domenica 23 luglio 2017

L’ARTE DELL’INFELICITA’

“Sarò felice quando qualcuno adatto a me entrerà nella mia vita”

“Sarò felice quando avrò quel lavoro”

“Sarò felice quando avrò quel successo familiare”

e cosi via…..

Sarò è già dopo, indica una procastinazione della propria felicità, una grande bugia!

Se la mia felicità dipende da un elemento esterno a me non lo sarò mai!

“Sono felice adesso” è la formula della felicità, lo sono a prescindere da tutto ciò che accade nella mia vita, la felicità è uno stato dell’essere da coltivare con la presenza, l’essere nel momento presente, totalmente, assolutamente.

caselli


mercoledì 12 luglio 2017

A MIO PADRE

la fotografia

la tua passione

guardo la tua foto

cosa resta di te....mi dico

poi penso...ho i ricordi come flash

sapevi bene della potenza evocativa delle fotografie

fermare il tempo

fissare l'attimo

nel senza tempo

nella dimensione in cui sei adesso

nei miei ricordi e lacrime e sorrisi teneri

lì il tempo non esiste

solo l'amore

eterno

fluisce nelle mie cellule

in un flusso continuo

tu sei in me

fotogrammi di noi

la tua voce risuona

ti sento vicino

e lo sei....

leggi misteriose guidano i nostri fili

sei nei miei sogni

quella è la realtà

qui è illusione...che crediamo realtà

infondi forza

dai una direzione alle mie intenzioni

io inconsapevole

ma tu sai chi sono, mi conosci

sai cosa desidera il mio cuore

la mia anima

ci siamo scelti

tra conflitti e abbracci ...amati

e così sarà sempre

la tua eredità

è nei miei valori

onestà, generosità, amorevolezza

forza Mary mia! Io credo in te...mi dicevi dolcemente

tu in me ed io in te

e l'amore è la sorgente.

Con amore, tua figlia Mary

Articolo sui Misteri di Trapani


Wall Street International

CULTURA

La Processione dei Misteri a Trapani

Simboli e rito collettivo per esorcizzare le forze ingovernabili

5 GIUGNO 2017,

PATRIZIA BOI

La Processione dei Misteri dI Trapani

La Processione dei Misteri dI Trapani

Fin dalla notte dei tempi, l'uomo ha creato simboli e riti collettivi per esorcizzare le forze ingovernabili della natura, la precarietà dell'esistenza, le sue paure e incertezze, il senso d'impotenza rispetto al tutto, il vuoto interiore e cosmico, il buio della notte e le ombre dell'inconscio. Il rito nasce dal bisogno di unire la collettività per rafforzarne il legame di solidarietà, collegando il presente con il passato, connettendo l'individuo e il suo ambito sociale. Modernità, globalizzazione e consumismo contemporaneo, hanno contribuito a distruggere ovunque nel mondo riti e simboli. Eppure l'Uomo ha ancora bisogno di essi per attraversare trasformazioni interiori, cambiamenti sociali, metamorfosi epocali che coinvolgono l'intero pianeta. Riti antichi sono spesso trasformati dalle religioni e inglobati secondo nuove regole, rispondendo alle necessità della popolazione, delle comunità religiose e dei gruppi sociali.

Abbiamo intervistato Maria Burgarella, psicologa, in merito a un interessante rituale che ancora si celebra in Sicilia, la Processione dei Misteri di Trapani. Si tratta di una rappresentazione della Passione di Cristo risalente a circa 400 anni fa, culminante nella rievocazione della sua Morte. Si svolge portando in processione per la città i “Misteri”, ossia venti raffigurazioni scultoree di queste scene, realizzate in tela, legno e colla, da Maestri trapanesi del XVII e XVIII secolo. Questi gruppi di statue, addobbati con ornamenti argentei e composizioni floreali, illuminati da enormi ceri, vengono portati a spalla dai ‘massari’, gruppi di uomini delle corporazioni di mestieri. La Processione si protrae per circa ventiquattro ore, i Portatori camminano con un movimento chiamato ‘l'Annacata’ che segue il ritmo dei brani suonati dalle Bande musicali associate a ogni gruppo.

Perché questa Processione prende il nome di "Misteri"?

Il termine Misteri ha due connotazioni, in Siciliano Mestiere si dice “Mistere” e poi il Mistero riferito a Cristo.

Che cosa esprime questo rito per i trapanesi?

Il rito deriva dal latino ritus, fluire, scorrere, muovere, è un insieme di atti e gesti che ha lo scopo di mettere l'uomo in rapporto con qualcosa che supera la sua individualità e che appartiene ad altri stati dell'essere. Nel rito egli entra in contatto col trascendente. Jung dice «tutto ciò che sta nell'inconscio vuole diventare evento e anche la personalità vuole svilupparsi dalle sue condizioni inconsce e viversi come interezza». Nel caso della Processione dei Misteri il rito assume un significato simbolico di espiazione e riparazione con motivazioni molteplici: dalla ricerca di coesione sociale, al coinvolgimento emotivo e catartico, alla purificazione al fine di una rinascita individuale e collettiva, fino alla propiziazione dell'abbondanza nei vari settori dell'economia locale. La dimensione collettiva della celebrazione contribuisce ad aumentare l'intensità emotiva del rito, l'individuo si sente parte di un sé collettivo: durante la Processione i presenti entrano in uno stato di abbandono generale nel quale si attua una sorta di deposizione delle armi: i conflitti si armonizzano perché tutti partecipano con lo stesso scopo, reificare il Cristo e unirsi nell'Amore. Il rito diventa simbolo agito.

Cosa simboleggia la caratteristica ‘Annacata’ dei portatori e dei membri della Banda musicale?

L’Annacata, questo ondeggiare del corpo sia di quelli che fanno parte della Banda sia dei Portatori è elemento cardine nei Misteri ed è rimasto immutato nel tempo. Possono cambiare fattori secondari, ma quelli fondamentali devono rimanere intatti per garantire che il rito sia completo e che assolva alla sua funzione simbolica. L'Annacata richiama il movimento della mamma che culla il bambino, ha funzione riparatoria, consolatoria, rigeneratrice. Evoca le onde del mare che va e viene, in un continuo fluttuare della barca che galleggia instabile. Richiama l'indecisione, l'essere di qua e l'essere di là, la paura della precarietà, il senso di colpa dell'uomo nei confronti di Gesù. Esprime una vibrazione che attua una trasformazione interiore. In termini psicoanalitici si potrebbe associare a un movimento ossessivo compulsivo tipico di malati psicotici e nevrotici. Il rituale serve a contenere le energie istintuali e affettive che turbano tutelando la stabilità psichica. Il ritmo continuo ha un effetto ipnotico sulla mente, trasmette il messaggio a livello subliminale direttamente nell'inconscio dove si attua l'esplosione dell'energia libidica, l’abbandono collettivo alle emozioni. Risponde al bisogno profondo di unione col divino, che emerge dai volti dei Portatori immedesimati in un dolore appartenente in realtà alla comunità. Portando il Mistero a braccio ogni trapanese conduce la sua croce, simulando il percorso di Cristo. Il ritmo e la ripetitività dell'Annacata richiamano inoltre l'atto sessuale, l'orgasmo, il contatto col trascendente: i volti e la danza dei Portatori e dei musicisti introducono l’uomo in un organismo collettivo che ondeggia all’unisono in una sorta di estasi comune.

Quale importanza attribuiscono i trapanesi alla Madonna?

La Madonna, con il suo dolore, il manto nero e il cuore immacolato e trafitto tra le mani, rappresenta la sofferenza di ogni madre: ha partorito il Figlio di Dio, portatore del messaggio di salvezza, immortalità, rinascita e Amore incondizionato. Ha subito la perdita del Figlio a causa della cecità degli uomini, pertanto soffre irrimediabilmente. Il rito assume una funzione riparatoria dalla disperazione della perdita, l'Annacata simboleggia la protezione del ventre materno, in quanto la Madonna protegge dalla paura di nascere ed entrare nel mondo. Il suo simulacro, infatti, è l’ultimo della Processione: quando deve tornare in chiesa entra ed esce, perché entrare significa uscire nel mondo e quindi dalla zona protetta dove non esiste paura.

La Processione è silenziosa di parole e ricca di gesti: che valore assume la musica delle Bande?

Le Bande musicali oggi sono elemento fondante, anticamente erano dei cantori ad accompagnare i gruppi. Successivamente, nell’‘800, alle voci si sostituirono le Bande e si diffuse “a musica ri misteri”, brani come Eterno pianto, Ore d'angoscia, Pace, Povero fiore, Jone. Il suono delle ciaccole, strumento composto da due pezzi di legno che sbattono su un terzo legno fisso, scandisce la musica regolando il procedere e il fermarsi dei gruppi in Processione. S’innalza un vero e proprio discorso in note, struggente, commovente che amplifica l'effetto catartico della Processione stessa, vibrando nei visi dei massari stanchi, piangenti, emozionati e coinvolgendo empaticamente tutti. Nel territorio trapanese c'è un’antica tradizione e produzione musicale: ogni anno nascono e crescono nuovi talenti.

Il rito è lungo e faticoso, perché?

La Processione inizia alle 14,00 del Venerdì Santo e termina alle 14,00 dell'indomani: la durata è importante nel rito affinché l'uomo possa entrare in contatto col numinoso. Il numinosum è energia dinamica, essenza, forza che travalica l'uomo, una potenza invisibile che attua una trasformazione profonda nella coscienza. La sofferenza prolungata emula quella di Gesù: stremarsi di fatica è un modo per essere vicini a Cristo, espiando la colpa collettiva per la sua crocifissione.

Cosa erano i ‘Mortori’?

In origine i cantori recitavano brani in modo ripetitivo e mono-tono: proprio come tono vocale, musicale, frequenza vibratoria in assenza di variazioni, tali canti si chiamavano “mortori”, nel linguaggio trapanese indicano situazioni noiose, monotone, prive di vitalità, di entusiasmo. Come i tamburi suonati ripetitivamente nei rituali sciamanici o i mantra o le preghiere dei rosari, questo ritmo ripetuto induce uno stato ipnotico, caratterizzato dalle onde theta, lo stato dell'immaginazione, del sogno, dell'apprendimento, della trasformazione, della guarigione.

Chi sono questi Portatori dai volti quasi ipnotizzati e con quale criterio vengono selezionati?

I Portatori sono davvero in uno stato ipnotico collettivo ed entrando in risonanza con gli altri potenziano la catarsi personale e collettiva di esperienze di cui liberarsi per purificarsi e rinnovarsi. I Massari hanno il compito di portare a spalla i Misteri, sono remunerati ma svolgono con passione e devozione tale lavoro, vivono e sentono il loro compito pesante e faticoso, alcuni si offrono spontaneamente per chiedere grazie o ringraziare per grazie ricevute, essi fanno parte delle maestranze o sono semplici cittadini devoti. Il lavoro inizia molto prima della Processione perché occorre organizzare la loro squadra per conferire uniformità al peso e al movimento raggiungendo un assetto complessivo volto all'equilibrio. Al rientro dei gruppi i loro occhi esprimono la fatica, l'amore e la passione per la Processione che termina con un abbraccio e un pianto liberatorio mentre le campane rimaste per tutto il tempo «mute e immobili» si sciolgono per proclamare il termine della «Tragedia corale».

Un documentario del 1954 per la regia di Ricci e Romano esordisce con questa frase: «Sull’estrema punta della Sicilia dove il Tirreno comincia a chiamarsi Mediterraneo sorge oggi Trapani… » che « … ha scelto per celebrare il dolore la via del silenzio e dell’immobilità», contrariamente a quanto potrebbe far immaginare la sua posizione protesa verso Tunisi, i mercati chiassosi e variopinti, i tramonti colorati sul mare, il vento caldo e sabbioso del continente africano. Eppure il corteo procede «muto lentissimo e ieratico, senza sussulti ne canti e ne grida… », in un silenzioso percorso interiore. Il trapanese è costretto a guardare oltre, ai violetti e porpora del tramonto, ai lumi delle lampare sul mare piatto, alla forza delle onde che lambiscono la Torre di Ligny, dove la stretta lingua di terra che si dipana « …tra le linee sobrie delle sue case», si assottiglia verso la punta estrema del suo limite. E tutta questa apertura e ricchezza, che fa di Trapani ‘Città del Sale e della Vela’, dei Mulini e delle pale esposte ai venti, infonde ai trapanesi forza e serenità, ma li espone anche a paure profonde che vengono domate dall’arpeggio dei corpi e dalla coesione del gruppo nel rituale. Il Mistero che a mio avviso si addice meglio al popolo trapanese è quello del Gruppo 2 che rappresenta La lavanda dei piedi ed è portato dal Ceto dei Pescatori. Esso simboleggia il primato dell’umiltà: «chi vorrà essere il più grande si faccia servo di tutti» ed è un antico gesto di ospitalità, caratteristica, questa, di Trapani che ci accoglie subito nel suo abbraccio spalancato…

Nel dettaglio:
Il Gruppo 1 rappresenta La separazione ed è portato dal Ceto degli Orefici.
Il Gruppo 2 rappresenta La lavanda dei piedi ed è portato dal Ceto dei Pescatori.
Il Gruppo 3 rappresenta Gesù nell'orto del Getsemani ed è portato dal Ceto dei Ortolani.
Il Gruppo 4 rappresenta L'arresto ed è portato dal Ceto dei Metallurgici.
Il Gruppo 5 rappresenta La caduta al Cedron ed è portato dal Ceto dei Naviganti.
Il Gruppo 6 rappresenta Gesù dinanzi ad Hanna ed è portato dal Ceto dei Fruttivendoli.
Il Gruppo 7 rappresenta La Negazione ed è portato dal Ceto dei Barbieri e Parrucchieri.
Il Gruppo 8 rappresenta Gesù dinanzi ad Erode ed è portato dal Ceto dei Pescivendoli.
Il Gruppo 9 rappresenta La flagellazione ed è portato dal Ceto dei Muratori e Scalpellini.
Il Gruppo 10 rappresenta La coronazione di spine ed è portato dal Ceto dei Fornai.
Il Gruppo 11 rappresenta Ecce Homo ed è portato dal Ceto dei Calzolai e Calzaturieri.
Il Gruppo 12 rappresenta La sentenza ed è portato dal Ceto dei Macellai.
Il Gruppo 13 rappresenta L'ascesa al Calvario a cura dall'intero Popolo.
Il Gruppo 14 rappresenta La spoliazione ed è portato dal Ceto dei Tessili e Abbigliamento.
Il Gruppo 15 rappresenta La sollevazione della croce ed è portato dal Ceto dei Falegnami, Carpentieri e Mobilieri.
Il Gruppo 16 rappresenta La ferita al costato ed è portato dal Ceto dei Pittori e Decoratori.
Il Gruppo 17 rappresenta La deposizione ed è portato dal Ceto dei Sarti e Tappezzieri.
Il Gruppo 18 rappresenta Il trasporto al sepolcro ed è portato dal Ceto dei Salinai.
Il Gruppo 19 rappresenta L'urna: Gesù nel sepolcro ed è portato dal Ceto dei Pastai.
Il Gruppo 20 rappresenta La Madonna Santissima Addolorata ed è portato dal Ceto dei Camerieri, Cuochi, Cocchieri, Autisti, Baristi, Pasticceri, Albergatori, Ristoratori e affini.

Patrizia Boi

Patrizia Boi

Nasce come autrice di romanzi, racconti, fiabe, ma pubblica anche biografie, articoli e interviste. Progetta eventi culturali e opere pubbliche occupandosi con passione di parchi, piste ciclabili e lavori ferroviari.

Profilo completo

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Processione con figuranti e bande musicali- Corso Vittorio Emanuele, Trapani

L'Urna - Gesù nel Sepolcro, Ceto dei Pastai, Via Fardella, Trapani. Archivio fotografico di Giovanni Burgarella

Processione con figuranti e bande musicali- Corso Vittorio Emanuele, Trapani

Gesù dinanzi ad Hanna, Ceto dei Fruttivendoli

Maria SS.Addolorata, Ceto dei Camerieri, Cuochi, Cocchieri, Autisti, Baristi, Pasticceri, Albergatori, Ristoratori ed Affini - Via Fardella, Trapani. Archivio fotografico di Giovanni Burgarella

Processione con figuranti e bande musicali- Corso Vittorio Emanuele, Trapani

Didascalie
  1. Processione con figuranti e bande musicali- Corso Vittorio Emanuele, Trapani
  2. L'Urna - Gesù nel Sepolcro, Ceto dei Pastai, Via Fardella, Trapani. Archivio fotografico di Giovanni Burgarella
  3. Processione con figuranti e bande musicali- Corso Vittorio Emanuele, Trapani
  4. Gesù dinanzi ad Hanna, Ceto dei Fruttivendoli
  5. Maria SS.Addolorata, Ceto dei Camerieri, Cuochi, Cocchieri, Autisti, Baristi, Pasticceri, Albergatori, Ristoratori ed Affini - Via Fardella, Trapani. Archivio fotografico di Giovanni Burgarella
  6. Processione con figuranti e bande musicali- Corso Vittorio Emanuele, Trapani

lunedì 10 luglio 2017

IL CIBO E’ DELL’ANIMA

vincenzo-campi-frutt

Nutrirsi è permettere al cibo di entrare dentro di sé, di diventare parte di noi, è una delle esperienze primarie della nostra vita.

Riflettendo sull'atto del mangiare si può dire che è femminile, è energia yin secondo la medicina cinese, incorporare il cibo infatti è fare spazio all'interno del nostro corpo, così come la madre fa spazio dentro di sé all'embrione. Se pensiamo al primo nutrimento ricevuto già nel ventre materno e poi al latte, liquido caldo, dolce che sgorga dal seno della madre, possiamo dire che è stata un esperienza di godimento, di consolazione, di piacere, di rassicurazione, di benessere, di attaccamento con tutte le sensazioni ed emozioni corrispondenti.

Riflettere sul primo rapporto che abbiamo esperito, quello con nostra madre, su come lei usava gli alimenti nella relazione con noi, servivano a compensare delle cose? a ricattarci? A consolarci? o tanto altro, ci servirà per comprendere la nostra relazione con il cibo.

Il processo del mangiare è assolutamente alchemico, la tenerezza della madre verso il neonato fa sì che il sangue si tramuti in latte, il corpo è un vero e proprio laboratorio alchemico dove il cibo viene elaborato, trasformato, sminuzzato, de-composto, smontato, destrutturato per essere poi trasformato in nutrimento per ogni cellula del nostro organismo.

Il cibo è simbolo, veicolo della libido, il “fascio di pulsioni” descritto da Freud, l'energia psichica intesa da Jung come spirito vitale, pulsione di vita che va oltre la sopravvivenza della specie ma investe ogni ambito della vita.

La libido agisce dapprima nel bambino nella funzione nutritiva, trasmigra successivamente nella funzione sessuale per farlo ancora durante tutta la vita, trovando sempre nuovi canali di appagamento.

Il rapporto con il cibo è come un rapporto d'amore, ci gratifica o riempie un vuoto emotivo, è consolatorio o riparatorio della mancanza, della perdita.

Possiamo mangiare o non mangiare per protesta, per affermare la nostra identità, per rabbia o frustrazione, per evitare di comunicare le nostre emozioni profonde, per punirci o punire l'altro.

Poichè noi mangiamo primariamente con la testa e col cuore , con le emozioni, lo facciamo con svariate motivazioni e funzioni; sopravvivenza, convivialità, attaccamento, amorevolezza e tante altre.

Nella medicina cinese lo yin è collegato al dolce, il salato è yang, se ho una predilezione per il dolce tendo a colmare un vuoto di yin, madre, mentre se prediligo il salato ho un vuoto di yang, padre, intese come figure genitoriali presenti o meno che si portano dietro una storia, un codice che passa attraverso le generazioni e conoscere tale storia può farci capire che rapporto abbiamo col cibo e con noi stessi.

Nei Veda, antichissimi testi sacri, vi è scritto che “tutto è cibo” , poiché tutto quello che arriva a noi in varie forme si trasforma in cibo.

Il termine Ahamannam, significa “io sono colui che è mangiato” ; la vita è il mangiato-mangiatore, mangiatore-mangiato, nella vita il mangiatore è anche colui che viene mangiato, l'atto del mangiare fa sì che la vita accada nel momento in cui qualcosa viene ingoiato, prima non c'è vita.

Una mela è sul tavolo, lì, noi possiamo decidere di mangiarla o meno, possiamo metterci un intenzione nell'atto del mangiare perchè la desideriamo, vogliamo addentarla, immettiamo un significato, un emozione e nel momento in cui decidiamo di mangiarla diventa viva.

Considerare il cibo nella dimensione simbolica, fisica, emotiva, energetica, significa connettersi all'anima che non si tocca, che è nel senzatempo, che segue leggi di significati, di informazioni, allora il cibo diventa una forma-cibo.

Tutto ciò che entra in noi ha una vibrazione, ogni alimento ha una frequenza, una mela non è soltanto un frutto, ha una sua frequenza e mangiandola introiettiamo tale vibrazione che diventa parte di noi, entra in risonanza con noi stessi, nel nostro DNA che è un entità vibrazionale che cambia non solo nell'aspetto molecolare ma anche in quello emozionale.

Il cibo è portatore di informazioni, di frequenze vibratorie e noi informatizziamo il cibo con le nostre intenzioni ed emozioni, continuamente.

E quando addentate una mela, ditele nel vostro cuore:
“I tuoi semi vivranno nel mio corpo,
E i tuoi germogli futuri sbocceranno nel mio cuore,
La loro fragranza sarà il mio respiro,
E insieme gioiremo in tutte le stagioni.”
KAHLIL GIBRAN

Se togliamo l'aspetto di piacere erotico nell'atto del mangiare, di incorporare qualcosa, il cibo sarà vuoto, per questo le diete non funzionano, richiamano all'assenza di godimento, a una privazione inconscia, considerare il cibo nemico della forma fisica avviene se siamo condizionati dall'idea soggettiva di forma perfetta che deriva da una distorta immagine corporea, condizionata dai modelli mediatici di bellezza-magrezza veicolati dai media.

Desideriamo essere magri perchè desideriamo piacerci e piacere, lecito ma se il desiderio non è associato a una trasformazione interiore risulta vacuo, sterile, se non tras-formiamo noi stessi non muterà la nostra forma fisica.

Metabolismo significa trasformare qualcosa ma per farlo bisogna avere energia , sentire il desiderio del cambiamento, è l'eros il motore , la passione, il piacere, è il fuoco che brucia le calorie.

La dieta
Doppo che ho rinnegato Pasta e pane,
so' dieci giorni che nun calo, eppure
resisto, soffro e seguito le cure...
me pare un anno e so' du' settimane.
Nemmanco dormo più, le notti sane,
pe' damme er conciabbocca a le torture,
le passo a immaginà le svojature
co' la lingua de fòra come un cane.
Ma vale poi la pena de soffrì
lontano da 'na tavola e 'na sedia
pensanno che se deve da morì?
Nun è pe' fà er fanatico romano;
però de fronte a 'sto campà d'inedia,
mejo morì co' la forchetta in mano!
A. Fabrizi

La via della consapevolezza passa anche attraverso il cibo ed i suoi significati.

Riflettere sulle reali necessità del nostro corpo prima di nutrirsi, insieme a un lavoro spirituale costante ci permette di consapevolizzare che il cibo entra in risonanza con noi e quindi dobbiamo essere coscienti e pieni d'amore affinchè si realizzi la trsformazione alchemica del cibo in nutrimento sia per il corpo che per la nostra anima.