sarò felice quando avrò quel lavoro”

“Sarò felice quando avrò quel successo familiare”

e cosi via…..

Sarò è già dopo, indica una procastinazione della propria felicità, una grande bugia!

Se la mia felicità dipende da un elemento esterno a me non lo sarò mai!

“Sono felice adesso” è la formula della felicità, lo sono a prescindere da tutto ciò che accade nella mia vita, la felicità è uno stato dell’essere da coltivare con la presenza, l’essere nel momento presente, totalmente, assolutamente.

caselli


mercoledì 12 luglio 2017

A MIO PADRE

la fotografia

la tua passione

guardo la tua foto

cosa resta di te....mi dico

poi penso...ho i ricordi come flash

sapevi bene della potenza evocativa delle fotografie

fermare il tempo

fissare l'attimo

nel senza tempo

nella dimensione in cui sei adesso

nei miei ricordi e lacrime e sorrisi teneri

lì il tempo non esiste

solo l'amore

eterno

fluisce nelle mie cellule

in un flusso continuo

tu sei in me

fotogrammi di noi

la tua voce risuona

ti sento vicino

e lo sei....

leggi misteriose guidano i nostri fili

sei nei miei sogni

quella è la realtà

qui è illusione...che crediamo realtà

infondi forza

dai una direzione alle mie intenzioni

io inconsapevole

ma tu sai chi sono, mi conosci

sai cosa desidera il mio cuore

la mia anima

ci siamo scelti

tra conflitti e abbracci ...amati

e così sarà sempre

la tua eredità

è nei miei valori

onestà, generosità, amorevolezza

forza Mary mia! Io credo in te...mi dicevi dolcemente

tu in me ed io in te

e l'amore è la sorgente.

Con amore, tua figlia Mary

Articolo sui Misteri di Trapani


Wall Street International

CULTURA

La Processione dei Misteri a Trapani

Simboli e rito collettivo per esorcizzare le forze ingovernabili

5 GIUGNO 2017,

PATRIZIA BOI

La Processione dei Misteri dI Trapani

La Processione dei Misteri dI Trapani

Fin dalla notte dei tempi, l'uomo ha creato simboli e riti collettivi per esorcizzare le forze ingovernabili della natura, la precarietà dell'esistenza, le sue paure e incertezze, il senso d'impotenza rispetto al tutto, il vuoto interiore e cosmico, il buio della notte e le ombre dell'inconscio. Il rito nasce dal bisogno di unire la collettività per rafforzarne il legame di solidarietà, collegando il presente con il passato, connettendo l'individuo e il suo ambito sociale. Modernità, globalizzazione e consumismo contemporaneo, hanno contribuito a distruggere ovunque nel mondo riti e simboli. Eppure l'Uomo ha ancora bisogno di essi per attraversare trasformazioni interiori, cambiamenti sociali, metamorfosi epocali che coinvolgono l'intero pianeta. Riti antichi sono spesso trasformati dalle religioni e inglobati secondo nuove regole, rispondendo alle necessità della popolazione, delle comunità religiose e dei gruppi sociali.

Abbiamo intervistato Maria Burgarella, psicologa, in merito a un interessante rituale che ancora si celebra in Sicilia, la Processione dei Misteri di Trapani. Si tratta di una rappresentazione della Passione di Cristo risalente a circa 400 anni fa, culminante nella rievocazione della sua Morte. Si svolge portando in processione per la città i “Misteri”, ossia venti raffigurazioni scultoree di queste scene, realizzate in tela, legno e colla, da Maestri trapanesi del XVII e XVIII secolo. Questi gruppi di statue, addobbati con ornamenti argentei e composizioni floreali, illuminati da enormi ceri, vengono portati a spalla dai ‘massari’, gruppi di uomini delle corporazioni di mestieri. La Processione si protrae per circa ventiquattro ore, i Portatori camminano con un movimento chiamato ‘l'Annacata’ che segue il ritmo dei brani suonati dalle Bande musicali associate a ogni gruppo.

Perché questa Processione prende il nome di "Misteri"?

Il termine Misteri ha due connotazioni, in Siciliano Mestiere si dice “Mistere” e poi il Mistero riferito a Cristo.

Che cosa esprime questo rito per i trapanesi?

Il rito deriva dal latino ritus, fluire, scorrere, muovere, è un insieme di atti e gesti che ha lo scopo di mettere l'uomo in rapporto con qualcosa che supera la sua individualità e che appartiene ad altri stati dell'essere. Nel rito egli entra in contatto col trascendente. Jung dice «tutto ciò che sta nell'inconscio vuole diventare evento e anche la personalità vuole svilupparsi dalle sue condizioni inconsce e viversi come interezza». Nel caso della Processione dei Misteri il rito assume un significato simbolico di espiazione e riparazione con motivazioni molteplici: dalla ricerca di coesione sociale, al coinvolgimento emotivo e catartico, alla purificazione al fine di una rinascita individuale e collettiva, fino alla propiziazione dell'abbondanza nei vari settori dell'economia locale. La dimensione collettiva della celebrazione contribuisce ad aumentare l'intensità emotiva del rito, l'individuo si sente parte di un sé collettivo: durante la Processione i presenti entrano in uno stato di abbandono generale nel quale si attua una sorta di deposizione delle armi: i conflitti si armonizzano perché tutti partecipano con lo stesso scopo, reificare il Cristo e unirsi nell'Amore. Il rito diventa simbolo agito.

Cosa simboleggia la caratteristica ‘Annacata’ dei portatori e dei membri della Banda musicale?

L’Annacata, questo ondeggiare del corpo sia di quelli che fanno parte della Banda sia dei Portatori è elemento cardine nei Misteri ed è rimasto immutato nel tempo. Possono cambiare fattori secondari, ma quelli fondamentali devono rimanere intatti per garantire che il rito sia completo e che assolva alla sua funzione simbolica. L'Annacata richiama il movimento della mamma che culla il bambino, ha funzione riparatoria, consolatoria, rigeneratrice. Evoca le onde del mare che va e viene, in un continuo fluttuare della barca che galleggia instabile. Richiama l'indecisione, l'essere di qua e l'essere di là, la paura della precarietà, il senso di colpa dell'uomo nei confronti di Gesù. Esprime una vibrazione che attua una trasformazione interiore. In termini psicoanalitici si potrebbe associare a un movimento ossessivo compulsivo tipico di malati psicotici e nevrotici. Il rituale serve a contenere le energie istintuali e affettive che turbano tutelando la stabilità psichica. Il ritmo continuo ha un effetto ipnotico sulla mente, trasmette il messaggio a livello subliminale direttamente nell'inconscio dove si attua l'esplosione dell'energia libidica, l’abbandono collettivo alle emozioni. Risponde al bisogno profondo di unione col divino, che emerge dai volti dei Portatori immedesimati in un dolore appartenente in realtà alla comunità. Portando il Mistero a braccio ogni trapanese conduce la sua croce, simulando il percorso di Cristo. Il ritmo e la ripetitività dell'Annacata richiamano inoltre l'atto sessuale, l'orgasmo, il contatto col trascendente: i volti e la danza dei Portatori e dei musicisti introducono l’uomo in un organismo collettivo che ondeggia all’unisono in una sorta di estasi comune.

Quale importanza attribuiscono i trapanesi alla Madonna?

La Madonna, con il suo dolore, il manto nero e il cuore immacolato e trafitto tra le mani, rappresenta la sofferenza di ogni madre: ha partorito il Figlio di Dio, portatore del messaggio di salvezza, immortalità, rinascita e Amore incondizionato. Ha subito la perdita del Figlio a causa della cecità degli uomini, pertanto soffre irrimediabilmente. Il rito assume una funzione riparatoria dalla disperazione della perdita, l'Annacata simboleggia la protezione del ventre materno, in quanto la Madonna protegge dalla paura di nascere ed entrare nel mondo. Il suo simulacro, infatti, è l’ultimo della Processione: quando deve tornare in chiesa entra ed esce, perché entrare significa uscire nel mondo e quindi dalla zona protetta dove non esiste paura.

La Processione è silenziosa di parole e ricca di gesti: che valore assume la musica delle Bande?

Le Bande musicali oggi sono elemento fondante, anticamente erano dei cantori ad accompagnare i gruppi. Successivamente, nell’‘800, alle voci si sostituirono le Bande e si diffuse “a musica ri misteri”, brani come Eterno pianto, Ore d'angoscia, Pace, Povero fiore, Jone. Il suono delle ciaccole, strumento composto da due pezzi di legno che sbattono su un terzo legno fisso, scandisce la musica regolando il procedere e il fermarsi dei gruppi in Processione. S’innalza un vero e proprio discorso in note, struggente, commovente che amplifica l'effetto catartico della Processione stessa, vibrando nei visi dei massari stanchi, piangenti, emozionati e coinvolgendo empaticamente tutti. Nel territorio trapanese c'è un’antica tradizione e produzione musicale: ogni anno nascono e crescono nuovi talenti.

Il rito è lungo e faticoso, perché?

La Processione inizia alle 14,00 del Venerdì Santo e termina alle 14,00 dell'indomani: la durata è importante nel rito affinché l'uomo possa entrare in contatto col numinoso. Il numinosum è energia dinamica, essenza, forza che travalica l'uomo, una potenza invisibile che attua una trasformazione profonda nella coscienza. La sofferenza prolungata emula quella di Gesù: stremarsi di fatica è un modo per essere vicini a Cristo, espiando la colpa collettiva per la sua crocifissione.

Cosa erano i ‘Mortori’?

In origine i cantori recitavano brani in modo ripetitivo e mono-tono: proprio come tono vocale, musicale, frequenza vibratoria in assenza di variazioni, tali canti si chiamavano “mortori”, nel linguaggio trapanese indicano situazioni noiose, monotone, prive di vitalità, di entusiasmo. Come i tamburi suonati ripetitivamente nei rituali sciamanici o i mantra o le preghiere dei rosari, questo ritmo ripetuto induce uno stato ipnotico, caratterizzato dalle onde theta, lo stato dell'immaginazione, del sogno, dell'apprendimento, della trasformazione, della guarigione.

Chi sono questi Portatori dai volti quasi ipnotizzati e con quale criterio vengono selezionati?

I Portatori sono davvero in uno stato ipnotico collettivo ed entrando in risonanza con gli altri potenziano la catarsi personale e collettiva di esperienze di cui liberarsi per purificarsi e rinnovarsi. I Massari hanno il compito di portare a spalla i Misteri, sono remunerati ma svolgono con passione e devozione tale lavoro, vivono e sentono il loro compito pesante e faticoso, alcuni si offrono spontaneamente per chiedere grazie o ringraziare per grazie ricevute, essi fanno parte delle maestranze o sono semplici cittadini devoti. Il lavoro inizia molto prima della Processione perché occorre organizzare la loro squadra per conferire uniformità al peso e al movimento raggiungendo un assetto complessivo volto all'equilibrio. Al rientro dei gruppi i loro occhi esprimono la fatica, l'amore e la passione per la Processione che termina con un abbraccio e un pianto liberatorio mentre le campane rimaste per tutto il tempo «mute e immobili» si sciolgono per proclamare il termine della «Tragedia corale».

Un documentario del 1954 per la regia di Ricci e Romano esordisce con questa frase: «Sull’estrema punta della Sicilia dove il Tirreno comincia a chiamarsi Mediterraneo sorge oggi Trapani… » che « … ha scelto per celebrare il dolore la via del silenzio e dell’immobilità», contrariamente a quanto potrebbe far immaginare la sua posizione protesa verso Tunisi, i mercati chiassosi e variopinti, i tramonti colorati sul mare, il vento caldo e sabbioso del continente africano. Eppure il corteo procede «muto lentissimo e ieratico, senza sussulti ne canti e ne grida… », in un silenzioso percorso interiore. Il trapanese è costretto a guardare oltre, ai violetti e porpora del tramonto, ai lumi delle lampare sul mare piatto, alla forza delle onde che lambiscono la Torre di Ligny, dove la stretta lingua di terra che si dipana « …tra le linee sobrie delle sue case», si assottiglia verso la punta estrema del suo limite. E tutta questa apertura e ricchezza, che fa di Trapani ‘Città del Sale e della Vela’, dei Mulini e delle pale esposte ai venti, infonde ai trapanesi forza e serenità, ma li espone anche a paure profonde che vengono domate dall’arpeggio dei corpi e dalla coesione del gruppo nel rituale. Il Mistero che a mio avviso si addice meglio al popolo trapanese è quello del Gruppo 2 che rappresenta La lavanda dei piedi ed è portato dal Ceto dei Pescatori. Esso simboleggia il primato dell’umiltà: «chi vorrà essere il più grande si faccia servo di tutti» ed è un antico gesto di ospitalità, caratteristica, questa, di Trapani che ci accoglie subito nel suo abbraccio spalancato…

Nel dettaglio:
Il Gruppo 1 rappresenta La separazione ed è portato dal Ceto degli Orefici.
Il Gruppo 2 rappresenta La lavanda dei piedi ed è portato dal Ceto dei Pescatori.
Il Gruppo 3 rappresenta Gesù nell'orto del Getsemani ed è portato dal Ceto dei Ortolani.
Il Gruppo 4 rappresenta L'arresto ed è portato dal Ceto dei Metallurgici.
Il Gruppo 5 rappresenta La caduta al Cedron ed è portato dal Ceto dei Naviganti.
Il Gruppo 6 rappresenta Gesù dinanzi ad Hanna ed è portato dal Ceto dei Fruttivendoli.
Il Gruppo 7 rappresenta La Negazione ed è portato dal Ceto dei Barbieri e Parrucchieri.
Il Gruppo 8 rappresenta Gesù dinanzi ad Erode ed è portato dal Ceto dei Pescivendoli.
Il Gruppo 9 rappresenta La flagellazione ed è portato dal Ceto dei Muratori e Scalpellini.
Il Gruppo 10 rappresenta La coronazione di spine ed è portato dal Ceto dei Fornai.
Il Gruppo 11 rappresenta Ecce Homo ed è portato dal Ceto dei Calzolai e Calzaturieri.
Il Gruppo 12 rappresenta La sentenza ed è portato dal Ceto dei Macellai.
Il Gruppo 13 rappresenta L'ascesa al Calvario a cura dall'intero Popolo.
Il Gruppo 14 rappresenta La spoliazione ed è portato dal Ceto dei Tessili e Abbigliamento.
Il Gruppo 15 rappresenta La sollevazione della croce ed è portato dal Ceto dei Falegnami, Carpentieri e Mobilieri.
Il Gruppo 16 rappresenta La ferita al costato ed è portato dal Ceto dei Pittori e Decoratori.
Il Gruppo 17 rappresenta La deposizione ed è portato dal Ceto dei Sarti e Tappezzieri.
Il Gruppo 18 rappresenta Il trasporto al sepolcro ed è portato dal Ceto dei Salinai.
Il Gruppo 19 rappresenta L'urna: Gesù nel sepolcro ed è portato dal Ceto dei Pastai.
Il Gruppo 20 rappresenta La Madonna Santissima Addolorata ed è portato dal Ceto dei Camerieri, Cuochi, Cocchieri, Autisti, Baristi, Pasticceri, Albergatori, Ristoratori e affini.

Patrizia Boi

Patrizia Boi

Nasce come autrice di romanzi, racconti, fiabe, ma pubblica anche biografie, articoli e interviste. Progetta eventi culturali e opere pubbliche occupandosi con passione di parchi, piste ciclabili e lavori ferroviari.

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Processione con figuranti e bande musicali- Corso Vittorio Emanuele, Trapani

L'Urna - Gesù nel Sepolcro, Ceto dei Pastai, Via Fardella, Trapani. Archivio fotografico di Giovanni Burgarella

Processione con figuranti e bande musicali- Corso Vittorio Emanuele, Trapani

Gesù dinanzi ad Hanna, Ceto dei Fruttivendoli

Maria SS.Addolorata, Ceto dei Camerieri, Cuochi, Cocchieri, Autisti, Baristi, Pasticceri, Albergatori, Ristoratori ed Affini - Via Fardella, Trapani. Archivio fotografico di Giovanni Burgarella

Processione con figuranti e bande musicali- Corso Vittorio Emanuele, Trapani

Didascalie
  1. Processione con figuranti e bande musicali- Corso Vittorio Emanuele, Trapani
  2. L'Urna - Gesù nel Sepolcro, Ceto dei Pastai, Via Fardella, Trapani. Archivio fotografico di Giovanni Burgarella
  3. Processione con figuranti e bande musicali- Corso Vittorio Emanuele, Trapani
  4. Gesù dinanzi ad Hanna, Ceto dei Fruttivendoli
  5. Maria SS.Addolorata, Ceto dei Camerieri, Cuochi, Cocchieri, Autisti, Baristi, Pasticceri, Albergatori, Ristoratori ed Affini - Via Fardella, Trapani. Archivio fotografico di Giovanni Burgarella
  6. Processione con figuranti e bande musicali- Corso Vittorio Emanuele, Trapani

lunedì 10 luglio 2017

IL CIBO E’ DELL’ANIMA

vincenzo-campi-frutt

Nutrirsi è permettere al cibo di entrare dentro di sé, di diventare parte di noi, è una delle esperienze primarie della nostra vita.

Riflettendo sull'atto del mangiare si può dire che è femminile, è energia yin secondo la medicina cinese, incorporare il cibo infatti è fare spazio all'interno del nostro corpo, così come la madre fa spazio dentro di sé all'embrione. Se pensiamo al primo nutrimento ricevuto già nel ventre materno e poi al latte, liquido caldo, dolce che sgorga dal seno della madre, possiamo dire che è stata un esperienza di godimento, di consolazione, di piacere, di rassicurazione, di benessere, di attaccamento con tutte le sensazioni ed emozioni corrispondenti.

Riflettere sul primo rapporto che abbiamo esperito, quello con nostra madre, su come lei usava gli alimenti nella relazione con noi, servivano a compensare delle cose? a ricattarci? A consolarci? o tanto altro, ci servirà per comprendere la nostra relazione con il cibo.

Il processo del mangiare è assolutamente alchemico, la tenerezza della madre verso il neonato fa sì che il sangue si tramuti in latte, il corpo è un vero e proprio laboratorio alchemico dove il cibo viene elaborato, trasformato, sminuzzato, de-composto, smontato, destrutturato per essere poi trasformato in nutrimento per ogni cellula del nostro organismo.

Il cibo è simbolo, veicolo della libido, il “fascio di pulsioni” descritto da Freud, l'energia psichica intesa da Jung come spirito vitale, pulsione di vita che va oltre la sopravvivenza della specie ma investe ogni ambito della vita.

La libido agisce dapprima nel bambino nella funzione nutritiva, trasmigra successivamente nella funzione sessuale per farlo ancora durante tutta la vita, trovando sempre nuovi canali di appagamento.

Il rapporto con il cibo è come un rapporto d'amore, ci gratifica o riempie un vuoto emotivo, è consolatorio o riparatorio della mancanza, della perdita.

Possiamo mangiare o non mangiare per protesta, per affermare la nostra identità, per rabbia o frustrazione, per evitare di comunicare le nostre emozioni profonde, per punirci o punire l'altro.

Poichè noi mangiamo primariamente con la testa e col cuore , con le emozioni, lo facciamo con svariate motivazioni e funzioni; sopravvivenza, convivialità, attaccamento, amorevolezza e tante altre.

Nella medicina cinese lo yin è collegato al dolce, il salato è yang, se ho una predilezione per il dolce tendo a colmare un vuoto di yin, madre, mentre se prediligo il salato ho un vuoto di yang, padre, intese come figure genitoriali presenti o meno che si portano dietro una storia, un codice che passa attraverso le generazioni e conoscere tale storia può farci capire che rapporto abbiamo col cibo e con noi stessi.

Nei Veda, antichissimi testi sacri, vi è scritto che “tutto è cibo” , poiché tutto quello che arriva a noi in varie forme si trasforma in cibo.

Il termine Ahamannam, significa “io sono colui che è mangiato” ; la vita è il mangiato-mangiatore, mangiatore-mangiato, nella vita il mangiatore è anche colui che viene mangiato, l'atto del mangiare fa sì che la vita accada nel momento in cui qualcosa viene ingoiato, prima non c'è vita.

Una mela è sul tavolo, lì, noi possiamo decidere di mangiarla o meno, possiamo metterci un intenzione nell'atto del mangiare perchè la desideriamo, vogliamo addentarla, immettiamo un significato, un emozione e nel momento in cui decidiamo di mangiarla diventa viva.

Considerare il cibo nella dimensione simbolica, fisica, emotiva, energetica, significa connettersi all'anima che non si tocca, che è nel senzatempo, che segue leggi di significati, di informazioni, allora il cibo diventa una forma-cibo.

Tutto ciò che entra in noi ha una vibrazione, ogni alimento ha una frequenza, una mela non è soltanto un frutto, ha una sua frequenza e mangiandola introiettiamo tale vibrazione che diventa parte di noi, entra in risonanza con noi stessi, nel nostro DNA che è un entità vibrazionale che cambia non solo nell'aspetto molecolare ma anche in quello emozionale.

Il cibo è portatore di informazioni, di frequenze vibratorie e noi informatizziamo il cibo con le nostre intenzioni ed emozioni, continuamente.

E quando addentate una mela, ditele nel vostro cuore:
“I tuoi semi vivranno nel mio corpo,
E i tuoi germogli futuri sbocceranno nel mio cuore,
La loro fragranza sarà il mio respiro,
E insieme gioiremo in tutte le stagioni.”
KAHLIL GIBRAN

Se togliamo l'aspetto di piacere erotico nell'atto del mangiare, di incorporare qualcosa, il cibo sarà vuoto, per questo le diete non funzionano, richiamano all'assenza di godimento, a una privazione inconscia, considerare il cibo nemico della forma fisica avviene se siamo condizionati dall'idea soggettiva di forma perfetta che deriva da una distorta immagine corporea, condizionata dai modelli mediatici di bellezza-magrezza veicolati dai media.

Desideriamo essere magri perchè desideriamo piacerci e piacere, lecito ma se il desiderio non è associato a una trasformazione interiore risulta vacuo, sterile, se non tras-formiamo noi stessi non muterà la nostra forma fisica.

Metabolismo significa trasformare qualcosa ma per farlo bisogna avere energia , sentire il desiderio del cambiamento, è l'eros il motore , la passione, il piacere, è il fuoco che brucia le calorie.

La dieta
Doppo che ho rinnegato Pasta e pane,
so' dieci giorni che nun calo, eppure
resisto, soffro e seguito le cure...
me pare un anno e so' du' settimane.
Nemmanco dormo più, le notti sane,
pe' damme er conciabbocca a le torture,
le passo a immaginà le svojature
co' la lingua de fòra come un cane.
Ma vale poi la pena de soffrì
lontano da 'na tavola e 'na sedia
pensanno che se deve da morì?
Nun è pe' fà er fanatico romano;
però de fronte a 'sto campà d'inedia,
mejo morì co' la forchetta in mano!
A. Fabrizi

La via della consapevolezza passa anche attraverso il cibo ed i suoi significati.

Riflettere sulle reali necessità del nostro corpo prima di nutrirsi, insieme a un lavoro spirituale costante ci permette di consapevolizzare che il cibo entra in risonanza con noi e quindi dobbiamo essere coscienti e pieni d'amore affinchè si realizzi la trsformazione alchemica del cibo in nutrimento sia per il corpo che per la nostra anima.

giovedì 25 maggio 2017

omaggio a Maria Carta


Che il vento non cessi stanotte
non c'è luce nel vuoto del cielo
ogni cosa se ne va
sotto la pioggia oscura
giù nel turbinio
sui lunghi sentieri
che si perdono nel mare.
Io chiederò umilmente
che ogni fiore continui a sbocciare
anche dopo di me.
Che durino le luci ferme
l'ordine chiaro dei cipressi
le vigne dei seminati
il lungo sguardo
su tutte le cose che ho amato.
La terra che custodirà
il diritto al mio sonno
senza fine
dove neanche il ricordo
potrà raggiungere le nebbie
della mia infanzia
ma solo colpi di zappa e mani stanche
popoleranno la mia memoria.
Ora lo sgomento della notte
si trascina insieme alla mia pena
e nella mia stanza
entra lentamente
la strana tristezza del tempo.

Maria Carta