Che
il vento non cessi stanotte
non
c'è luce nel vuoto del cielo
ogni
cosa se ne va
sotto
la pioggia oscura
giù
nel turbinio
sui
lunghi sentieri
che
si perdono nel mare.
Io
chiederò umilmente
che
ogni fiore continui a sbocciare
anche
dopo di me.
Che
durino le luci ferme
l'ordine
chiaro dei cipressi
le
vigne dei seminati
il
lungo sguardo
su
tutte le cose che ho amato.
La
terra che custodirà
il
diritto al mio sonno
senza
fine
dove
neanche il ricordo
potrà
raggiungere le nebbie
della
mia infanzia
ma
solo colpi di zappa e mani stanche
popoleranno
la mia memoria.
Ora
lo sgomento della notte
si
trascina insieme alla mia pena
e
nella mia stanza
entra
lentamente
la
strana tristezza del tempo.
Maria
Carta