mercoledì 9 novembre 2022

Incontro con Anis Tarzac

 

Incontro con Anis Tarzak

Autore del libro "La concessionaria. Cronache della mente alterata"

27 GIUGNO 2022, 
Anis Tarzak: il suo ultimo libro si intitola "La concessionaria. Cronache della mente alterata"
Anis Tarzak: il suo ultimo libro si intitola "La concessionaria. Cronache della mente alterata"

Il nuovo ciclo sta aprendosi come un cancello sullo spazio infinito. Osserva la fine e vedrai l’inizio … Sei sicuro di essere pronto? Saprai lasciare alle tue spalle la paura inevitabile e raggiungere le dimensioni della realtà?

Recentemente è stato pubblicato il libro La concessionaria. Cronache della mente alterata di Anis Tarzak, un’opera che raccoglie le sue esperienze con entità galattiche che chiama i Maestri della Creazione.

Un testo precursore della letteratura quantica che intende la parola come una forma energetica in grado di ampliare la coscienza. Leggendo alcuni passi del libro, le parole vibrano di poesia trascendendo la mente, per giungere direttamente all’anima.

Colui che si identifica con la materia e con le credenze acquisite sul mondo rimane nel recinto della zona comfort, l’uomo curioso invece di esplorare l’ignoto accoglie con apertura nuove interpretazioni della realtà. L’esperienza di Anis si inserisce proprio in questo contesto, del resto si conosce solo il 5% della materia ed energia ordinaria dell’Universo, il restante 95% di materia ed energia oscura è ancora un enigma.

Anis Tarzak, nato a Nizza da genitori tunisini, è protagonista di una storia di incontri ravvicinati del quarto tipo, una cosiddetta “abduction”.

Da cosa è nata l’idea di questo libro? Cosa intendi per “mente alterata”?

Il libro non è un saggio né la mia biografia, è il viaggio di un “addotto” e del processo necessario per attivare determinate frequenze. Le entità con le quali sono in contatto fin dall’infanzia mi hanno comunicato nel corso degli anni molte informazioni racchiuse in numerosi scritti. Esse affermano che un libro è come un messaggio chiuso dentro una bottiglia e gettato in mare per qualcuno che lo troverà. Alterare la mente è un processo necessario per attingere alle dimensioni che sfuggono al dominio della logica e dei cinque sensi ma delle quali l’essere umano ha sempre intuito l’esistenza.

In questo libro si vive un’esperienza di abduction profonda, uno sconvolgimento dei sensi e della logica ben nota a chiunque abbia sperimentato un contatto intenso con entità di altri spazi e piani temporali. Un giro in giostra ad alta velocità senza cinture di sicurezza.

Com’ è iniziata la tua esperienza?

Da bambino, nei periodi antecedenti il contatto, ricevevo alcuni segnali come il sanguinamento del naso, oppure spegnimenti e accensioni improvvise di elettrodomestici e capitava che i miei familiari fossero investiti da una potente energia che alterava la loro percezione della realtà. Spesso udivo un sibilo che si amplificava e il mio corpo si paralizzava, poi un raggio biancastro e brillante, come quello lunare, mi ricopriva totalmente. Ed ecco che a quel punto, le entità “apripista” – classificate come “grigi alti” -, si materializzavano, entrando in questa dimensione. Erano sempre in quattro: si servivano di una specie di sonda che inserivano all’interno del mio cervello, una fibra sottilissima in grado di raggiungerne un preciso lembo per attivare una frequenza molto alta. Dopo molti anni di preparazione e di calibrazione, sono entrato in contatto con i Maestri della Creazione, dodici entità disposte in cerchio in un luogo dalla forma circolare. Ero disteso in una sorta di letto e sentivo il mio corpo come congelato: quando il corpo fisico attraversa gli spazi cosmici, per non essere disintegrato immediatamente, necessita di essere ricoperto da una sostanza a noi sconosciuta.

Potresti descrivere i Maestri della Creazione?

I Maestri sono alti oltre tre metri, hanno un cranio molto allungato in diagonale ed enormi occhi. Ancor prima di entrare in contatto, percepisco una sorta di richiamo ed entro in meditazione profonda: essi si materializzano in un cerchio di dodici entità allo scopo di ripartire la trasmissione delle informazioni secondo un processo che non mi danneggi. Permanendo in questo stato di meditazione, è come se entrassi in una biblioteca e potessi attingere ad una particolare sapienza. In realtà, queste entità, mi donano delle storie, affidandomi il compito di scriverle proprio in lingua italiana. La scrittura e la conoscenza della parola, unite alla presenza dei Maestri, attivano dei meccanismi coscienziali.

Essi comunicano telepaticamente con me nella mia lingua - loro parlano tutte le lingue - ma non si tratta solo di questo, mi trasmettono anche una vibrazione che richiama un linguaggio più complesso, una specie di suono che altera una porzione della mente; la parola “alterare” descrive con efficacia i meccanismi che coinvolgono sia il corpo che l’energia.

Gli esseri umani utilizzano soltanto i cinque sensi per percepire il mondo, non sono ancora in grado di esercitare tutte le loro potenzialità e di comprendere le loro visioni profonde. I Maestri affermano che l’evoluzione dell’umanità è come una porta che deve essere ancora aperta per ricevere la luce di nuove consapevolezze e conoscenze. L’umanità è sopravvissuta a tantissimi eventi terrificanti non per caso ma perché il pianeta Terra deve raggiungere un determinato luogo dell’universo.

Nel corso degli anni grazie a loro ho compiuto numerosi viaggi attraversando un tunnel luminoso. Con il procedere della mia esperienza, via via che avvenivano i contatti, i Maestri della Creazione, mi hanno condotto dentro una gigantesca piramide a tre facce: al centro di essa vi era una sfera collegata con una stella, detta “la stella di Aliquem”, una stella meccanica semi-artificiale.

Che cosa significa stella meccanica e quale è la sua funzione?

Aliquem in latino significa qualcosa o qualcuno, queste entità usano simboli misteriosi collegati a dei suoni in grado di creare determinate materie energetiche a noi sconosciute.

La stella di Aliquem in sostanza contiene la memoria dell’universo dal quale provengono: è semi-artificiale perché una parte è come viva, l’altra è stata ricostruita. Si tratta di una stella correttrice, come il cuore battente di un insieme di costellazioni, di galassie e di universi. I Maestri utilizzano le costellazioni come porte per attivare una frequenza tale da permettere ad altre stelle di recuperare e rigenerare luce e forza: alcune stelle muoiono, altre si riattivano o nascono. L’uomo non ha ancora acquisito il loro linguaggio perché pronunciare questi suoni senza avere un adeguato livello di consapevolezza delle leggi della creazione sarebbe come spezzare un vetro temporale, distruggere degli equilibri cosmici. In un certo senso ci proteggono da noi stessi.

L’abduction è associata al missing time, il blocco o la sospensione del tempo, in cosa consiste?

La parola abduction è stata utilizzata negli anni passati per indicare il rapimento contro la volontà del soggetto da parte di alieni cosiddetti “grigi piccoli” ed è descritto dalle testimonianze come doloroso e traumatico.

La mia esperienza è stata con i “grigi alti”, quasi 1 metro e 80, devo dire che sia la visione che la percezione del tempo è alterata in loro presenza, è come se delle dimensioni si sovrapponessero una sull’altra, possiedono una forma di energia diversa dalla nostra e sono in grado di sospendere la percezione del tempo. Noi terrestri siamo avvolti dall’energia solare, loro sono orientati da un’altra stella molto più antica del Sole. La loro potente energia interagisce con la mia sovvertendo tutte le leggi fisiche.

Sembra che in questi ultimi due anni, tra pandemia e guerra, l’essere umano debba passare per una porta stretta di dolore, di sofferenza, di paura, è funzionale al processo evolutivo dell’umanità?

Esatto, le entità negative che i Maestri chiamano i Signori della Guerra utilizzano il potere per schiavizzare gli esseri umani e per far credere che non si può cambiare il futuro ma non è così. I Maestri offrono un messaggio di fiducia nell’Intelligenza cosmica, l’uomo conserva nel DNA la sua divinità e la memoria di un legame profondo con essa. In un certo senso il mio libro opera per l’emersione di tali memorie nella coscienza.

Nella filosofia vedica, la Shruti, ossia la vibrazione dell’intelligenza in forma sonora crea e modifica la materia, possiamo dire che anche con i Maestri avviene qualcosa di simile?

Certamente, il suono prodotto dalle parole crea e interviene a modificare la materia. Quando sono venuto in Italia non parlavo italiano, ho ricevuto in dono da loro direttamente la conoscenza della lingua italiana che è, come affermano i Maestri, in grado di materializzare l’energia perché arriva a determinate frequenze. Se sono venuto in Italia è proprio perché sotto il vostro Paese esiste una specie di sfera, un portale verso altre dimensioni. In molti contatti precedenti i Maestri mi avevano comunicato che in Italia sarebbe accaduto quello che stiamo vivendo in questi anni, un periodo oscuro ma seguito, ad un certo momento, da un periodo di luce. Insistono sul fatto che l’essere umano deve esprimere la sua forza interiore con coraggio, superando ogni difficoltà: infatti è ‘il cuore’ il vero motore della coscienza umana.

Perché la Terra è così importante per i Maestri della Creazione?

Il pianeta Terra, ma ancor più il Sole - che fornisce l’energia al sistema - sono fondamentali. Nel futuro, ancora molto lontano, la Terra si avvicinerà sempre più al Sole e svanirà. Loro hanno ricostruito il sistema solare e il pianeta che abitiamo in funzione della loro stella: si tratta di un esperimento attraverso il quale hanno reso la Terra il fulcro di un programma per controllare altre stelle. E hanno stimolato il percorso di consapevolezza nell’uomo affinché ricevesse la loro conoscenza e attivasse le sue doti divine.

Che significato attribuisci alla piramide di Falicon?

Nel periodo che si colloca tra la mia infanzia e adolescenza, quando ero quasi analfabeta, sentii un forte richiamo che mi spinse verso una collina fuori Nizza. Guidato da sfere luminose che indicavano il cammino, ripido e difficoltoso, raggiunsi la piramide mozza di Falicon.

Essa fu scoperta da Domenico Rossetti nel 1803, è nota anche come “la piccola Cheope”, essendo costruita in scala ridotta rispetto a quella di Giza. Sotto di essa vi è una grotta, detta “ratapignata” (in nizzardo significa pipistrello).

È costituita da quattro facce, con misure precise legate ad alcune costellazioni, al suo interno è collocata una colonna dove è scolpito un volto, detto “il guardiano di pietra”. Si pensa possa rappresentare Giano Bifronte, il Dio latino risalente a circa 3000 anni fa, oppure il dio Mithra.

In realtà, la piramide funge da coperchio alla grotta, dove si scende, attraverso una scala di sette gradini, in quella che è nota come sala dell’ascensione: in essa vi era forse un altare e l’iniziato che si trovava nell’ultimo gradino nel giorno del solstizio d’estate, veniva illuminato dalla luce del sole condensata in un unico raggio. Si dice che la stanza segreta dentro la grotta sia una biblioteca cosmica. Fu un’avventura davvero straordinaria.

Cosa ti hanno trasmesso i Maestri?

Mi hanno aperto altre visioni della realtà, a volte difficili da accettare. Mi hanno spinto a non omologarmi alla massa, a comprendere che non conosciamo la verità, a non considerarmi migliore di nessuno, perché siamo tutti parte della verità, solo uniti possiamo conoscerla e questo spaventa i potenti che temono il nostro risveglio.

Le “forze oscure” tentano di allontanarci dall’arte, che rappresenta il canale di comunicazione con il divino. L’arte, in verità, è il motore dell’anima che conduce alla conoscenza. Questo è stato il loro più grande insegnamento, scoprire che l’arte non è inutile come vogliono farci credere, ma è “lo strumento” principale per la nostra evoluzione.

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Maria Burgarella
Nata a Trapani e laureata in Psicologia all’Università “La Sapienza” di Roma, è studiosa di Alchimia Trasmutativa, psicologia quantistica, tecniche a mediazione corporea. La passione per l’arte e la scrittura si integrano nel suo approccio olistico alla comprensione della Psiche.

lunedì 28 marzo 2022

Intervista a Massimo Mauro - La via dei Tarocchi

 

Intervista a Massimo Mauro

La via dei Tarocchi

27 MARZO 2022, 
Massimo Mauro, scrittore, filosofo ed esperto conoscitore dei Tarocchi
Massimo Mauro, scrittore, filosofo ed esperto conoscitore dei Tarocchi

Per descrivere l’incontro con l’amico Massimo Mauro cito un aforisma di Paulo Coelho che calza a pennello: “Gli incontri più importanti sono già combinati dalle anime prima ancora che i corpi si vedano”.

Massimo Mauro, scrittore, filosofo ed esperto conoscitore dei Tarocchi, nasce nel 1958 a Torino sotto il segno del Leone, eclettico e curioso, accumula esperienze lavorative che spaziano dal globetrotter al massaggiatore e maître, all’atletica come allenatore. Trasferisce il suo ricco bagaglio di esperienze nella scrittura. Il primo romanzo del 2013 Esistenze di vetro racconta di una vita che oscilla tra la ribellione verso lo status quo, la coscienza politica e l’amore contrastato, ambientato nell’Italia dagli anni Settanta sino all'alba del nuovo millennio.

Seguiranno altri romanzi: ProgressivamenteLe colonne d’Ercole della sensualitàLo spalloneFotosintesi clorofilliana.

Dal 2014 si trasferisce definitivamente in Spagna, sulla Costa Blanca, sposando Margarita nel 2017.

I Tarocchi sono 78 carte da gioco, suddivise in 22 Arcani maggiori (illustrano figure animali, umane e mitologiche) e 56 Arcani minori (suddivisi nei quattro semi, cioè le coppe, le spade, i bastoni e i denari) che risalgono presumibilmente al tardo medioevo nell’Italia settentrionale, anche se successivamente nel 1700 furono associati dal massone Antoine Court de Gabelin ai libri di Thot (il Dio egizio della Luna, della magia, della scrittura e della sapienza, della matematica e della geometria, poi associato al leggendario Ermete Trismegisto), facendoli risalire all’antico Egitto. Nell’800 poi l'occultista Eliphas Lévi indicò la loro origine nella Cabala ebraica.

L’interpretazione dei Tarocchi presuppone una conoscenza esoterica profonda e la consapevolezza che rappresentano uno strumento per comprendere il significato profondo del progetto divino che si cela dietro l’esperienza terrena, trascendendone i limiti per la realizzazione personale. I simboli raffigurati sono frutto della saggezza accumulata in migliaia di anni, sono degli archetipi che agiscono sempre potentemente nell’inconscio collettivo.

Come ti sei avvicinato all’esoterismo?

Fin da ragazzino ero affascinato dalla psiche, dalla psicologia, ho avuto la fortuna di avere a disposizione una biblioteca di famiglia molto nutrita e in seguito ho ampliato le mie conoscenze con studi sull’esoterismo e sui Tarocchi.

Vi sono tre libri per me fondamentali; il primo mi fu regalato da mio zio che sapeva della mia passione per la psicoanalisi, Introduzione allo studio della Psicoanalisi di Sigmund Freud, ricordo che quando lo lessi a 12 anni fu una vera scossa. Il padre della psicoanalisi per primo si avvicina al significato dei sogni e dei simboli, insieme a Carl Gustave Jung che studiò le discipline orientali, il misticismo, l’esoterismo, entrambi compresero che il simbolo rappresenta il linguaggio dell’inconscio.

Il secondo libro è stato Introduzione all’astrologia di Lisa Morpurgo, psicologa junghiana.

Il terzo libro è La via dei Tarocchi di Alejandro Jodorowsky che non è solo un cartomante ma un grande regista, poeta, scrittore, autore teatrale. Jodorowsky è cileno e vive a Parigi dai tempi della dittatura di Pinochet, ancora adesso, alla veneranda età di 90 anni, tutti i giovedì si siede nella brasserie sotto casa sua e fa i Tarocchi gratis a chi vuole. Si possono trovare i suoi video su Internet in spagnolo o francese e consiglio vivamente di approfondire la sua opera.

Penso che l’esoterismo rappresenti un percorso filosofico, scientifico, che facilita la conoscenza del mondo interiore fatto di recondite paure, di limitazioni ma anche di risorse. È un percorso che fa paura e spesso, durante un consulto con i Tarocchi, posso vedere nel viso del consultante il terrore che aleggia nella sua anima nel momento che viene messo a nudo.

Cosa rappresentano per te i Tarocchi?

Ti ringrazio per la domanda e rispondo riferendomi agli insegnamenti di Jodorowsky e della Morpurgo. La prima cosa che insegnano nell’usare il mezzo per la divinazione è di attingere alle conoscenze personali e di contattare l’energia universale che circola tra il consultante e chi esegue la divinazione. Quando feci il corso sui Tarocchi con la mia maestra, la signora Paola che ringrazierò sempre, ho imparato due passaggi fondamentali di questo antico rituale: innanzitutto bisogna accendere una candela bianca e lavare le mani, poi bisogna dimenticare quello che è successo prima di fare la lettura.

Per svuotare la mente vi sono delle tecniche esoteriche, mi ricordo che le prime volte che facevo i Tarocchi dopo stavo male. Ero come una spugna che assorbiva le frequenze disarmoniche, con l’esperienza ho imparato come schermarmi.

Rimanendo nell’ambito dei Tarocchi ‘onesti’ posso dire che non si può fare una divinazione se non hai un’anima pronta ad accogliere sia il positivo che il negativo, solo in questo modo puoi entrare in contatto con il consultante e questo presuppone un percorso individuale, lo studio dell’astrologia e di altre dottrine.

Per maneggiare i Tarocchi bisogna avere un’energia particolare?

Vorrei sfatare il mito del taroccaro guru che riesce a cambiare la vita delle persone, non è assolutamente così. Il percorso per arrivare a fare i Tarocchi seriamente è lungo e impegnativo. Purtroppo in Italia moltissimi si improvvisano esperti di divinazione per guadagno, approfittando della vulnerabilità delle persone che vivono un disagio, ma la divinazione non è una professione, è una passione. Nella società odierna possiamo constatare la fretta delle persone di conoscere il futuro e, dietro un compenso in denaro, vogliono le risposte che desiderano, non la verità. Non funziona così, io non faccio parte della schiera dei ciarlatani. Posso testimoniare però che ci sono stati momenti della mia vita in cui i Tarocchi mi hanno aiutato anche economicamente. Avrei potuto, lo giuro, far staccare assegni in bianco, bastava che rispondessi quello che la persona voleva sentirsi dire, ma non l’ho mai fatto. Interpellare l’oracolo significa accettare anche scomode verità.

Bisogna essere in una condizione di neutralità rispetto a quello che arriva dalla divinazione?

Certamente, l’incontro con l’altro è sacro ed è necessario porgersi in osservazione distaccata ma riverente nell’accogliere ciò che di ‘sottile’ giunge. Ricordo che sentivo qualcosa le prime volte che aprivo i Tarocchi, percepivo un’energia particolare che non so descrivere. È questa energia che circola tra me e la persona in consulto che facilita l’interpretazione delle carte. Serve una base tecnica come nella scrittura, nella pittura e nella musica, ma a questa bisogna aggiungere la passione, l’anima, altrimenti è impossibile interagire con la persona e offrire un responso veritiero.

Si può affermare che gli Arcani siano dei portali di accesso e siano necessarie delle chiavi interpretative?

Certamente, le chiavi interpretative derivano da una conoscenza profonda di ogni carta e delle loro combinazioni. Esistono vari tipi di Tarocchi e ognuno possiede un’energia particolare, nel corso degli anni ho ampliato la mia collezione, ne posseggo più di 100 paia, anche antichissimi, consacrati alla Luna con specifici rituali.

Molti si chiedono come mai costano così care le divinazioni, sfido chiunque che abbia una passione astrologica ad interpretare un tema natale, è difficilissimo, sono necessari decenni di studi e personalmente ho voluto integrare allo studio dei Tarocchi anche l’astrologia.

E un ottimo astrologo oltre che amico di una vita è Marco Capello, insieme abbiamo scritto il libro J.J.J. – Il viaggio: visione socio-astrologica e oltre del mitico club dei 27 anni, in cui cerchiamo di analizzare dal punto di vista astrologico la vita e la morte di famosi artisti come Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison, deceduti tutti misteriosamente a 27 anni.

La stesura di questo libro ci ha impegnati moltissimo, abbiamo analizzato i temi natali di questi personaggi quasi percependone l’essenza, per conoscere la nostra interpretazione vi suggerisco di leggere il libro!

I Tarocchi più significativi sono il Matto e la Morte, puoi dirci qualcosa?

Ti ringrazio molto per la domanda perché sono i due Tarocchi più difficili da spiegare alle persone che fanno il consulto, soprattutto perché non hanno lo stesso significato del loro nome.

Il Matto è la carta numero zero perché rappresenta il caos primordiale, bisogna essere agnostici per vederla come la carta che indica l’origine di ogni cosa, viene interpretata a seconda dell’arcano con cui si combina ovviamente, ma è una carta fondamentalmente positiva, sono altre le carte che sembrano positive ma non lo sono.

La Morte non vuol dire propriamente morte fisica ma rinascita, indica la fine di una situazione e l’inizio di qualcosa di nuovo.

Nella tua lunga esperienza nella divinazione con i Tarocchi quali sono le domande più frequenti?

Come prevedibile sono la salute, l’amore e il lavoro. Ho imparato dalla mia maestra alcuni giochi di carte ‘esca’ per scoprire la personalità di chi ho dinanzi. Il 90 % delle persone che arriva in consulto ha un grosso problema, un disagio emotivo, è in un momento difficile. Inizialmente compio una esplorazione della persona, le faccio mettere le mani sul tavolo, cerco di guardarla negli occhi, ne percepisco lo stato d’animo, la ‘sento’. Sicuramente non parto di getto girando subito le carte, cerco di essere diplomatico nel comunicare il significato delle carte. Un esempio classico è la persona che interroga gli arcani sull’amore. Se esce il Matto e la combinazione con le altre carte indica chiaramente la fine della relazione, con onestà utilizzo frasi come “anche se sei ancora innamorato non funzionerà più, non avrà un proseguo, devi chiudere il ciclo”. Anche a me è capitata una situazione sentimentale del genere ma, avendo lavorato molto su me stesso, posso dire che l’esoterismo mi ha aiutato moltissimo a conoscermi, a essere consapevole delle mie difese e a superare la paura.

Riconosci nelle persone dei meccanismi che sono stati anche tuoi ma che hai elaborato e lasciato andare, riesci così a entrare ancor più in empatia.

Posso dire senza remore che a 40 anni mi son dovuto guardare dentro, ho scelto di fare percorsi sulla mia personalità proprio per avere degli strumenti per uscire dagli autosabotaggi, posso assicurare che è durissima perché il nemico più grande siamo noi stessi. Ricordo che una psicologa, durante il primo corso che feci, disse: “Se voi non riuscite a togliervi la cacca che avete accumulato dentro non riuscirete mai a uscire dal dolore”.

Ed è esattamente così. Capisco che in una società così individualista come la nostra è difficile iniziare il cammino interiore, guardare il dolore, le imperfezioni, ma è necessario per essere consapevole che certi comportamenti sono guidati da quel dolore antico che non è stato affrontato.

Il viaggio alchemico dentro sé stessi è duro ma necessario perché permette di uscire dalla “coazione a ripetere” che Freud descrisse bene, per non ripetere gli stessi errori all’infinito.

Devo dire che ho ricevuto tanto perché ho buttato tanto fuori. Questo processo che dura ormai da vent’anni, avendo superato i sessanta, mi ha condotto ad amare mia moglie come la amo, a creare amicizie con persone che prima non avrei proprio considerato, a conoscere un mondo che prima non conoscevo… a conoscere te, ad esempio, e sentire di conoscerti da millenni.

Quando ebbi la consapevolezza che era giunto il momento di scrivere, iniziai a farlo. Scrivere è un modo di guardare dentro noi stessi, attraverso i personaggi metti in campo il tuo subconscio, il tuo mondo immaginario. Non amo molto i film horror ma a volte li guardo perché mi interessa la personalità dell’assassino.

Nella maggioranza dei casi gli assassini sono persone dalla vita normalissima, che nascondono traumi irrisolti come il rifiuto di far l’amore della prima fidanzata, o una violenza sessuale subita.

Concludendo i Tarocchi sono uno strumento di autoconoscenza e di collegamento con i piani spirituali?

Esattamente, per me è così e lo sarà sempre. I Tarocchi sono come dei portali che ti conducono a degli stati di coscienza. È necessario promuovere l’umanesimo in questo mondo così materialista, cercare di far comprendere alle persone che la conoscenza di sé stessi è fondamentale per la presa di coscienza, dobbiamo gridarlo sempre più forte proprio perché nel mondo la maggior parte degli 8 miliardi di persone fanno esattamente quello che qualcun’altro gli dice di fare, delegando ad altri la responsabilità della propria vita.

È necessaria una presa di coscienza dell’essere umano su chi è veramente, e questa può avvenire unicamente solo se attua il celebre “conosci te stesso”, grazie all’arte divinatoria dei Tarocchi si può almeno provare a svelarne il mistero.

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Maria Burgarella
Nata a Trapani e laureata in Psicologia all’Università “La Sapienza” di Roma, è studiosa di Alchimia Trasmutativa, psicologia quantistica, tecniche a mediazione corporea. La passione per l’arte e la scrittura si integrano nel suo approccio olistico alla comprensione della Psiche.

lunedì 28 febbraio 2022

Il serpente, colui che risveglia la conoscenza. Simbolo della ciclicità della vita

 

Il serpente, colui che risveglia la conoscenza

Simbolo della ciclicità della vita

27 FEBBRAIO 2022, 
Il serpente, colui che risveglia la conoscenza e simbolo della ciclicità della vita
Il serpente, colui che risveglia la conoscenza e simbolo della ciclicità della vita

La via umida deriva dal nero, pesante e bianco ammasso nostro; i serpenti che strisciano nell’erba, invece, indicano che il pitone (Mercurio) è sulla via secca, perché questa è molto velenosa, ma quando avrà risalito diverse volte la montagna (l’alambicco per la distillazione), si trasformerà in fiore, quasi medicinale.

(Abraham Eleazar)

Uno degli archetipi che popolano l’inconscio collettivo dai tempi delle origini e presente nella mitologia, nella cosmogonia e nelle religioni di innumerevoli popoli è il serpente, colui che risveglia la conoscenza e simbolo della ciclicità della vita. L’uomo è affascinato da ciò che lo impaurisce, vuole svelarne il mistero, intuisce il potere nascosto in ciò che teme, desidera conoscerlo superando la paura. E il serpente è colui che possiede la conoscenza, connesso profondamente alla terra e alla natura, si muove ed emerge sinuosamente da essa, striscia tra le radici, nel sottosuolo si rintana, nuota nelle paludi, è uno dei simboli della Grande Madre raffigurata anche con le serpentine che rimandano all’acqua, che assicura la vita ma che può con la sua forza prorompente distruggere ciò che incontra lungo il suo scorrere.

Il suo vivere è un cerchio di luce e tenebre.

Questo animale ha delle caratteristiche particolari che lo rendono una creatura leggendaria con poteri sovrannaturali: il suo veleno, come alcune piante e funghi, ha il potere sia di avvelenare che di guarire e condurre a stati di coscienza ampliata, per gli alchimisti è associato all’elisir di lunga vita.

Il serpente, inoltre, ha la capacità di autorigenerarsi, di cambiar pelle in un solo passo, diversamente da altri animali, allo scopo di migliorarne il movimento. Per questa sua caratteristica simboleggia la rigenerazione, il rinnovamento.

Spesso il serpente è associato al drago che nell’atto di sputare fuoco purifica ciò che brucia, una funzione taumaturgica che possiedono entrambi.

Il drago è presente in svariate culture, dal Níðhöggr norreno che è una creatura malefica, al drago cinese che simboleggia lo yang, lo spirito fecondo e creatore, maschile, il Logos ovvero il Tao, la regola cosmica secondo la tradizione cinese.

Nell’antica Mesoamerica popolata dagli Aztechi, dai Toltechi e dai Maya, la divinità più importante è il dio serpente piumato con ali da drago Quetzalcoatl, dal naunatl serpente divino.

Nel racconto biblico di Adamo ed Eva il serpente è una creatura ingannatrice che consiglia ciò che Dio ha vietato, promettendo la conoscenza proibita, rappresenta originariamente la saggezza.

Ora il serpente era il più astuto di tutte le fiere dei campi che il Signore Dio aveva fatto.

(Genesi 3,1)

Nell’Apocalisse di Giovanni è implicita l’identificazione del serpente con Satana, il tentatore che intende viziare e orientare il libero arbitrio dell’uomo a cui però spetta di operare sempre la scelta.

Nell’Esodo il bastone di Mosè si trasforma nel serpente arcaico Nehushtan, raffigurato come un serpente di rame attorcigliato ad un palo e usato per guarire ingiurie.

Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra l'asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita.

(Numeri 21,9)

In una immagine del Codice di Flamel è raffigurato un serpente di ferro che Mosè inchioda alla croce perché tutto il popolo lo veda e possa guarire dai propri mali, è il potente re della natura, il balsamo salino che guarisce il mondo.

Rimanendo nella simbologia cristiana, il serpente era associato all’iniziazione ai Misteri della legge mosaica, alla chiaroveggenza che permette l’ingresso ai mondi spirituali. Lo stesso Giovanni Battista chiamava vipere gli iniziati, così come la venuta di Gesù Cristo simboleggiava che l'iniziazione sarebbe divenuta accessibile a tutti, come affermò Nicodemo: “E come Mosè innalzò il serpente, così pure fa d'uopo che sia innalzato il Figliuolo dell'uomo”.

Un simbolo molto antico è l’Uroboro o Ouroboros (in lingua copta Ouro significa re mentre ob in ebraico significa serpente), il serpente o drago che si mangia la coda a rappresentare la ciclicità del tempo, l'unità, la totalità del mondo, l'infinito, l'eternità, il tempo ciclico, l'eterno ritorno, l'immortalità e la perfezione.

L’immagine più antica dell’Uroboro si trova nel trattato La Chrysopoeia (che significa ‘fare oro’) scritto da una alchimista chiamata Cleopatra, vissuta ad Alessandria d’Egitto nel tardo IV secolo d.C. e raffigurato metà bianco e metà rosso, con all’interno una dicitura traducibile come ‘Tutto è Uno’.

Nella tradizione alchemica l'Uroboro è un simbolo che rappresenta il processo alchemico, il ciclico susseguirsi di distillazioni e condensazioni necessarie a purificare e portare a perfezione la ‘Materia Prima’ definita dagli alchimisti come la massa oscura derivante dalla caduta di Adamo e di Lucifero. Sublimare tale massa e trasformarla nel lapis significa per gli alchimisti riportare la Creazione caduta in disgrazia al suo stato paradisiaco originario.

Ma la Materia Prima deve essere prima destrutturata, divisa, atomizzata, per questo motivo l'uroboro alchemico è il risultato della fusione di due serpenti; il superiore, alato, volatile, è lo spirito universale del mondo che dona la vita e uccide, il tutto e il nulla, mentre il serpente in basso rappresenta il residuo fisso, la materia, la terra. La loro unione genera l’Uroboro raffigurato con zampe e corona, a simboleggiare la pietra filosofale, la quintessenza che si trova solo nel superiore cielo di fuoco divino.

L’alchimista opera la conversione dei 4 elementi, aria, acqua, terra e fuoco che sono lo spettro di tutte le possibilità terrene per portare sulla terra il 5 elemento attraverso le rotazioni degli elementi e l’unione di ciò che è in alto con ciò che è in basso. Tra fuoco e acqua si forma l’eterno lapis che è la copia celeste dell’oro terreno.

Le rotazioni degli elementi di cui gli alchimisti possedevano già la conoscenza, sono chiamati dalla fisica spin o movimenti angolari, come scrive l’astrofisica Giuliana Conforto in un estratto dal suo articolo “Il risveglio e la rivelazione dell’intelligenza organica”: “Moti celebrati dalle danze Sufi, moti la cui coerenza è oggi misurata dalla Risonanza Magnetica Nucleare (RMN).

Nella tradizione tantrica i due serpenti simboleggiano l’energia cosmica e in una raffigurazione di Bosohli si intrecciano attorno a un lingam (fallo) invisibile. La manifestazione di questa energia universale è chiamata in lingua indiana kundalini, il flusso vitale che risale dal primo chakra - Muladhara - lungo la colonna vertebrale attraverso l’impalpabile canale centrale Susumna fino al centro del cervello. Due serpenti si attorcigliano attorno al canale, a sinistra vi è Ida – canale lunare, mentre a destra si trova il canale solare – Pingala.

I tre canali si congiungono all’altezza delle sopracciglia, sede del terzo occhio, la ghiandola pineale o ‘occhio di Shiva’, nella tradizione induista descritto come l’organo della visione spirituale.

La kundalini è illustrata come un serpente dormiente e attorcigliato su se stesso che, se risvegliato, inizia a stendersi lungo la colonna vertebrale che viene chiamata in India ‘la verga di Brahma’. Essa è una energia connessa al sesso, all’occulto, che contiene in sé gli opposti, la letalità e la rigenerazione.

È quell’energia cosmica, misteriosa e potente che Carl Gustave Jung associò all’energia psichica libido: “Il serpente rappresenta la libido che si introverte. Attraverso l'introversione si viene fecondati da Dio, ispirati, ri-procreati e rigenerati”.

Nel Dialogo tra un’anima illuminata e un’anima non illuminata di Jacob Bohme troviamo scritto:

Alla povera anima che vuole allontanarsi da Dio, il diavolo presenta la propria immagine come ciclo della natura, e precisamente sotto forma di serpente: la ruota di fuoco dell’essenza. Egli dice: ‘Tu sei come il mercurio igneo, e a quest’arte rivolgi la tua brama. Ma dovrai mangiare di un certo frutto, in cui i quattro elementi vogliono ognuno dominare l’altro e, quindi, si combattono.’ Dopo che l’anima ne avrà mangiato, Vulcano accenderà la ruota di fuoco dell’essenza, e nell’anima si risveglieranno tutte le qualità della natura, compresi piaceri e brama.

E serpenti adornano il viso di Medusa, una delle tre Gorgoni e l’unica che non ha l’immortalità, ma tutte con il potere di pietrificare chi incrociava il loro sguardo. Da donna bellissima venne trasformata in mostro da Atena che, invidiosa della sua bellezza, la punì per aver giaciuto con Poseidone. Venne decapitata da Perseo e dal suo sangue nacquero Pegaso, il cavallo alato capace di generare sorgenti con gli zoccoli, e il gigante armato di una spada d’oro Crisaore, i figli che Medusa aspettava da Poseidone.

Secondo alcune versioni dalla ferita nacque anche l’anfesibena, il serpente a due teste, quella nell’estremità superiore del corpo viene raffigurata d’oro o d’argento, mentre quella inferiore è nera, a simboleggiare la vittoria del Bene sul Male. È anche dotato di occhi lucenti come fari. Dante cita questa creatura nel canto 24 dell’Inferno. Medusa e Perseo, così come le numerose figure mitologiche, sono delle istanze psichiche, la prima rimanda agli schemi limitanti, alla pietrificazione dei limiti che bloccano l’evoluzione psichica e spirituale mentre la seconda è simbolo della rottura di tali schemi, del rinnovamento interiore.

Nella religione egizia il serpente ha un significato molto importante, nei copricapi indossati dai faraoni è raffigurato un cobra d’oro eretto che conferiva supremazia e magnificenza.

Nella civiltà minoica la ‘Dea dei Serpenti’ è spesso vista come la Dea Madre cretese, divinità femminile venerata da almeno il 3000 a.C. fino al 1200 a.C. legata alla fertilità, alla vita e alla morte. La statuetta che la raffigura ha un abito a falde con un corpetto che le lascia scoperti i seni, tipico delle sacerdotesse. Le mani stringono due serpenti a simboleggiare il potere di accedere al mondo ctonio ovvero collegato al culto delle forze sotterranee e degli inferi. Inoltre, sulla sua testa siede un gatto, animale connesso alla Luna, al femminile, con capacità sensitive straordinarie quali udito e olfatto sopraffini. Il gatto è in grado di vedere al buio e di captare le energie negative dell’ambiente e di catalizzarle su di sé, trasmutandole in armonia e benessere, per tutti questi motivi è chiamato dai monaci zen colui che ‘mostra la Via’.

Il serpente, quindi, rappresenta la guarigione come liberazione dagli stati oscuri sia fisici che spirituali conseguenti alla connessione con il Divino.

La conoscenza si erge come il serpente dal basso, dall’oscurità di ciò che non è malvagio ma semplicemente non-conosciuto, all’alto della luce della conoscenza. Come il passaggio dalla vita alla morte, dal sonno al risveglio, la sua muta richiama la trasmigrazione dell’anima, il cambiamento di stato che è anche la morte iniziatica ossia la profonda consapevolezza che conduce alla rinascita spirituale.

Il contatto con il serpente che giace nel profondo di ognuno è il primo passo del viaggio dell’anima in questa dimensione terrena, ascoltarlo, percepire la sua potente energia significa accogliere la saggezza della terra e rievocare il ricordo sopito e il ricongiungimento con la Sorgente, origine del Tutto.

E proprio il morso del serpente segna il passaggio, il risveglio dal sonno coscienziale.

Concludo con una leggenda siciliana che ha come protagonista un gigantesco serpente detto ‘biddrina’ che vive nascosto nelle fonti o nelle paludi e attira con lo sguardo coloro i quali si avventurano in quei luoghi. L’evocazione di tale essere mostruoso spaventava i bambini che così evitavano di andare a fare il bagno in questi luoghi col rischio di annegare.

Ma è risaputo che siamo attratti da ciò che temiamo…

Scuote l'anima mia Eros
come vento sul monte
che irrompe entro le querce
e scioglie le membra e le agita,
dolce, amaro, indomabile serpente.

(Saffo)

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Maria Burgarella
Nata a Trapani e laureata in Psicologia all’Università “La Sapienza” di Roma, è studiosa di Alchimia Trasmutativa, psicologia quantistica, tecniche a mediazione corporea. La passione per l’arte e la scrittura si integrano nel suo approccio olistico alla comprensione della Psiche.