mercoledì 27 settembre 2023

Intervista a Damiano Impiccichè, regista di 'Marrobbio'

 

Intervista a Damiano Impiccichè

Regista del cortometraggio “Marrobbio”

27 SETTEMBRE 2023, 
"Marrobbio", cortometraggio di Damiano Impiccichè. Mario, figlio di una ragazza madre, è un bambino intelligente, solare, amante del mare e delle passeggiate in bici. Durante un bagno nelle acque marsalesi, vive un'esperienza extrasensoriale: vede un bambino di colore, muto, accanto a lui e poi trova sulla riva alcuni pezzetti di legno che successivamente scopre appartenere ad una barca di migranti affondata
"Marrobbio", cortometraggio di Damiano Impiccichè. Mario, figlio di una ragazza madre, è un bambino intelligente, solare, amante del mare e delle passeggiate in bici. Durante un bagno nelle acque marsalesi, vive un'esperienza extrasensoriale: vede un bambino di colore, muto, accanto a lui e poi trova sulla riva alcuni pezzetti di legno che successivamente scopre appartenere ad una barca di migranti affondata

Certi incontri nascono spesso grazie a trame invisibili, in questo caso il gancio è stato un documentario su Salvatore Paladino realizzato dal regista marsalese, fiorentino d’adozione, Damiano Impiccichè, classe 1977. In questo corto il regista, che ha conosciuto personalmente Paladino e che per le sue capacità di guaritore è chiamato ‘l’ultimo degli Esseni’, ne rivela il lato più intimo e umano. Conobbi Paladino molti anni fa e reputo questo documentario come una carezza, un omaggio a un uomo dalla personalità complessa e dalla sapienza antica.

Damiano Impiccichè è innanzitutto un musicista, ha frequentato il Conservatorio di musica di Trapani in chitarra e percussioni, e la conoscenza dell’arte suprema si riflette nella sua visione del mondo come regista, ogni tema centrale della sua produzione cinematografica è come una sinfonia, dai documentari ai video di sensibilizzazione sociale. Nel 2011 nasce la ‘Taliari Produzioni Video’ (taliari in siciliano significa guardare) e in qualità di film editor, film maker e colorist, collabora con vari registi realizzando cortometraggi e documentari. Così nel 2019 realizza un documentario sportivo per una squadra femminile di serie A di Pallamano Flavioni Handball, una storia da raccontare. Sempre dello stesso anno è il documentario sulla commedia teatrale della scrittrice napoletana Vincenza Campopiano dal titolo Dal Cimitero delle Fontanelle: Per grazia ricevuta…, una commedia che naviga tra sogno e realtà.

Nel 2020 è regista di un videoclip dedicato ai magistrati Falcone e Borsellino per il gruppo “Le Anime Note”, aggiudicandosi il premio come miglior videoclip sociale dell’anno 2021 a Roma Videoclip, tenutosi in occasione del Festival del cinema di Roma. Al videoclip partecipano gli attori, Lucia Sardo, Sebastiano Somma, Ivan Franek, Alberto Testone e Sara Ricci.

L’anno successivo, in qualità di direttore della fotografia, film editor e colorist, realizza il cortometraggio Il mio Amico per la regia di Paolo La Rosa, dedicato al cantautore Alessandro Dimito, scomparso prematuramente, e distribuito dalla West 46TH Films nel circuito dei festival nazionali ed internazionali.

Nel 2023 realizza il cortometraggio dal titolo Marrobbio, ambientato a Marsala e finanziato e patrocinato dall’amministrazione comunale locale. Il cortometraggio affronta il dramma dell’immigrazione attraverso gli occhi di un bambino di 11 anni, traendo spunto dal fenomeno ambientale del Marrobbio, ovvero il repentino cambiamento delle correnti marine che si verifica nella parte occidentale della Sicilia e che provoca anche una mutazione del colore dell'acqua, nel cortometraggio simboleggia le numerose vittime in mare. Il progetto, che vede la partecipazione dell'attrice Lucia Sardo e le cui musiche originali sono del marsalese Gino De Vita, è attualmente in distribuzione nei festival cinematografici nazionali ed internazionali con Galè Distribution – Le Chat Noir Production.

Marrobbio ha già riscosso molto successo e vinto numerosi premi: dal Festival Med-Limes. Ai confini del mediterraneo al Festival Cinema Secondo Noi premio Un mondo multietnico, in ultimo ha vinto la IX edizione del Santa Marinella Film Festival come miglior cortometraggio 2023.

Altre selezioni ufficiali ricevute: Siloe Film Festival Poggi del Sasso, Mediterraneo Festival Corto Diamante, South Italy Internatinal Film Festival Barletta, Social World Film Festival Vico Equense, Mostra Internazionale del Cinema di Taranto Taranto, Mottola Short Film Festival Mottola, Festival Corto in Corte Clusone, infine è Opera finalista nell’International Tour Film Festival (ITFF).

Damiano, cosa rappresenta per te il cinema?

Per me il cinema è un’espressione umana unica nel suo genere, poiché riesce a stabilire un contatto diretto con lo spettatore e, allo stesso tempo, a trasportarlo in un mondo diverso. Ho iniziato ad amare il cinema attraverso i film di Massimo Troisi, trovo la sua comicità geniale, spontanea, drammatica ed esilarante, mi piacciono i linguaggi semplici e diretti senza troppi virtuosismi. Amo anche i film di Giuseppe Tornatore, Alberto Sordi, Paolo Virzì, Paolo Sorrentino e Quentin Tarantino.

La tua produzione cinematografica spazia su varie tematiche, cosa ti spinge a diversificare la tua narrazione?

La mia narrazione nasce dalla formazione lavorativa, nel 2010 approdai al mondo del video come operatore camera e montatore video all’interno di un’emittente televisiva, occupandomi di cronaca, sport, politica e format televisivi. Con il passare degli anni ho sentito la necessità di iniziare a raccontare la mia prospettiva realizzando documentari e videoclip musicali come direttore della fotografia, regista, operatore e montatore. Mi sono avvicinato al cinema grazie alla collaborazione con alcuni registi indipendenti che mi hanno trasmesso la bellezza di questo settore.

L’immigrazione è il tema centrale del tuo recente cortometraggio dal titolo Marrobbio, ambientato a Marsala. Penso che la semplicità sia la sintesi della complessità e in questo corto sei riuscito in questa operazione, è stato impegnativo?

Si, è stato molto impegnativo in quanto Marrobbio è stato la mia prima scrittura e la prima direzione, sono una persona semplice e diretta e ho voluto affrontare questo argomento attraverso la prospettiva di un bambino perché nella sua semplicità riesce ad affrontare e a esprimere concetti di inclusione ed accoglienza al di là di colori politici. La vita va difesa a prescindere e non esistono ragioni per venire meno a questa.

Nel cast ci sono Lucia Sardo (nonna Isabella), Chiara Sarcona (mamma Caterina), Matteo Rallo (Mario), Giuseppe Caltagirone (lo zio Pino), Giorgio Ferguson (il ‘bimbo naufrago’) e Willy, un cane marsalese. Guardando il cortometraggio, oltre alle immagini del territorio marsalese dalla bellezza mozzafiato, ho riflettuto sui numerosi simbolismi presenti che comunicano allo spettatore un insegnamento altamente spirituale e ‘umano’. Innanzitutto il protagonista Mario ha 11 anni, nella numerologia 11 è un numero maestro che si riferisce al genio, alla visione superiore della coscienza, all’illuminazione e in effetti Mario possiede proprio la sensibilità di percepire l’altro bambino invisibile, Giorgio. Perché hai scelto proprio questa età?

Il protagonista di Marrobbio mi ricorda il piccolo Damiano curioso di tanti anni fa, un bambino sensibile e fuori dagli schemi. L’età di Mario corrisponde alla via di mezzo tra l’essere bambini e adolescenti, ovvero il momento in cui il mondo della scoperta e della purezza permettono di osservare la dimensione degli emarginati con maggiore empatia.

La triade mamma-nonna-bambino, è una triade di base, come una matrice che rappresenta il fuoco del calore familiare; la nonna che prepara il pane, gli abbracci, le carezze, è stato come mettere in scena il tuo vissuto familiare?

Sono cresciuto in un contesto in cui la figura della nonna era uno dei pilastri portanti della famiglia. Nella cultura del sud la figura del matriarcato ha sempre avuto una certa rilevanza sia per quanto riguarda la guida della famiglia che per la saggezza, quest’ultima necessaria alla crescita emotiva di un bambino.

In Marrobbio hai inserito alcuni proverbi siciliani che esprimono la semplicità della saggezza popolare, come ‘a madre piatusa fa la figghia tignusa’ (la madre debole fa la figlia testarda) o ‘cu è picciuteddu unnè puvireddu’ (chi è giovane non è povero), o ancora ‘i morti vogliono rinfrescata l’anima’, che significato hanno per te questi proverbi?

Sin da bambino ho sempre sentito questi proverbi e solo con la maturità del mio vissuto ho metabolizzato il vero valore di queste frasi che, per quanto semplici, restano ricche di contenuto ed immediatezza comunicativa.

Mario, figlio di una ragazza madre, è un bambino intelligente, solare, amante del mare e delle passeggiate in bici. Durante un bagno nelle acque marsalesi, vive un'esperienza extrasensoriale: vede un bambino di colore, muto, accanto a lui e poi trova sulla riva alcuni pezzetti di legno che successivamente scopre appartenere ad una barca di migranti affondata. Questa esperienza, grazie al confronto con la nonna, con il quale ha un legame molto profondo, lo induce ad elaborare una sua personale soluzione per "rinfrescare" le anime delle vittime in mare. Decide così di realizzare una barca, di creare un rito pacificatore e di restituzione all’anima di quel bambino morto in mare. Cosa ti ha spinto ad inserire la sacralità del rito?

I residui ritrovati appartenenti ad una imbarcazione affondata, inducono il piccolo protagonista ad elaborare una sua personale soluzione al fenomeno dell’immigrazione. Ricostruire una barchetta da residui di legno, testimonianza di un naufragio, permette di restituire una via di salvezza per rinfrescare quelle anime innocenti. Tutto questo ha valore proprio nella visione di un bambino, che nella sua purezza vorrebbe salvare il mondo, lasciando agli adulti uno spunto di riflessione.

Mario si rivolge all’unico uomo adulto del corto, lo ‘zu Pino’ il falegname. Il richiamo simbolico alla figura del biblico Giuseppe è evidente, lo zio Pino costruisce la barca permettendo così al bambino di ritualizzare, sacralizzare e pacificare l’anima del bambino defunto. Che significato ha per te questa ritualizzazione?

La scelta di mostrare la figura del falegname riporta ad una dimensione antica e di valore creativo in cui l’espediente artigianale dà maggiore valore alla cura del manufatto realizzato, fondamentale agli occhi di un bambino, per il trasporto delle anime perdute.

Il mare avvolge come in una goccia la storia narrata, rappresenta l’ignoto, l’inconscio, il serbatoio delle memorie emozionali degli esseri umani, quali sono gli altri simboli e significati che hai inteso trasmettere con Marrobbio?

Il marrobbio è un repentino cambiamento delle correnti marine che si verifica nella parte occidentale della Sicilia provocando anche una variazione del colore dell’acqua. Questa trasformazione diventa metafora degli eventi avversi della vita, in cui spesso il potente, indifferente e non curante, specula sulle vite umane. Il mare nell’immaginario è fonte di vita, di energia, di calore, ma il mare magnum delle stragi, per colpa di una politica affarista, trasforma quelle acque in imbuto avvolgente di morte.

Infine è presente anche Willy, il cane - lo ‘psicopompo’ -, una figura centrale di molte mitologie e religioni antiche, ha la funzione di accompagnare le anime dei morti nell'oltretomba, traghettarle dal mondo visibile a quello invisibile. Il cane è quindi elemento importantissimo per l’ossatura della tua opera, non credi?

La figura del cane da sempre è stata intesa come simbolo di fedeltà dell’uomo. Attraverso la sua purezza e affidabilità aggiunge all’etica di una famiglia per bene la salvezza di un mondo migliore in cui la spontaneità e la cura verso il prossimo diventano protagoniste del messaggio.

Il tuo ultimo lavoro è un documentario sulla figura di Salvatore Paladino, definito da molti come l’ultimo degli "Esseni", ovvero dei discendenti di un’antichissima stirpe di medici di origine ebraica in grado di curare qualsiasi problema di salute con rimedi naturali, cosa ti ha trasmesso Salvatore Paladino?

Nel 2017, incuriosito dai video in rete di Salvatore Paladino, definito come l’ultimo degli Esseni, gli scrissi un’email per chiedere consigli naturali per velocizzare la mia guarigione. Dopo poche settimane ricevetti una sua risposta in cui mi disse che mi stava aspettando, ricordandomi anche la nostra parentela di secondo grado. Fui invitato ad andarlo a trovare perché aveva delle cose importanti da riferirmi e un compito da affidarmi. Con l’occasione approfittai per girare le immagini del documentario che avrei dovuto pubblicare dopo la sua scomparsa. Ad oggi il documentario in rete ha suscitato un notevole interesse sulla peculiarità della sua vita e della sua dote. L’incontro inaspettato con Salvatore ha arricchito la mia sensibilità e percezione emotiva e allo stesso tempo anche la pratica sulla conduzione corretta di una vita salutare. Rimane il fatto che Paladino è per me una sorta di plot point della mia vita, un colpo di scena che ha aperto ulteriori visioni da percorrere.

Damiano, hai nuovi progetti in elaborazione?

Sì, a breve prenderà vita l’ultimo progetto cinematografico sempre con la mia regia dal titolo Fa freddo Stamattina, si tratta di un cortometraggio che affronterà la tematica della precarietà sul lavoro. Una storia ispirata e dedicata a un ragazzo scomparso qualche mese fa in un incidente sul lavoro all’interno del Porto di Civitavecchia. Il progetto sarà finanziato dalla Compagnia Portuale di Civitavecchia e da alcune aziende dello stesso porto. Posso anticipare che la sceneggiatura è di Roberto Vergati e che il protagonista del cortometraggio sarà uno degli attori della rinomata serie TV Suburra.

lunedì 11 settembre 2023

Rincorrere l'ombra


Camminando sotto il sole cocente

verso la tomba di mio padre

ogni passo.... un pensiero

il calore solare diventa intollerabile ad un certo punto 

mi ritrovo a rincorrere l'ombra degli alberi lungo la via

e penso quanto sia necessaria l'ombra

ristoratrice

così come accade nella psiche....

nell'ombra, nella illusoria oscurità

vedo

la luce

la fuga dalla luce

la fuga dall'ombra

sono le difese .....vane

il sole acceca la vista

se non ti addentri nel buio della caverna interiore

lì sono i tesori

le consapevolezze trasmutate dal cuore e fissate, coagulate in pietre preziose

rincorrere l'ombra

abbracciarla

e poi uscire alla luce

al fuoco che non brucia.


Maria Burgarella








 

La potenza del pensiero

A cosa stai pensando?

27 AGOSTO 2023, 
Pensiero. Attenzione anche al nostro dialogo interiore; come parliamo a noi stessi? Cosa ci diciamo? Quali sono i nostri pensieri? Come pensiamo?
Pensiero. Attenzione anche al nostro dialogo interiore; come parliamo a noi stessi? Cosa ci diciamo? Quali sono i nostri pensieri? Come pensiamo?

Tutti pensano, non esiste uomo che non pensi; perfino i pigri, che non fanno nulla, pensano, ma il loro pensiero fluttua come una foglia al vento. Gli esseri umani si servono del loro pensiero giorno e notte, ma non sapendo come servirsene, esso non porterà loro granché, ma inoltre servirà solo a tormentarli e a distruggerli. ‘Pensare realmente’ vuol dire sapere innanzitutto a cosa pensare e come pensare.

(Omraam Mikhaël Aïvanhov)

Riflettendo sulla domanda «A cosa stai pensando?», fissata in alto su uno dei social più famosi, mi sono interrogata sul perché si sia così interessati a carpire i pensieri degli iscritti, e ho immaginato questi innumerevoli pensieri che confluivano in una enorme piovra dagli incalcolabili tentacoli che traeva nutrimento da essi. D’altronde ogni cosa ha il suo opposto, in questo caso l’aspetto ‘luce’ di tale domanda può servire a spingere le persone a riflettere sulla sostanza dei propri pensieri, invogliandole all’auto-osservazione. Uno dei primi compiti di chi inizia un percorso interiore è esattamente questo.

Personalmente non offro in pasto alla bacheca di un social i miei pensieri, ne conosco il potere, piuttosto preferisco coagularli e fissarli in una nota o in un articolo, oppure condividerli in conversazioni sostanziose con persone e di persona. Ma questa è una mia scelta, ovviamente non critico chi lo fa ma desidero far riflettere su alcuni punti chi legge.

L’urgenza della condivisione, così diffusa, di esporre come in una vetrina la propria ‘merce’, di mettere in scena la propria vita, spesso falsificata dal voler offrire un’immagine di sé esclusivamente positiva, attraente e priva di ‘ombre’, ha dei connotati luciferini, subdoli, ammalianti, mascherati dal mito della condivisione a tutti i costi, ma chi legge è davvero interessato? Dove finiscono tutti questi pensieri?

È necessario comprendere il potere del pensiero, come disse il grande Giordano Bruno: «Non è la materia che genera il pensiero, ma il pensiero che genera la materia. Se questa scienza, che grandi vantaggi porterà all'uomo, non servirà all'uomo per comprendere se stesso, finirà per raggirarsi contro l'uomo». Intendeva porre l’attenzione sulla scienza che deve inglobare quella dello spirito, solo così l’uomo può evolversi per il suo bene e per quello dell’universo poiché sono strettamente interconnessi.

È molto importante prestare attenzione alle parole; esse vibrano, sono delle frequenze, dei suoni che hanno un effetto sulle nostre cellule.

Attenzione anche al nostro dialogo interiore; come parliamo a noi stessi? Cosa ci diciamo? Quali sono i nostri pensieri? Come pensiamo?

Tutto ciò ha un effetto sul soma poiché le cellule che ci compongono sono fatte di acqua e sappiamo che l’acqua è il più potente veicolo di trasporto dell’informazione, possiede una memoria, assorbe, vibra, quindi tutto ciò che pensiamo viene recepito dalla nostra acqua interna, condizionando lo stato di salute psico-fisica. È fondamentale, quindi, iniziare ad osservare i nostri pensieri, esserne coscienti.

Il grande iniziato Omraam Mikhaël Aïvanhov scrive nel suo libro Potenze del pensiero: «C’è una cosa che dovete sapere, ed è che tutti i pensieri, per deboli e insignificanti che siano, costituiscono una realtà. Li si può perfino vedere, e infatti ci sono esseri che li vedono. Naturalmente sul piano fisico il pensiero rimane invisibile e inafferrabile, ma è reale, e nella sua regione, con i materiali sottili che lo compongono, è una creatura vivente e capace di agire. La mancata conoscenza di tale verità è la causa di molte sventure: gli esseri umani non vedono, non sentono che il pensiero lavora, che costruisce oppure lacera e demolisce, per cui si permettono di pensare qualsiasi cosa, senza sapere che così facendo si precludono il cammino dell’evoluzione».

Come ho descritto nell’articolo sui 7 Principi ermetici, il primo principio afferma che ‘Tutto è mente, l’Universo è mentale’, quindi il pensiero crea materia, è energia addensata. Ogni pensiero è un’entità viva che produce effetti a livello spirituale e crea le forma-pensiero. Secondo Annie Besant e Charles Webster Leadbeater, due importanti esponenti del movimento teosofico, la forma-pensiero è una vibrazione emanata sia da un individuo che da un gruppo che inizia a vivere di vita propria, alimentandosi dal tipo di pensieri da cui è stata generata, non solo ma induce le persone a continuare a svilupparli per avere sempre il nutrimento. Ovviamente le forme-pensiero possono essere benefiche o malefiche ed i loro effetti sono correlati alla loro polarità. Se una persona ha pensieri di odio, di rabbia verso qualcuno creerà una forma-pensiero malefica alla quale sarà sottomessa. Si formeranno degli schemi di pensiero ripetuti, delle proiezioni mentali che indurranno la persona a pensare sempre gli stessi pensieri disarmonici atti a nutrire continuamente tale forma-pensiero.

Se i pensieri di un individuo o i suoi sentimenti sono diretti verso una data persona, la forma-pensiero derivante si dirigerà verso di essa scaricandosi sui suoi veicoli astrale e mentale. Se invece il pensiero è egoistico o egocentrico (come lo sono la maggior parte dei pensieri), vagherà costantemente intorno al suo animatore, sempre pronto a reagire su di lui ogniqualvolta egli si trovi in condizione di passività. Prendiamo, ad esempio, il caso di un uomo che si abbandona sovente a pensieri impuri; egli potrà dimenticarli fintanto che è occupato nello svolgimento regolare delle sue occupazioni giornaliere, anche se le forme-pensiero da lui create gli aleggiano sempre intorno come una nebbia densa, perché la sua attenzione è diretta altrove ed il suo corpo astrale non è sensibile che a vibrazioni della medesima natura. Ma quando la tensione si rallenta e l'uomo si riposa lasciando la mente libera da qualsiasi pensiero concreto, egli si sentirà di nuovo assalito dall'insidia di vibrazioni impure.

(Le Forme pensiero, A. Besant, C. W. Leadbeater)

Quindi i pensieri si raggruppano in eggregore che può essere inteso come una forma-pensiero collettiva, richiamando il concetto di inconscio collettivo di Carl Gustave Jung, una sorta di serbatoio dei pensieri, delle immagini simboliche generate dall’umanità fin dalle origini.

Bisogna distinguere la semplice aggregazione umana che ha una dimensione orizzontale da quella iniziatica che all’elemento orizzontale aggiunge quello verticale spirituale.

Esempi di eggregore orizzontali prive di un collegamento alla dimensione spirituale ma che comunque attraggono certe energie sottili sono: un gruppo di tifosi, i partiti politici, gli eventi catastrofici, la paura delle guerre e delle epidemie. La paura dell’epidemia Covid, ad esempio, ha generato un’eggregore potente, le persone contagiate da questa paura sono indotte inconsapevolmente a offrire nutrimento costante a suddetta entità.

Ogni eggregore fisico produce con le sue azioni una proiezione di forme invisibili nei piani sottili, è un essere artificiale vivente al di fuori della percezione.

Gli esoteristi Omraam Mikhaël Aïvanhov e Peter Deunov intendevano farsi portatori dell'eggregora della cosiddetta «Fratellanza Bianca Universale», al fine di accelerare l'avvento della nuova Era dell'Aquario, apportandole nutrimento con particolari simbologie e rituali.

«Un egregore è un'entità collettiva creata dal pensiero di tutti gli individui appartenenti a un raggruppamento, a un popolo, oppure a una religione; per esempio [...] i loro pensieri, i loro desideri che vanno tutti nella medesima direzione formano un egregore impregnato, nutrito, modellato da quella collettività. Anche noi, come Fratellanza Bianca Universale, abbiamo un egregore. Tutte le religioni, tutti i movimenti spiritualisti hanno la loro. Lo stesso accade per i movimenti politici. A volte, in alto, quegli egregori combattono fra di loro a chi sarà il più forte».

Qual è il potere del pensiero?

Durante la guerra fredda tra Stati Uniti e URSS sono stati condotti degli esperimenti sulla trasmissione del pensiero, citerò lo studio americano pubblicato nel 1958 da Ansel E. Talbert, responsabile dell’ufficio stampa per le Forze Armate americane. In questo esperimento di trasmissione telepatica furono scelte due persone dotate di facoltà medianiche: una avrebbe dovuto inviare dei messaggi tramite il pensiero, l’altra avrebbe dovuto captarli.

La persona emittente era sorvegliata presso il Centro di Ricerche Westinghouse di Friendship nel Maryland, in USA; tutti i suoi messaggi venivano annotati e secretati mentre l’altro medium, che annotava i messaggi ricevuti, si trovava nel sottomarino atomico USA Nautilus, immerso nei ghiacci del Polo Nord. I risultati ottenuti furono positivi al 70%, con una percentuale di errori molto bassa. Ciò dimostra che l’uomo è in grado di proiettare onde molto lontano nello spazio. Inoltre dimostra che, a differenza dei raggi alfa, beta, gamma e X, che vengono immediatamente fermati dall’acqua, il pensiero può penetrare nell’acqua fino a grandi profondità ed è in grado di produrre effetti a grande distanza.

Alla luce di quanto esposto è importante sapere che quando si formula un pensiero, subito esso circola nel mondo e agisce sulla mente di altre persone, il pensiero innesca dei meccanismi di cui non si è consapevoli. Scrive Aïvanhov: «Decidetevi a proiettare solo pensieri e sentimenti che avranno le conseguenze più benefiche. Se non siete coscienti, se nutrite dei cattivi pensieri senza nemmeno prestarvi attenzione, essi se ne andranno a lavorare per la vostra infelicità. Nelle scritture è detto: ‘Siate vigili!’. Ciò significa vigili rispetto a tutto ciò che avviene dentro di voi, e non per ciò che può giungere dall’esterno. Sono lo spirito e la coscienza che devono essere vigili».

L’uomo è impegnato soprattutto al lavoro nella materia attraverso i 5 sensi che sono appunto maggiormente sviluppati, piuttosto che dedicarsi al lavoro spirituale non conoscendo e di conseguenza inutilizzando gli strumenti atti a compierlo. Operare sul piano fisico produce degli effetti immediatamente visibili, mentre quelli del lavoro sul piano spirituale, agendo su una materia diversa, sottile e che sfugge ai comuni mezzi d’indagine, non sono immediatamente osservabili ma ciò non toglie che questi lavori siano reali quanto quelli che vengono realizzati sul piano fisico. Gli esseri umani non comprendono gli effetti dei loro pensieri e dei loro sentimenti perché non sono immediati.

La scienza iniziatica insegna che il pensiero è energia, vibrazione, forza, che tutto ciò che vediamo in natura è il risultato della concretizzazione di elementi eterici che con il tempo hanno raggiunto il grado di densità per materializzarsi. Ogni pensiero ha una forma, un colore, una dimensione. Gli Iniziati vedono il mondo come una creazione del pensiero, una condensazione del pensiero divino.

Il pensiero si realizza nella materia attraverso degli intermediari, dei ponti. Nella famosa frase di Archimede «Datemi una leva e solleverò il mondo!» la leva è proprio l’intermediario che è il sentimento che permette alle idee di incarnarsi e divenire materia. Come sempre il cuore è il centro, il sole di ogni creazione. Ed il sentimento varia a seconda della natura dei pensieri e spinge l’uomo all’azione. Il pensiero serve a conoscere, comprendere ma non può agire sulla materia senza il coinvolgimento del cuore.

Concludo citando ancora Omraam Mikhaël Aïvanhov:

Secondo la Scienza iniziatica, lo spazio è impregnato di una materia sottile, di una quintessenza che è distribuita ovunque, intorno a noi e in noi. Ed è compito dei figli di Dio prendere questa materia, che è priva di forma, come una pasta da modellare, per ottenere realizzazioni fantastiche. Il mondo invisibile osserva con interesse quali sono le nostre creazioni e poi si pronuncia. Se si accorge che alcuni non contribuiscono all’armonia universale, ma disturbano e distruggono, li priva delle buone condizioni e possibilità, cosicché questi retrocedono, ripiombando a un livello inferiore dell’evoluzione.