mercoledì 23 agosto 2023

Le isole Egadi, tre stati di coscienza

 

Le Isole Egadi

Levanzo, Favignana e Marettimo: tre stati di coscienza

27 LUGLIO 2023, 
Favignana, Italia, la farfalla sul mare
Favignana, Italia, la farfalla sul mare

L’arcipelago delle Egadi, dal latino Aegates che deriva dal greco Aigatai ‘isole delle capre’, è composto da una decina tra isole e scogli ed è lo scenario spettacolare che da trapanese ammiro da quando sono nata, dalla spiaggia di San Giuliano o dalla Torre di Ligny, le loro sagome si stagliano all’orizzonte come tre gemme. Mi soffermerò sulle tre isole di Levanzo, Favignana e Marettimo, poiché le considero parti di me, ognuna di esse è uno stato di coscienza particolare. Le condizioni climatiche le fanno apparire talvolta come sogni dai contorni sfumati, o dalle forme nitide e splendenti, oppure spariscono immerse nella foschia.

Levanzo

L’isola di Levanzo, dal greco Phorbantia (Φορβαντία), è la più vicina alla costa trapanese ed è anche la più piccola, infatti si estende per circa 5 km dalla superficie del mare.

È l’isola che da ragazza frequentavo spesso con amici, provvisti di tende (quando ancora era permesso) ci accampavamo nei pressi di Cala Minnola, dall’acqua color turchese e nelle cui profondità giacciono il relitto di una nave romana e resti del carico di anfore e vasellame.

Ricordo ancora il rumore dei sandali sui ciottoli della strada che dal paesino conduce alla cala, un cammino di meditazione respirando l’aria intrisa degli odori inebrianti del rosmarino, della cineraria, dell’euforbia arborea.

Levanzo è sprovvista di strade rotabili, a parte quella che conduce alla spiaggia dei Faraglioni e questa sua arretratezza tecnologica la rende selvaggia ed essenziale. È un luogo che spinge alla riflessione, alla contemplazione della bellezza priva di orpelli e rumorose distrazioni.

Invita al cammino sia fisicamente che psicologicamente, direi che è un’isola zen proprio perché comprime tutto all’essenziale e al ‘qui e ora’. Ogni azione, che sia bere un caffè al bar guardando il panorama o nuotare nel suo splendido mare, diventa un’esperienza intima e profonda con gli elementi della natura strettamente connessi alla nostra esistenza.

È un’isola nutriente per lo spirito, corrobora e purifica mente e corpo come un massaggio vivificante, puoi sentire il tuo respiro nel silenzio, il battito del cuore diviene un suono dolce e potente, sei vivo!

Chi vive Levanzo anche per poco tempo ma intensamente, può sentire il richiamo ancestrale degli uomini del Paleolitico superiore (9680 a.C.) che incisero e dipinsero all’interno della Grotta del Genovese, tappa obbligata per il visitatore.

Favignana

Passiamo a Favignana, dal latino favonius (favonio, così chiamavano i Romani il vento caldo che proviene da ovest), è l’isola del divertimento, delle folle riversate sulle varie cale, da Cala Rossa a Cala Azzurra, tanto per citarne alcune. La sua economia era basata sulla pesca del tonno e sull'attività estrattiva del tufo, ora è una meta turistica importante.

Anticamente il nome di Favignana era Egusa (Aegusa per i latini), dal greco Aigousa (Αἰγοῦσα) «che ha capre», data la loro presenza abbondante sull'isola. Gli arabi la appellavano con il nome Djazirat ‘ar Rahib «isola del monaco» in quanto sull'isola si erge il Castello di Santa Caterina, di epoca normanna, dove avrebbe vissuto per l'appunto un monaco. Il pittore Salvatore Fiume la definì una «farfalla sul mare», ispirato dalla sua forma.

Nel paese di Favignana si può visitare la chiesa settecentesca ‘Madonna dell'Immacolata Concezione’, all'interno della quale è custodito un prezioso crocifisso ligneo del XVIII secolo e una statua marmorea raffigurante Sant'Antonio del XVII secolo.

Inoltre è punto di informazione turistica Villa Florio, una palazzina neogotica fatta costruire da Ignazio Florio nel 1878. Un’altra tappa obbligata per il visitatore è l'ex-stabilimento della tonnara di Favignana, sede di un Antiquarium, dove vi è una sala nella quale sono esposti reperti storici ritrovati nel mare delle isole Egadi.

Favignana è stata scelta anche come location cinematografica già dal 1986 per il film Il commissario Lo Gatto con Lino Banfi, da allora innumerevoli film sono stati girati nell’isola.

Se si desidera una vacanza all’insegna della spensieratezza, della leggerezza tra un tuffo e un aperitivo nel frastuono dei locali pieni di gente, allora Favignana è il posto giusto.

La sua forma a farfalla esprime la sua essenza, leggera e fugace come la vita, d’altronde la farfalla passa il tempo a succhiare il nettare dei fiori e ad accoppiarsi!

Vivere Favignana è come un’immersione nella bellezza ma permette anche di sperimentare l’inconsistenza della felicità.

D’altra parte il termine greco psyché significa sia anima che farfalla, in molte culture il simbolo dell’anima è proprio una farfalla che rappresenta la trasformazione interiore replicando la metamorfosi di questo insetto. La crisalide simboleggia la potenzialità dell’essere, mentre la farfalla che ne esce è un simbolo di resurrezione.

L’isola di Favignana conduce l’uomo metaforicamente al volo della farfalla, confuso, circolare e inquieto, attratto dal fuoco solare che rappresenta l’attaccamento ossessivo all’Eros ma che rischia di incenerirla se non lo interrompe in tempo.

Marettimo

Infine per ultima ma non ultima, Marettimo, l’isola che meglio mi rispecchia.

Samuel Butler, nel suo libro del 1897 L’autrice dell’Odissea, ipotizza che l’autrice dell’Odissea sia stata una donna trapanese e, a conclusione di approfonditi studi, associa Marettimo a Itaca, la patria di Ulisse.

Già i Fenici, gli Elimi e i Sicani attribuirono un carattere di sacralità a Marettimo. Inoltre l'antico toponimo greco dell'isola, citato da Polibio, era Hierà Nésos (Ἱερά νῆσος), che significa appunto «isola sacra». Quando si arriva sul suo suolo si può percepire tale dimensione, ovviamente per chi è ricettivo a tale forza sovrasensibile.

La sua costa è rocciosa, frastagliata, priva di spiagge, ricca di grotte che si possono conoscere solo via mare. Itaca, trovo poetico chiamarla così, ti obbliga al contatto col mare se senti l’urgenza di conoscerla profondamente, ti spinge verso l’inconscio che il mare simboleggia, con i suoi moti e le sue correnti. Tuffarsi per raggiungere una delle tante grotte è una sorta di abbandono, di resa, che libera in una catarsi rinvigorente. Devi affrontare le tue paure, i tuoi limiti per accedere a stati di coscienza ampliati, superiori, divini. E all’interno delle grotte percepisci il mistero, il silenzio, la pace, risucchiato in una dimensione a-temporale che coinvolge e sconvolge tutti i sensi.

Il punto più alto dell’isola è Monte Falcone, camminando sui vari sentieri anche in groppa agli asini, si può scorgere il castello di Punta Troia, di epoca normanna, nel periodo borbonico fu detenuto nelle buie celle anche Guglielmo Pepe.

Anche il clima di Marettimo è particolare permettendo l’esplosione di una flora davvero straordinaria.

Marettimo è la più lontana dalla costa e quando le condizioni meteo-marine sono avverse si rischia di rimanere bloccati sull’isola, come è successo a me moltissimi anni fa ed è stata un’esperienza meravigliosa. Non si possono fare programmi su quel suolo come nella vita, arriva un imprevisto e devi necessariamente adattarti, essere flessibile, affidarti, e questo ti permette di vivere esperienze inattese e bellissime. Ricordo che andammo in montagna a raccogliere funghi, era inverno, il vento soffiava forte e come uno ‘scrub’ eliminava tutte le impurità dei pensieri disarmonici, ripulendo la mente, aprendo le narici a respiri profondi. È stato fantastico poi riunirsi a cena con un bel piatto di tagliatelle fatte in casa con i funghi freschi appena raccolti, e poi sazi e un po' ebbri cantare e ballare, un balsamo per il corpo e per lo spirito, ricordo indelebile nella mia memoria.

Se vi ho incantato almeno un po' con il mio racconto non vi resta che scegliere una delle tre isole o saltellare da un’isola all’altra… con la certezza che sarà un’esperienza indimenticabile.

Incontro con Paola Grasso

 

Incontro con Paola Grasso

Un percorso di spiritualismo alchemico

27 GIUGNO 2023, 
Spiritualità alchemica. La spiritualità, per come la sento e la pratico, è conoscenza, uno strumento che va usato per il bene superiore, per affiancare il prossimo e per essere al servizio della parte divina che ci occupa: una vera Missione
Spiritualità alchemica. La spiritualità, per come la sento e la pratico, è conoscenza, uno strumento che va usato per il bene superiore, per affiancare il prossimo e per essere al servizio della parte divina che ci occupa: una vera Missione

Paola Grasso è una donna prismatica ricca di talenti, madre di tre figli, viaggiatrice ed esploratrice del mondo, vive e lavora a Peveragno (CN).

Ama definirsi una ricercatrice spirituale per vocazione, insegna Naam Yoga e Meditazione, ha fondato la ‘Terapeusi Emozion@le’ basata sulla Kabbalah Universale Divina ed effettua consulti individuali su questa disciplina.

Si occupa anche della Lettura dei Sogni e degli Oracoli ‘Madrepace’ e ‘Yogini of Hirapur’ combinati alle sue pratiche esoteriche e mistiche. Infine, è Terapeuta di Ossidiana Messicana per la sfera Femminile.

Nasce come fashion designer, nel 1987 crea una sua collezione ‘Mabitex Donna’, la sua creatività non si è limitata alla moda, divenendo life designer personale.

Il mio incontro con Paola è stato virtuale, qualche anno fa, scorrendo la home di un social, vidi un anello e immediatamente la contattai per averlo. Si trattava dell’Anello Planet Sator che lei ha creato, conoscevo già il Quadrato magico del Sator, una iscrizione latina palindroma composta dalle parole: sator, arepo, tenet, opera, rotas. Il suo significato è stato oggetto di varie interpretazioni nel corso dei secoli, da "Il seminatore, con il carro, tiene con cura le ruote" a "Il Creatore, tiene, il Grande Carro, le costellazioni, le stelle", per citarne alcune.

Intraprendere il cammino spirituale non è un processo ‘automatico’, com’è iniziato il tuo?

Il mio cammino spirituale è sicuramente iniziato da quando sono nata… Ci incarniamo per questo sulla Terra, per portare il nostro spirito a fare un’esperienza materica. In termini più pratici ho iniziato il mio percorso nel 1993 dopo una chiamata in sogno di Madre Maria che mi invitava ad andare a Lourdes. Ed è proprio lì che iniziò tutto. Iniziai a realizzare che siamo energia, vibrazione, suono, frequenza… Intrapresi un percorso iniziatico di consapevolezza con il P.E.M. (Paris Energy Method), intanto leggevo con grande foga ed interesse Carlos Castaneda, Octavio Paz, Clarissa Pinkola Estes, Vicki Noble (che poi divenne mia insegnante) e Mamani e sottolineavo e studiavo interi libri di Osho. Nello stesso periodo iniziai a praticare lo Yoga che sempre maggiormente mi connetteva alla mia parte più profonda e più intima portandomi in una presenza fisica sempre più cosciente.

Nel 2010 dopo un magico incontro con uno “Swami Sananda” sud-americano ho iniziato, sotto suo suggerimento, a creare cerchi di meditazione guidata che avevano numerosa partecipazione e che mi stimolarono ad aprire nello stesso anno il primo centro olistico di Cuneo, Agape, insieme ad un’amica che divenne in seguito mia socia.

La vera e propria iniziazione avvenne però quando fui letteralmente guidata da una forza potente ed invisibile ad organizzare nel maggio del 2012 il wesak, il primo per la città di Cuneo e per la provincia. Con patrocinio di Provincia e Comune… Una sorta di miracolo in una città di stampo molto cattolico; parteciparono 250 persone e un centinaio non poterono entrare alla celebrazione, perché i posti erano contati. In quel frangente realizzai di essere stata un vero e proprio canale per qualcosa di più grande di me. Questo evento mutò qualcosa non solo in me ma sulla città, come se avessimo aperto una porta alla Luce. Fu una benedizione!

A settembre dello stesso anno iniziai il percorso per diplomarmi terapeuta di Ossidiana Messicana, secondo il metodo di Anna Silvia Serrano, anche Lei canalizzatrice dell’energia dell’Arcangelo Michele, cui fa riferimento ogni passaggio della mia vita nella trasformazione.

Nel 2013 la dipartita prematura di mio padre mi portò ancora più il desiderio di realizzarmi nello Spirito e di ascoltare il mio anelito e decisi di partire per il Messico per diventare insegnante di Yoga Naam e Kabbalah Universale Divina.

Cosa ti ha spinto ad intraprendere lo studio della Kabbalah?

La Kabbalah è arrivata attraverso lo Yoga Naam: il mio Maestro ed Insegnante unico ed assoluto, il Dott. Joseph Michael Levry ha convogliato nella pratica del Naam tante culture e discipline, pratiche fisiche e pratiche spirituali tra cui la Kabbalah.

Egli sostiene che gli Yogi hanno bisogno di essere Kabbalisti e i Kabbalisti hanno bisogno di praticare tanto Yoga, sono di questa medesima idea e di questa formazione che rispecchia molto il mio carattere multidimensionale ed eclettico. Leggendo i suoi libri, i suoi testi guida, e facendo tanta pratica con Lui e in un secondo tempo con allievi e clienti, mi sono trovata quindi a sentire questa disciplina parte integrata in me, come una reminiscenza animica, qualcosa che in me affiora senza fatica alcuna. Un mio talento ecco…

Mi piace immensamente essere al servizio di questa alchimia che ho ritrovato grazie al coraggio che ho avuto nel lasciarmi guidare dal mio desiderio. La spiritualità, per come la sento e la pratico, è conoscenza, uno strumento che va usato per il bene superiore, per affiancare il prossimo e per essere al servizio della parte divina che ci occupa: una vera Missione quella che sempre più io attivo nel mio quotidiano e per me la Kabbalah è la mia chiave passepartout.

In cosa consiste la ‘Terapeusi Emozion@le’?

La Terapeusi Emozion@le si occupa dell’Anima ed è semplicemente l’unione delle mie pratiche e conoscenze in una: comprende un colloquio preventivo partendo dalla data di nascita per stabilire un percorso interattivo attraverso la lettura dei 7 Pianeti Creativi della Kabbalah Universale Divina, dei contratti animici che ciascuno stipula, l’intervento eventuale della Pietra Sacra di Ossidiana Messicana, che lavora in collaborazione col soggetto a livello inconscio e sul piano emozionale nella soluzione ed evoluzione dell’essere, riequilibrando le due forze primarie Femminile e Maschile presenti in ognuno, associata talvolta alla lettura oracolare e a esercizi psicomagici.

Un Percorso assistito nel tempo, che riconduce attraverso il Sogno a soluzionare traumi e conflitti con esercizi personalizzati di Respirazione Yogica e con alcune tecniche di sgancio che ho messo a punto secondo un mio sistema, fino a raggiungere le memorie primarie, familiari che intervengono nella quotidianità a livello comportamentale e condizionano la nostra anima. Si ottiene così una maggiore Consapevolezza e una Conoscenza del proprio Sé-Animale, e un buon equilibrio tra Ego e Spirito. Si arriva anche all’attivazione, quando il soggetto è pronto, dell’ottavo e nono chakra attraverso una pratica antichissima che ho ricevuto da Iside, attraverso i 4 ordini dell’Oriunda Sapienza dell’Ankh, in legame diretto con Aton o primo nato, o se ci riferiamo alla Kabbalah, all’Adam Kadmon.

Sei Terapeuta di Ossidiana Messicana per la sfera Femminile, che tipo di percorso spirituale rappresenta?

È un percorso impegnativo, nel quale la Terapeuta ti accompagna in una vera e propria trasformazione alchemica: per me ha un valore immenso, assoluto, uno dei più bei percorsi di tipo olistico che una donna possa intraprendere… Ha uno stretto legame con il mito di Osiride ed Iside.

Metaforicamente la Donna decide di darsi nuova alla Luce, di essere incinta di sé stessa per nove mesi e di partorirsi amandosi tutta, accogliendosi pienamente, attraversando la sua ombra, diventando consapevole del suo inconscio e soprattutto riconoscendo nel suo utero il suo cervello creativo, il suo impeto, la sua bellezza, il suo potere di motivatrice e creatrice assoluta. È un percorso per chi osa conoscere la sua vera storia, per chi vuol camminare consapevole ed evolvere in armonia e con amore verso sé stessa accompagnata dal mito della Dea Madre e Crona e supportata dalla forza micaelica a cui fa riferimento il metodo stesso.

L’ossidiana è la pietra vulcanica ferromagnetica che fa emergere attraverso il sogno tutto ciò che va soluzionato nella personalità e nel carattere. L’ossidiana è un grande dono messo a disposizione da Madre Terra così come le geometrie del metodo sono un dono trasferito ad Anna Silvia, e a tutte le sue Terapeute, dall’Arcangelo Michele.

L’anello racchiude in sé energie, informazioni e significati, quali sono secondo te quelle dell’Anello Planet Sator?

Ho canalizzato l’anello Planet Sator attraversata dalle istruzioni di Michele Arcangelo in un momento molto particolare della mia vita, molto complesso, dove mi sentivo abbandonata dalla forza divina, dove ero entrata in una sorta di limbo oscuro e nemmeno sentivo più lo spirito… La scrittura veloce mi aveva abbandonata, solo la pratica del Naam mi soccorreva e resisteva.

L’anello è dunque un dono che l’Arcangelo ha fatto a me per sollevarmi dal baratro in cui mi sentivo rinchiusa. Ho compreso poi che il dono era fatto per tutti coloro che come me si sentivano “diversi” ma che avevano la forza di sollevarsi, avevano fede e coraggio di mettersi a nudo e di manifestarsi come suoi guerrieri di Luce, come paladini di un nuovo mondo.

L’anello è un vero e proprio talismano, è un sigillo che richiama una cerchia iniziatica, una aderenza di persone, le milizie micaeliche di questo tempo, che condividono l’amore per la ricerca spirituale, per il riconoscimento dell’anima e della sua salvezza, il suo elevarsi, il suo evolversi insieme al servizio della divinità suprema che il Sator stesso rappresenta.

Il Planet Sator anello racchiude in sé il tutto, la Creazione e il suo Creatore, l’Alfa e l’Omega, cioè il principio e la fine: il Tenet. Il Sator è la matrice, l’ente supremo, in senso cosmologico è ciò che, se lo indossiamo, ordina al tempo di farci procedere in una “Rotas Alchemica” costante, in una spiritualizzazione concreta, e pur rimanendo fermo al nostro dito fa sì che tutte le cose vengano mosse. È l’organizzatore di tutti i sistemi universali, un’antenna tra cielo e terra di funzione beneaugurante ed è quindi un esaltatore dell’animo umano. L’anello Planet Sator è un messaggio criptato della Divinità per non rendersi pubblica ma intima, è l’opportunità per qualsiasi uomo o donna di omaggiare con le sue buone azioni il suo Creatore, senza distinzioni di razza, politica, religione.

Cosa rappresenta per te l’Arcangelo Michele e qual è il collegamento che lo unisce al Planet Sator?

L’Arcangelo Michele è mio Padre, la mia Guida, il mio datore di lavoro… Sono al suo servizio, collaboro con Lui. Non mi sento una sua discepola. E quell’energia che mi ha sempre occupata e che mi anima. Mi sostiene, mi dà l’azione. Credo che sia la ragione per cui mi sono incarnata… Forse avevo debiti nei suoi confronti ed ora lo sostengo e lo promuovo, sono un suo informatore qui sulla Terra ed il Planet Sator è uno strumento di cui sono guardiana, è la sua Spada ed il suo Scudo. In questi tempi non sta a protezione… Ma sta a saper scindere, a saper tagliare, a saper creare il distacco opportuno per spostare con lo scudo gli ostacoli. Michele spesso mi ricorda che, se siamo luce e se ne siamo coscienti e presenti, non abbiamo nulla, ma proprio nulla da cui proteggerci, questa è la forza nuova ed evoluta dell’uomo nuovo della nuova Era…

È recente la pubblicazione del tuo libro ‘Rotas Alchemica’, cosa intendi comunicare ai lettori?

Intendo comunicare la magia e la bellezza che abbiamo a disposizione dentro di noi.

Porto nello scritto la mia esperienza, la capacità molto faticata che ho avuto di lasciare andare le strutture mentali e le credenze per ascoltarmi nella profondità e realizzare davvero ciò che sono nell’Anima. Ho tradotto in realtà, concretizzato in questo modo, cosa siano i miracoli, le magie che molti illuminati ci hanno saputo mostrare nei loro passaggi perdendo la vita, o crocifissi o messi al rogo.

Sono responsabile di ciò che ho scritto ma ciascuno capirà e accoglierà ciò che del libro è buono per il suo percorso. È un piccolo faro, una Luce che può stimolare a percorrere strade nuove, strade di movimento e trasformazione.

Il libro è strutturato come una specie di manuale, come un vademecum di cui tener conto per rimanere nel flusso dei cicli dell’universo, nella sua rotas, appunto, ed essere consapevoli che facciamo parte di questa rotas costante, di questa energia che ci pervade ed è attiva e co-crea con noi.

Ho cercato di trasmettere la Kabbalah in modo elementare, perché la Kabbalah rappresenta il divenire, è la fonte delle leggi della Natura, il suo logico e vibrante percorso fatto di Stagioni e di misteri dettati da geometrie, numeri, frequenze e suoni. Noi siamo “creature toroidali” di questo mistero e fin quando non lo comprendiamo, le nostre vite terrene saranno sempre e solo “problemi e sofferenze” e non Esperienze di crescita di divina bellezza.

Nella città in cui vivi, Peveragno, hai creato il ‘Giardino di Sipha’, un luogo d’incontro e di meditazione, che attività svolgi?

È uno spazio di relax, uno spazio magico… Il giardino di Sipha è una casa per vacanze e ritiri olistici, è lo spazio per ritrovare il benessere in sinergia con le leggi della natura.

L’ho immaginato e creato per me, per svolgere le mie attività, quindi è rivolto a coloro che vogliono staccare dalla routine quotidiana e fare percorsi singoli o in piccoli gruppi, in mia guida, alternativi di crescita o di riposo meditativo, ma è anche rivolto a quegli operatori che svolgono attività per gruppi dediti al benessere del corpo e dello spirito e hanno bisogno di uno spazio immerso in un contesto tranquillo e silenzioso per i loro seminari o le loro performances.

Ho organizzato anche al giardino piccoli concerti di musica e mi piacerebbe anche ospitare qualche mostra di artisti contemporanei. Tutto è sempre in divenire e nel fluire… Sipha è una Sirena.

Temet Nosce

 

Temet nosce

Che sono, Io? E gli altri?

27 MAGGIO 2023, 
Labirinto. L’Io è ciò che emerge dalla superficie, mentre il Sé è tutto ciò che è sommerso, rappresenta, inoltre, il nucleo della personalità di cui l’Io è solo un riflesso, ma con il quale ci identifichiamo
Labirinto. L’Io è ciò che emerge dalla superficie, mentre il Sé è tutto ciò che è sommerso, rappresenta, inoltre, il nucleo della personalità di cui l’Io è solo un riflesso, ma con il quale ci identifichiamo

I rapporti con gli altri non hanno che una durata; quando si è ottenuta la soddisfazione, si è appresa la lezione, reso il servigio, compiuta l'opera, cessano; quel che ero capace di dire è stato detto; quello che potevo apprendere è stato appreso.

(Marguerite Yourcenar)

L’unica relazione stabile, seppur soggetta al cambiamento come ogni cosa, è con noi stessi.

Le relazioni con gli altri non sono immutabili, eterne, ma limitate nel tempo così come la durata della vita, sono però funzionali alla scoperta di se stessi per il messaggio evolutivo che ogni rapporto nasconde e che deve o dovrebbe essere decifrato e consapevolizzato. Lo scambio continuo con gli altri contribuisce alla trasformazione interiore, ogni consapevolezza acquisita viene inanellata come innumerevoli perle di una collana.

L'etimologia della parola ‘relazione’ è da ricollegarsi al latino relatio, a sua volta da relatus, participio passato di referre = riferire, riportare, stabilire un legame, un rapporto, un collegamento.

La relazione quindi è un legame tra due o più persone ognuna delle quali attribuisce ad essa un significato particolare che muta ed evolve nel corso del tempo.

Come ho scritto nell’articolo L’ombra nella relazione io e mia madre, la prima relazione con il mondo è quella con la madre, dalla radice sanscrita matr che significa l'ordinatrice, colei che ordina il caos, ed il suo volto è il primo specchio attraverso cui vediamo noi stessi. Questo rapporto privilegiato condiziona la nostra immagine corporea, la relazione con il cibo, le dipendenze affettive, la visione del mondo e di noi stessi e anche le relazioni.

Il rispecchiamento è fondamentale nella formazione dell’identità ed è la base per creare sane relazioni. Quando ci guardiamo allo specchio vediamo non solo riflessa la nostra immagine ma anche i sentimenti, i pensieri, il modo in cui ci percepiamo.

Se la madre rispecchia empaticamente ciò che percepisce dal bambino, questi a sua volta svilupperà l’empatia, termine derivato dal greco ἐν, "in", e -πάθεια, dalla radice παθ- del verbo πάσχω, "soffro".

Essere empatici significa quindi ‘sentire’ e riconoscere i sentimenti e le emozioni degli altri come se fossero vissuti da noi. E l’empatia è una competenza fondamentale dell’intelligenza emotiva basata sulla consapevolezza e accettazione di tutte le emozioni, anche quelle che percepiamo sgradevoli. Questo ci consente di costruire relazioni gratificanti. Per riconoscere le emozioni negli altri, invece, è necessario saper dare un nome alle proprie: infatti l’analfabetismo emotivo detto alexitimia (dal greco a- «mancanza», lexis «parola» e thymos «emozione») consiste proprio nella mancanza di parole da attribuire alle emozioni e indica l’incapacità di riconoscere e descrivere verbalmente i propri o gli altrui stati emotivi.

Qui viene in aiuto il modello sviluppato nel 1980 dallo psicologo statunitense Robert Plutchik, chiamato ‘ruota delle emozioni’, e composto da quattro coppie di emozioni primarie che, mescolandosi tra loro, possono produrre un'infinita varietà di esperienze emozionali, con variazioni di colore ad indicarne l’intensità.

Riflettiamo sul concetto di Io e di Sé metaforicamente visto come un iceberg: l’Io è ciò che emerge dalla superficie, mentre il Sé è tutto ciò che è sommerso, rappresenta, inoltre, il nucleo della personalità di cui l’Io è solo un riflesso, ma con il quale ci identifichiamo. Secondo l’orientamento psicoanalitico di Heinz Kohut, il Sé descrive la totalità psichica dell’individuo che si sviluppa e si consolida in funzione dell'Io ed emerge tramite il riconoscimento empatico dell'altro, cioè con il ‘diverso da sé’. Il Sé è quindi non conoscibile in tutta la sua essenza così come lo è la realtà.

Credo che la maggior parte degli uomini abbia provato almeno una volta la sensazione di essere ‘gettati nel mondo’, come teorizzò il filosofo tedesco Martin Heidegger: il suo concetto del Dasein raffigura l’esserci, la presenza, l’esperienza umana dell'essere. L’uomo è cosciente di doversi confrontare con l’essere innanzitutto un individuo, poi con l’essere mortale ed infine con il paradossale dilemma di vivere con altri esseri umani ma di esistere fondamentalmente solo per se stesso.

L'Esserci è quell'ente nel quale il suo essere percepisce questo stesso Essere come una questione.

(Heidegger)

La questione, secondo Heidegger, consiste nel fatto che l'esserci, progettando il mondo, lo fa venire all'essere in quanto coscienza trascendentale ma si trova ad essere a sua volta "progettato": egli stesso è progetto gettato, nasce e muore senza averlo deciso, allora ricerca il significato della sua limitata esistenza.

Il Dasein quindi contiene l’antinomia tra libertà in quanto trascendenza ovvero ciò che esiste al di là della realtà percepita dall'uomo, e immanenza ovvero ciò che esiste, in quanto parte della realtà abitata dall'uomo. Quel che risiede nell'essere ha in sé il proprio principio e fine e, facendo parte dell'essenza di un soggetto, non può avere un'esistenza separata da questo.

Penso che Franco Battiato nella sua canzone Vecchio cameriere si sia riferito al Dasein nella frase ‘Qualcuno ci lancia nella vita’.

Ma torniamo all'esortazione «conosci te stesso», in greco antico γνῶθι σαυτόνgnōthi sautón, la massima iscritta nel tempio di Apollo a Delfi. Con questa sentenza il dio Apollo intima agli uomini di «riconoscere la propria limitatezza e finitezza», o ancora «conosci chi sei e non presumere di essere di più», un’esortazione a non cadere negli eccessi e a non offendere la divinità pretendendo di essere come il dio. Nella tradizione antica l’ideale del saggio, colui che possiede la sophrosyne ((in greco antico: σωφροσύνη), la saggezza, è infatti la moderazione.

La locuzione latina corrispondente è nosce te ipsum o temet nosce.

Chi ha visto la trilogia cinematografica di Matrix ricorda che la porta dell'Oracolo ha una targa in legno con la scritta «temet nosce», un monito per gli eletti che, desiderando comprendere se stessi, avanzano verso livelli superiori di autocoscienza. L’Oracolo si esprime in modo sibillino poiché è l’uomo che deve empiricamente scoprire la verità celata. Neo inizialmente rifiuta di essere considerato un eletto, non accetta ciò che Morpheus sa per certo, lo scopre strada facendo, nelle relazioni con Trinity e con gli altri personaggi, finché il suo potere esplode nella consapevolezza della sua missione di luce.

Vi è un parallelismo tra Matrix, una neuro-simulazione interattiva, e il mito della caverna di Platone. Neo è colui che esce dalla realtà illusoria dei sensi e vede la vera realtà e vuole che tutti gli uomini la vedano, ma molti hanno paura e non hanno il coraggio di accettarla, preferiscono rimanere nelle false sicurezze, nell’ignoranza piuttosto che stravolgere la propria vita. Neo incarna l’uomo in preda al dubbio cartesiano, dubita di tutto, dei sensi ingannevoli, dell’esistenza del mondo esterno, della distinzione tra sogno e realtà.

Gli uomini ignorano, deformano e rinnegano se stessi, come Medusa impietrano tutto ciò che li circonda, ogni azione e ogni parola è un ulteriore sbarra alla loro prigione interiore, fanno del corpo il loro recinto e timidamente si pongono ai margini del mondo, senza potenza né speranza. Questo autoboicottaggio può terminare quando, sfiniti dagli affanni della vita e dal non senso delle loro limitate esistenze, si pongono la domanda delle domande: ‘Che sono, Io?’. Allora iniziano a percorrere la Via della conoscenza e per trovare la risposta devono innanzitutto sgretolare l’immagine che hanno di se stessi, per poter immaginare l’Io come il sentirsi senza limiti di spazio, di età, di potenza.

Quanti e innumerevoli IO popolano questo pianeta, obesi di schemi, di ruoli, di etichette, di credenze, di ‘io sono questo o quello’, tutti limiti alla potenza ingabbiata come un leone in cattività che ha dimenticato la sua natura selvaggia. Eppure ogni tanto accade il miracolo in cui il leone si ‘risveglia’ e rompe la gabbia, ri-torna a se stesso.

Tra me e l’altro c’è uno spazio dove agiscono potenti forze, l’altro è colui che identifichiamo come separato per il desiderio inconscio di affermare la nostra identità, negando spesso l’identità dell’altro.

La relazione con l’altro è il riflesso della relazione con noi stessi e se l’immagine che vedo come in uno specchio è intollerabile allora mi sbarazzo dell’altro, nell’illusione che quella sgradevole immagine sparisca, ma non accade.

I volti degli altri sono parti del nostro volto, se riusciamo ad accettare ed integrare tutti questi aspetti di noi stessi che gli altri ci rimandano, allora possiamo davvero incontrare la nostra e l’altrui potenza, potenza in via di realizzazione.

L'arte dell'alchimia

 

L’arte dell’alchimia

I 7 principi ermetici

27 APRILE 2023, 
Vibrazione dell'universo
Vibrazione dell'universo

Le labbra della saggezza sono solo aperte alle orecchie della comprensione.

(Dal Kybalion)

Il Kybalion

I fondamenti dell’ermetismo tramandati oralmente da maestro ad allievo sono racchiusi nel Kybalion, una raccolta di insegnamenti sotto forma di massime “ermetiche” ovvero incomprensibili alle masse ma chiare soltanto agli iniziati.

Le dottrine ermetiche o Dottrine Mistiche della Sapienza Eterna risalgono all’antico Egitto, conoscenze dalle quali hanno attinto a piene mani tutte le altre dottrine, indiane, persiane, cinesi, giapponesi, greche e romane. Tra i grandi maestri egizi solo uno merita il nome di “Maestro dei Maestri”, la sua identità è sconosciuta, fu il fondatore dell’Alchimia e dell’Astrologia e

da fonti attendibili, risulta poi essere Stato contemporaneo di Abramo, di cui forse fu maestro. Secondo la tradizione, la sua esistenza terrena fu di trecento anni, poi passò ad altro piano di vita e fu deificato: divenne così il dio Thoth, ripreso poi dai greci, tra le altre deità, come Ermete, dio della saggezza.

(Dal Kybalion, pagina 3)

Gli antichi egizi chiamarono Thot “Trismegisto”, il “tre volte eccelso” e l’ermetismo si riferisce quindi alla segretezza operata dai suoi seguaci nella divulgazione dei suoi insegnamenti, il detto cristiano “gettare le perle ai porci” deriva dall’insegnamento ermetico secondo il quale l’accesso alla conoscenza è riservato a coloro che sono in grado di comprenderla. Quando si è pronti per accogliere la conoscenza essa giunge, concetto fondamentale della “legge di attrazione” così diffusa anche grazie alle scoperte della fisica quantistica, si attrae ciò che si pensa. L’Arte dell’Alchimia Ermetica si concentra sul piano mentale e non su quello materiale, si fonda sulla trasposizione delle onde mentali in vari tipi di vibrazioni e in questo senso la trasmutazione del piombo in oro è un’allegoria di un processo puramente psichico.

I sette principi ermetici

I principi ermetici sono sette. Colui che ne ha conoscenza possiede la chiave magica con la quale si aprono tutte le porte del tempio.

(Dal Kybalion)

Questi sono i 7 principi su cui si basa tutta la filosofia ermetica:

  • I° Il principio del Mentalismo
  • 2° Il principio della Corrispondenza
  • 3° Il principio della Vibrazione
  • 4° Il principio della Polarità
  • 5° Il principio del Ritmo
  • 6° Il principio di Causa ed Effetto
  • 7° Il principio del Genere

I - Il principio del Mentalismo

Tutto è mente, l’Universo è mentale.

Tutto ciò che percepiamo come realtà materiale è Spirito Inconoscibile, Mente Universale.

Tutto ciò che compone l’universo quindi, non è che una creazione mentale del Tutto ed è soggetto alle sue leggi. Questo principio è di fondamentale importanza per comprendere tutto il resto della conoscenza sapienziale, se si accetta il paradigma secondo il quale “la materia è Spirito” o “è lo Spirito che crea la materia”, o ancora come disse Giordano Bruno “è il pensiero che genera la materia”, allora si apre la prima Porta del Tempio della Verità.

II – Il principio della Corrispondenza

Com’è al di sopra, così è al di sotto; com’è sotto, così è sopra.

Secondo questa legge universale esiste sempre una corrispondenza tra le leggi e i fenomeni dei diversi piani di vita, sia sul piano mentale, materiale e spirituale. Ciò che accade dentro di noi influenza ciò che si manifesta.

III – Il principio della Vibrazione

Tutto si muove, tutto vibra; niente è in quiete.

Questo principio è confermato anche dalla meccanica quantistica nella teoria dei “quanti” di Max Planck secondo cui l’energia può essere scambiata solo in forma di pacchetti definiti. Tutto vibra, dalle molecole alle galassie, ai mondi, in diversi gradi di frequenze e velocità, anche l’energia e la forza rappresentano i gradi di vibrazione. Lo Spirito vibra talmente intensamente da sembrare fermo. Gli ermetisti conoscendo questo principio riescono a controllare le proprie e altrui vibrazioni.

IV – Il principio della Polarità

Tutto è duale; tutto è polare: per ogni cosa c’è la sua coppia di opposti. Come simile e dissimile sono uguali, gli opposti sono identici per natura e differiscono solo di grado. Così gli estremi si toccano; tutte le verità non sono che mezze verità e ogni paradosso può essere conciliato.

Si può definire dove inizia il buio o finisce la luce? Si distingue l’amore dall’odio o il bene dal male in contraddizione apparente tra loro ma effettivamente essi variano in grado d’intensità e si possono mutare le polarità di odio in amore in pochissimi istanti, ovviamente avendo acquisito la conoscenza ermetica per attuarlo.

V – Il principio del Ritmo

Ogni cosa fluisce e rifluisce, ogni cosa ha fasi diverse; tutto s’alza e cade; in ogni cosa è manifesto il principio del pendolo: l’oscillazione di destra è pari a quella di sinistra; tutto si compensa nel ritmo.

È il principio regolatore che agisce tramite la legge mentale della neutralizzazione che consiste nella polarizzazione su un determinato punto che neutralizza il ritmo del pendolo che, oscillando, tende al polo opposto. Gli individui che hanno raggiunto un buon livello di autocontrollo riescono ad attuarlo.

VI – Il principio di Causa ed Effetto

Ogni effetto ha la sua causa, ogni causa il suo effetto; tutto avviene in conformità di una legge, il caso è il nome dato ad una legge che non si conosce; pur se esistono diversi piani di causalità, niente sfugge alla legge.

Il caso non esiste così come non esiste la sfortuna o la fortuna, ogni effetto ha la sua causa e viceversa. Consapevolizzare questo principio significa ribaltare il ruolo di vittima degli eventi in attore attivo degli stessi, ciò permette di modificare gli stati d’animo, le emozioni e i comportamenti. In sintesi, è assumersi la piena responsabilità della propria vita.

VII – Il principio del Genere

Il genere si manifesta in ogni cosa e su tutti i piani; ogni cosa ha il suo principio maschile e femminile.

Questo principio è alla base della creazione fisica, mentale e spirituale, è evidente nella distinzione dei sessi, maschile e femminile, ma queste energie con le relative qualità agiscono dentro di noi e quando si fondono si realizza lo sposalizio alchemico, rappresentato dall’ermafrodita, ovvero la fusione di Hermes - principio maschile - e Afrodite - principio femminile -, onde accedere al Logos, l’essenza vitale divina, il principio creatore.

Ogni cosa creata risponde al processo di creazione, generazione e rigenerazione, ciò che è maschile è anche femminile e viceversa. Le teorie “falliciste” che pongono il maschile al di sopra di tutto sono delle distorsioni che producono perversioni, inversioni delle leggi naturali.

La psicologia moderna deriva da quella mistica o trascendentale che gli antichi egizi conoscevano bene, erano maestri della Magia, l’arte della trasmutazione mentale che consiste nel cambiare stati, forme e condizioni mentali in altri.

Ma come teorizzò il celebre filosofo Herbert Spencer, la scienza non può accedere alla conoscenza assoluta ma esclusivamente relativa poiché l’Inconoscibile è «energia infinita ed eterna da cui derivano tutte le cose», la scienza non può rispondere completamente alla questione metafisica dell’Essere.

Siamo come stranieri in terre sconosciute Confusi, disorientati, atterriti Tutti nello stesso arco temporale Tutti con un compito Dimenticato Siamo smemorati alla ricerca di significati.

(Maria Burgarella)

Sham el Nessim

 

Sham el Nessim

Respirare la brezza primaverile

27 MARZO 2023, 
Donna illuminata da un raggio di sole in primavera
Donna illuminata da un raggio di sole in primavera

Vieni, primavera, vieni
a svelare la bellezza del fiore
celata nel bocciolo
tenero e delicato.
Lascia cadere le note
che porteranno i frutti,
e passa con cura il tuo pennello
d’oro di foglia in foglia.

(Rabindranath Tagore, Scintille)

Le parole di Rabindranath Tagore in questa meravigliosa poesia racchiudono l’essenza della primavera, la stagione della bellezza che si offre generosamente, del risveglio della natura dopo il sonnacchioso periodo invernale.

È il tempo dell’uscita dagli inferi di Persefone, sposa di Ade, governatore dell’oltretomba, che dopo avervi trascorso i sei mesi autunnali e invernali, ritorna in superficie da sua madre Demetra e col suo camminare fa rifiorire la Terra.

Nel mito greco si racconta che Persefone, figlia di Zeus e Demetra, mentre raccoglieva dei fiori insieme alle sue compagne, figlie di Oceano, dal prato fiorito spuntò un bellissimo narciso e volle raccoglierlo. Ma dalla radice del narciso si aprì una voragine da cui emerse Ade che la portò via negli inferi per sposarla, contro la sua volontà. Persefone mangiò svogliatamente un frutto che le venne offerto negli inferi, ignara che facendolo sarebbe rimasta lì per l’eternità. Demetra, dea dell’agricoltura e della fertilità, disperata per il rapimento della figlia, impedì i raccolti. Zeus intervenne e, visto che Persefone non aveva mangiato per intero il frutto, propose un accordo che Demetra approvò. Persefone avrebbe trascorso sei mesi con Ade e sei mesi con la madre sulla terra. Demetra allora accolse con gioia il periodico ritorno della figlia sulla Terra, facendo rifiorire la natura in primavera e in estate.

La primavera è quindi la stagione dell’esplosione della natura con i suoi variopinti fiori che allietano l’animo. È anche il tempo della rinascita e della realizzazione di quei progetti e sogni incubati durante l’inverno, spinti dall’energia vivificante della natura, nostra maestra di vita.

Un periodo dell’anno che viene celebrato in tutto il mondo con svariati riti di purificazione e rinnovamento spirituale che simboleggiano il trionfo della luce sull’oscurità.

Risale all’antico Egitto, circa 4700 anni fa, la più antica celebrazione della primavera Sham el Nessim che letteralmente significa “annusare la brezza”. Le sue origini sono antiche quanto l’Egitto stesso, al tempo dei faraoni questa festa si chiamava Shamo che significa “rinnovo della vita” e simboleggiava l’inizio della creazione. Successivamente la parola shamo fu modificata nel termine copto shamm “olfatto o respirazione” e venne aggiunta la parola nessim “brezza”. La prima celebrazione viene datata nel 2700 a.C. il primo lunedì dopo la Pasqua copta. Strettamente connessa all’agricoltura, al tempo del raccolto, alla fertilità, i riti praticati vennero poi inclusi nei riti pasquali cristiani.

Secondo gli annali di Plutarco, durante questa festa veniva onorato l’intero pantheon delle divinità egizie con l’offerta di lattuga come simbolo di speranza, di pesce salato che simboleggiava per gli antichi egizi la fertilità e il benessere, di cipolle come amuleti contro il malocchio.

L’usanza di dipingere le uova, così diffusa in molti paesi, è in origine una pratica egizia. Nella cosmogonia egizia infatti l’uovo ha un significato importante poiché simboleggia la Fenice, il mitico uccello di fuoco, che prima di morire preparava un nido a forma di uovo, si adagiava al centro e si faceva incenerire dai raggi solari. Dalle sue ceneri nasceva poi l’uovo dal quale la Fenice riprendeva vita in una partenogenesi infinita. Le uova decorate venivano appese nei templi e donate agli amici.

L’arrivo della primavera risveglia delle forze vivificanti che spingono l’uomo a riconnettersi con i ritmi della natura e con i suoi spiriti che emergendo dalla terra si innalzano nell’atmosfera, protesi verso il cielo. Ma è anche il momento in cui forze disequilibranti arimaniche premono per corrompere le anime pure e ostacolare la rinascita spirituale.

L’anima dell’uomo si rispecchia nella natura, si fonde con tutto quello che sboccia e germoglia e inizia a fruttificare quello che ha elaborato nel periodo freddo, proprio come un albero. Ma le forze oscure spingono subdolamente l’uomo verso i bassi istinti come l’avidità, le brame del potere e dei sensi.

Il compito dell’uomo è opporsi e vincere la corruzione di Ahrimane, restando fermo ed eretto grazie all’intelletto, all’amore per l’arte e la bellezza. L’essere umano deve considerare il piano fisico e quello spirituale come due aspetti in continuo scambio, senza separazione, affinché lo spirito possa compiere la sua missione.

La primavera è governata da Mercurio, il dio alato munito della sua verga attorno alla quale si intrecciano i due serpenti a simboleggiare la metamorfosi, il mescolarsi dei 4 elementi in un vortice energetico infinito. L’acqua surriscaldata sale in alto e il vento primaverile la spinge giù sotto forma di pioggia a corroborare e fecondare la terra. L’uomo è spinto a partecipare a questo movimento con la sua coscienza, consapevole di essere parte di questo processo. Così l’uomo viene sospinto a stare nella natura, a respirare a pieni polmoni l’aria profumatissima e ad assorbirla nel corpo e nello spirito.

Hai mai notato un albero che sta nudo contro il sole, com'è bello? Tutti i suoi rami sono delineati, e nella sua nudità vi è una poesia, vi è una canzone. Ogni foglia è andata e sta aspettando la primavera. Quando arriva la primavera, riempie di nuovo l'albero con la musica di molte foglie, le quali nella giusta stagione cadono e vengono soffiate via. E questo è il modo in cui va la vita.

(Jiddu Krishnamurti)

Intervista a Stefano Mayorca

 

Intervista a Stefano Mayorca: l'iniziazione ermetica

Viaggio nella scienza dell'uomo

27 FEBBRAIO 2023, 
Genesis (80x100 Tecnica mista a base di cosmetici) Stefano Mayorca
Genesis (80x100 Tecnica mista a base di cosmetici) Stefano Mayorca

Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia.

(William Shakespeare)

Fin dalle origini l’uomo ha cercato di svelare i misteri impenetrabili dell’incarnazione, della creazione del cosmo, dell’anima, generando varie cosmogonie che hanno come elemento centrale la concezione della creazione come atto magico. La magia è quindi antica quanto l’universo, in particolare nella cosmogonia egizia è il dio Atum, generatosi da sé e incarnazione del sole al tramonto (motivo per il quale è associato al dio del sole Ra), che crea l’universo tramite le immagini archetipiche e pronunciando il nome di tutte le cose. Ma è il suo primogenito Eka ‘colui che consacra le immagini’ a infondere la vita, trasformando le immagini e le parole in cose reali. Eka è la personificazione della magia, colui che materializza e vivifica ciò che Atum, il creatore supremo, pensa.

Ma, con l’avvento di Internet e dei social, si sono diffuse approssimazioni, distorsioni ed interpretazioni superficiali anche nel campo delle discipline esoteriche, dottrine antichissime che comprendono conoscenze approfondite di geometria sacra, di astronomia, astrologia, matematica pitagorica, simbologia e tanto altro.

Cerchiamo di dissipare la nebbia che avvolge queste tematiche con Stefano Mayorca, giornalista, scrittore, profondo conoscitore dell’alchimia, dei simboli, dei Miti, delle antiche religioni e dell’iniziazione ermetica. Mayorca è anche pittore e definisce la sua arte pittorica ‘pittura cosmico magnetica’, una alchimica mistura di colori a olio e cosmetici che rendono le sue opere originali e ricche di simbolismi d’ispirazione ermetica. Scorrere la sua bibliografia è un appassionante viaggio nella Scienza dell’uomo. Per brevità citerò il primo testo Magia e colore, pubblicato nel 1995, e il più recente La Magia Etrusca pubblicato nel 2022. Inoltre desidero segnalare che è disponibile una nuova e rinnovata edizione del libro La Luna - Influssi, poteri e leggende che vede l'aggiunta di due nuovi capitoli.

Negli ultimi anni si parla molto di magia ma in modo approssimativo e che genera confusione sul vero significato, potresti chiarire cosa si intende per Magia e per Mago?

Il termine magia, oggi svilito, frainteso e abusato, deriva dal greco Maga e Magheia, termine derivante da Zoroastro (o Zarathustra) e dai suoi seguaci, i sacerdoti caldaici o Parsi, i magi legati alla dottrina del Fuoco Sacro e significa sapienza, conoscenza. Conoscenza di ordine ermetico legato alla geometria sacra, ai numeri, e alla disciplina sapienziale che fa capo ad una tradizione antichissima in cui sono confluite culture connesse con civiltà differenti: quella egizia, etrusca, greca, romana e altre.

Gli Egizi infatti conoscevano bene la magia dei dipinti, l’energia radiante delle immagini, il potere delle parole e dei suoni, così come anche gli Etruschi, cosa accomuna queste due grandi civiltà rispetto alla magia?

Nonostante alcune ovvie diversificazioni, esistono delle analogie tra Egizi ed Etruschi, per esempio l’utilizzo della mantica legata allo speculum, ossia la divinazione per mezzo degli specchi cosiddetti magici o catopromanzia. Anche le immagini vivificate erano al centro delle pratiche sia etrusche che egizie. Si tratta a volte di dipinti o di statue vitalizzate attraverso determinati processi proiettivi assolutamente segretati.

Quali sono i presupposti per intraprendere il cammino d’iniziazione al Mysterium? Che funzione ha il Maestro?

Il maestro o guida che dir si voglia può trasferire la sua esperienza al neofita, consigliarlo ma non può realizzare al suo posto, come afferma un celebre motto: “il Maestro può insegnarti a respirare ma non può respirare al tuo posto”. La conquista del Vello d’oro di giasonica memoria, dunque, spetta al discepolo. È lui che deve trovare la strada per pervenire ad una eventuale iniziazione. Per intraprendere questo percorso, è necessaria una autentica vocazione visto che si tratta di una scelta di vita totalizzante e non di un capriccio passeggero. Inoltre è fondamentale possedere delle qualità fuori dal comune e una struttura sottile che pochissimi possiedono. Il maestro in poche parole fornisce gli strumenti atti a procedere nel mondo ermetico, segue il discepolo ma il lavoro più profondo spetta al neo ermetista.

In che modo l’arte s’intreccia con l’ermetica nel percorso iniziatico?

L’arte gioca un ruolo rilevante nell’Ermetismo operativo. Non dobbiamo dimenticare che si parla di Ars Regia o Arte Regale, perché l’iniziato è anche artista e creatore di forme. La pittura, poi (parlando di vera arte e non dei dilettanti della domenica), racchiude forze e simboli che conducono almeno in parte ad una trasformazione mentale e ad una ricerca interiore che trae dal profondo della coscienza analogie e simbologie ermetiche. Non a caso il mio primo libro Magia e Colore. Tecniche rituali di autoiniziazione cromatico magnetica e di magia pratica attraverso la pittura, descrive metodi di creazione magica per mezzo di particolari dipinti vitalizzati. Pitture che racchiudono elementi e corrispondenze planetarie, sostanze, metalli e quant’altro allo scopo di creare opere che interagiscono con la realtà circostante. Questo testo pubblicato dalle Edizioni Librarie all’Insegna di Ishtar di Torino, fu stampato nel 1995.

Cosa rappresentano la luce, il suono ed il colore nell’operatività ermetica?

La luce, elemento importante, allude alla luce astrale (da astreo-buio), che alla stregua di un “utero”, una volta fecondata dà vita a diverse realizzazioni di matrice ermetica e influisce sulla realtà circostante modificandola, anche se non esistono certezze assolute sull’esito di una ritualità volta a ottenere dei cambiamenti. Fondamentale in tale contesto è il lavoro svolto su sé stessi, ancora più importante delle pratiche ermetiche e senza il quale ogni sforzo è vano.

Non bisogna approcciare al rito in maniera fideistica o con venerazione, perché il rito è solo un mezzo che deve supportare le capacità dell’ermetista, ma alla fine quel che conta è l’iniziato stesso essendo lui l’artefice del tutto. Per quanto riguarda il colore, soprattutto nel contesto della Magia Cerimoniale, esistono delle specifiche fondamentali. Per esempio, il colore rosso è legato a Marte, il verde a Venere, il blu a Giove e così via. Per suono si intende quella capacità verbale che deve costituire l’apparato vocale (vocalizzazione magica) dell’ermetista, il quale deve essere dotato di una timbrica fuori dal comune capace di generare onde vibratorie in grado di influire sulla creazione interiore. Non a caso esistono degli esercizi riservati volti ad aumentare il magnetismo vocale che si servono anche di specchi. Le sonorità nella pratica ermetica sono importanti. Vi sono note e accordi corrispondenti alle sfere planetarie che abbinate al lavoro rituale rivestono grande importanza. Sempre tenendo conto che è l’uomo il vero artefice il resto come spiegato serve da supporto.

L’itinerario alchimico detto Grande Opera o Magnum Opus, consta di tre fasi principali Nigredo, Albedo e Rubedo in cui la materia prima subisce delle trasformazioni per giungere infine alla pietra filosofale. Queste fasi sono rappresentate con i colori nero, bianco e rosso, ritroviamo questi colori anche nell’Albero della Vita, insieme al blu che rappresenta la materia cosmica. Nella ‘magia cromatica o delle forme’ il colore provoca una sorta d’ incantamento, a cosa è dovuto?

A tale riguardo è necessario chiarire alcuni punti. Nigredo, Albedo e Rubedo non alludono a dei cromatismi bensì a determinate fasi operative e a processi organici di certo non spirituali. La Nigredo indica quello stato interiore connesso con il Saturno, ovvero al corpo fisico e agli aspetti irrisolti della personalità o materia pesante e si presenta sotto forma di ansie, ricordi traumatici e angosce che emergono durante il lavoro alchimico. La Rubedo, fase al rosso o stato di azione della materia è legato al Mercurio, sostanza ed elemento segreto conosciuto solo da chi pratica, e l’Albedo Opera al bianco o fase di Luce rappresenta l’aspetto più profondo che si manifesta attraverso la raffinazione della materia e indica anche la purgazione dalle correnti profane e volgari, nella quale vengono eliminati tutti gli orpelli obnubilanti legati ai luoghi comuni di stampo profano per restituire alla struttura sottile l’aspetto originario. La pratica Ammonia, che non ha nulla a che vedere con quella di Laboratorio, si basa su processi segretissimi e si può intraprendere solo per mezzo di una iniziazione autentica fornita da un Maestro che possiede gli strumenti volti a introdurre l’ermetista a questo lavoro e di cui non possiamo parlare. I principali colori presenti nell’Albero della Vita o Albero Sephirotico sono connessi con le quattro forze elementali ed ai loro colori complementari: Fuoco (rosso e verde), Aria (giallo e viola), Acqua (blu e arancione), Terra (nero e grigio). Il possibile incantamento non scaturisce tanto dai colori ma dalle corrispondenze con i pianeti e le divinità ad essi corrispondenti.

Bacone definiva la Magia ‘metafisica pratica’ riferendosi al fatto che la conoscenza superiore è empirica e consta della mutazione profonda della propria struttura sia psichica che corporea attraverso le pratiche e i compiti, è proprio così?

Bacone può avere intuito alcuni aspetti della pratica trasmutativa ma dubito che conoscesse gli aspetti più profondi di questa disciplina oggi abusata nella terminologia. È vero che si genera una mutazione corporea e in parte psichica ma nessuno diviene un Dio o opera cose mirabolanti. Attorno a questa disciplina si sono create molte mitizzazioni che non corrispondono al vero. È importante lo stato di Conoscenza che si produce nell’alchimista, sempre tenendo conto che il lavoro su sé stessi deve precedere qualsivoglia operazione.

Nella magia operativa ciò che conta è la forma non la sostanza, essa opera in base al principio che se qualcosa viene rappresentata con sufficiente grado di realtà si realizza sul piano materiale, come è possibile?

Anche in questo caso necessita una chiarificazione. In primo luogo non ci sono certezze assolute come spiegato al principio di questo articolo sull’effettiva efficacia di queste pratiche. Intanto bisogna essere persone fuori dal comune per realizzare e avere una predisposizione rarissima difficilmente presente nella maggior parte degli esseri umani per potere agire in astrale. Se si dominano le correnti astrali (cosa difficilissima) si può per mezzo del comparto lunare (Corpo Astrale), intervenire su eventi e persone (a fin di bene ovviamente). La sfera lunare è a tutti gli effetti la parte fenomenica del tessuto sottile ma essendo mutabile, inafferrabile e difficilmente. utilizzabile è sempre rischioso servirsene. È necessario dominare il Corpo lunare per poter agire sulle forme e la cosa presenta dei pericoli poiché ci vuole un sistema nervoso e una volontà a prova di bomba per tentare tale sperimentazione. Ma soprattutto bisogna avere ricevuto una iniziazione autentica e tradizionale.

Alcuni grandi artisti come Michelangelo, Leonardo Da Vinci, che conoscevano bene l’alchimia, introducevano nei loro dipinti simboli alchimici, ermetici, quale messaggio esoterico intendevano comunicare al fruitore dell’opera?

Michelangelo, legato alla filosofia platonica, ha lasciato uno scritto che a tutti gli effetti pare legato alle fasi dell’Alchimia. Nell’affresco della celebre Cappella Sistina, inoltre, quando Dio tocca il dito di Adamo per alludere alla creazione dello stesso, alle spalle del Creatore si vede un mantello, il quale riproduce perfettamente il cerebro dell’uomo, come ho potuto constatare sovrapponendo un trasparente sul mantello. Il grande artista allude al fatto che la creazione è un atto che scaturisce dalla mente attraverso le ghiandole endocrine. Il messaggio simbolico di Michelangelo almeno in parte appare chiaro a chi sa vedere oltre. A mio parere simboleggia lo stato d’essere creativo che in alcuni si manifesta con la capacità di dare vita a realtà parallele o meglio a stati d’essere diversificati. Per quanto riguarda Leonardo, la sua capacità di riprodurre le cose naturali lo pone in un contesto di conoscenza. Paragona la Terra al corpo umano, come si simboleggia anche nell’ermetismo, dove Macrocosmo (Universo) e Microcosmo (uomo) sono molto simili. Il caldo dell’anima secondo il sommo artista è il Fuoco che viene infuso alla Terra e le rocce possiedono una loro vita. I fiumi sono il sangue del Pianeta e ogni cosa è vivente. Nella sua visione si può scorgere anche una certa conoscenza teorica dell’Alchimia. Il messaggio di Leonardo consiste nella sua visione del mondo, un organismo vivente che interagisce con l’uomo.

Stefano, dirigi l’Accademia Romana Kremmerziana La Porta Ermetica, ente senza scopo di lucro. Qual è l’etica dell’iniziazione che persegui nell’accogliere le richieste di chi vuole iniziare il sommo percorso?

Non sono un kremmerziano ortodosso avendo alle spalle una lunga strada iniziatica ed esperienziale di vecchia data con altre realtà iniziatiche. Soprattutto non considero come molti il Kremmerz come un Budda, un santino sbiadito e l’Ermetismo una religione. Kremmerz, personaggio straordinario, aveva le sue luci e le sue zone d’ombra, non era un santo, insomma. L’ermetismo è a tutti gli effetti un percorso attivo, non mistico e di impronta marziale. Chi si avvicina a questo percorso deve possedere una certa cultura in questo ambito ma soprattutto deve sapere bene cosa vuole e cosa cerca. In Accademia non c’è posto per gli esaltati e gli arroganti convinti di possedere chi sa quali facoltà e nemmeno per i sognatori, visto che la razionalità è un requisito importante. Il vero ermetista deve necessariamente essere realmente predisposto per percorrere questo cammino. Come si dice? “Molti sono i chiamati ma pochi gli eletti”. Sono molto rare le persone veramente portate per tale cammino, direi rarissime, purtroppo.

Nel sito web dell’Accademia, tra i vari interessanti argomenti trattati, scrivi del maestro iniziato ai Misteri cromo-psichici Harmenszoon van Rijn Rembrandt, ‘il pittore del mistero’. In particolare viene analizzato il dipinto ‘La ronda di notte’ intriso di esoterismo e oggetto di uno studio che hai svolto insieme ad altri maestri sulle onde di forma e sui campi vibrazionali emessi dalle forme geometriche, da alcuni colori e da taluni simboli. Cosa rende il dipinto magico ed esoterico? Qual è la vostra ipotesi basata sulla fisica radionica?

Come per tutte le discipline la radionica non funziona per tutti. Ovvero non funziona da sola, deve esserci un soggetto con particolari doti altrimenti non si ottiene nulla. Alcuni dipinti ad olio nello specifico, ritengono le energie di chi li ha creati. Nel caso della Ronda di Notte, esiste un mistero legato alla materia cromatica. Si tratta di un dipinto che emana particolari vibrazioni e racchiude simbologie altrettanto difficili da svelare. Sembra, ma qui servono le dovute cautele, che Rembrandt conoscesse certe tecniche di vivificazione dei cromatismi anche se con ogni probabilità il dipinto in questione, per motivi misteriosi, è dotato di una particolare energia vibratoria e di una vita propria. Le forme geometriche come si sa emanano delle peculiari onde di forma che si promanano nell’aria e saturano cose e persone. Non è semplice captare queste correnti vibratorie e come già affermato possono essere utilizzate solo da chi ha delle specifiche potenzialità. Esse sono in sintonia anche con l’Energia Vitale od Orgonica (da orgasmo) di cui parlava il medico e psichiatra austriaco Wilhelm Reich.

Nel gennaio 2013 hai esposto a Roma una collezione di opere ispirate ai riti sciamanici amerindi, dal titolo “Psicotropia rituale – Viaggio al confine del tempo”, potresti spiegare in cosa consiste la psicotropia rituale?

La Psicotropia rituale è un percorso di conoscenza che si serve di sostanze psicotrope come l’Ayahuasca (composto da foglie di Chacruna e Caapi), e il Peyote, un cactus che contiene Mescalina e ha effetto allucinogeno. Tale effetto deve essere controllato da un vero sciamano esperto di queste sostanze che è in grado di iniziare un neofita a questa pratica e che consente di viaggiare in altre dimensioni. Castaneda descrive questo percorso in diversi suoi libri.

Nello ‘spiritualismo’, termine così diffuso ultimamente, confluiscono lo spiritismo, l’occultismo e ad altre correnti simili, potresti chiarire il significato di questo termine?

Lo spiritualismo è una cosa lo spiritismo un’altra. Sono assolutamente contrario alle sedute medianiche che deviano il soggetto e lo pongono fuori della realtà creando l’illusione di parlare con i disincarnati. L’esoterismo con lo spiritismo non centra nulla. Non confunditur. Lo spiritualismo, afferma che lo spirito è la realtà ultima dell’universo. Si tratta di una teoria e non è facilmente comprovabile. Tornando allo spiritismo, è avulso al percorso ermetico e coloro che seguono questa disciplina non possono assolutamente percorrere un sentiero iniziatico.

In conclusione, che suggerimento daresti al lettore che si avvicina alle tematiche affrontate nella nostra conversazione?

Di fare chiarezza nel suo intimo e di formarsi un’idea ben precisa di cosa significa intraprendere una Via ermetica. Approfondire questa dottrina ma senza utilizzare la logica, cercando di percepire il vero messaggio che è racchiuso nei testi d’Ermetismo e rimanere il più possibile neutrali per non incorrere in sterili fantasie. Per ultimo, possedere una vera predisposizione per percorrere tale sentiero iniziatico. Molte persone sono convinte di possedere i requisiti necessari ma il più delle volte è solo una proiezione e non corrisponde al vero.