martedì 8 ottobre 2024

GLI ANIMALI TOTEM, LA TIGRE

 

Gli animali totem: la tigre

Il racconto di un incontro spirituale

27 settembre 2024, 
Gli animali totem sono simboli spirituali o guide legate a credenze indigene e sciamaniche
Gli animali totem sono simboli spirituali o guide legate a credenze indigene e sciamaniche

Gli animali vivono nella completa consapevolezza del presente.

Don Jose Ruiz, figlio di Don Miguel Ruiz, sciamano e autore del bestseller internazionale I quattro accordi, ha sintetizzato magnificamente l’essenza degli animali, anche noi facciamo parte del mondo animale ma non si può certo dire che abbiamo questa consapevolezza, anzi tutt’altro.

Se osservassimo attentamente il comportamento degli animali potremmo imparare molto da loro, innanzitutto essi ci mostrano com’è l’esistenza quando vi è la connessione diretta tra mente e anima, priva della mente artefatta che invece attanaglia la nostra psiche e che, se dominante, recide la connessione con l’anima.

Gli studi e le ricerche in campo etologico evidenziano che gli animali sono in grado di ragionare, di trovare soluzioni, di provare emozioni.

Ricordo che tempo fa vidi un documentario sulle giraffe (amo i documentari sulla natura e sul mondo animale), ebbene una giraffa aveva perso il suo cucciolo, era riverso a terra, lei allungava il collo verso il figlio come per baciarlo e nessuno poteva interrompere il suo rituale luttuoso. Allontanava infatti altre belve che volevano cibarsene, ad un tratto arrivò nelle vicinanze un grosso felino alle prese con l’inseguimento di un cucciolo di antilope, la giraffa frenò il suo pianto silenzioso e si avventò sul leopardo facendolo fuggire.

Sembrava pensasse ‘Nessun’altro cucciolo morirà oggi’, poi ritornò dal figlio. Una scena che mi ha commosso. O ancora in un altro documentario vidi una scena sbalorditiva: un anziano elefante giaceva morto, si radunarono attorno a lui specie diverse, avvoltoi, leoni, iene, tutti intenti a sbranarlo, interrompendo momentaneamente la loro rivalità, consapevoli che quell’elefante era cibo sufficiente per tutti. Ad un certo punto arrivò lentamente un altro elefante anziano, era venuto per rendere omaggio al suo amico. Tutti si fermarono, si allontanarono dall’elefante morto, permettendo all’amico di salutarlo. Poi ricominciò il banchetto.

Furono facili per me, come penso per voi, le deduzioni; gli animali seguono l’istinto di sopravvivenza ma compiono anche dei rituali, sono capaci di rispetto, di empatia e di solidarietà e di amicizia.

Gli animali sono i nostri maestri.

Nello sciamanesimo afferma che ognuno di noi ha un animale totem, una guida nei viaggi tra le dimensioni, con la loro protezione possiamo comunicare con il mondo spirituale, ottenendo conoscenza, consapevolezza e saggezza.

Il mio animale totem è la tigre e vi racconto il nostro incontro.

Durante una meditazione, la discesa a zero (consiste nel visualizzare una scala che scende, composta da dieci gradini, ognuno può immaginarla come vuole, io la visualizzo di pietra che scende dentro una caverna), disceso l’ultimo gradino vedo arrivare verso di me una tigre, ci riconosciamo, accarezzo il suo morbido mantello, giochiamo felici, ascolto i suoi ruggiti dolci, poi mi accompagna in un cunicolo e usciamo fuori alla luce in un giardino splendente, ricco di molte piante e fiori dai colori accesi e indescrivibili, vedo anche un ruscello, mi rinfresco e disseto con quell’acqua deliziosa. Telepaticamente mi dice un nome “Zoan”, ritorno alla realtà manifesta.

Da quella volta nei miei sogni lucidi o nelle meditazioni è sempre lei che mi guida e mi protegge.

Dopo qualche giorno, ripenso a quel nome, Zoan, ed inizio una ricerca, scopro che Zòan era una città dell’antico Egitto, costruita sette anni dopo Ebron, quindi, già esistente quando Abramo giunse in Canaan. Il nome biblico Zòan corrisponde al nome egiziano dʽnt di un villaggio nella parte nordorientale della regione del Delta, circa 55 km a SO di Porto Said. Meglio conosciuta col nome greco, Tanis, sorgeva sul ramo tanitico del Nilo, poi insabbiato e ridotto a semplice canale. Scopro inoltre che nel Salmo 78:12, 43, nel descrivere gli atti miracolosi di Geova a favore di Israele precedenti l’Esodo, il “campo di Zoan” è usato come sinonimo di “paese d’Egitto”.

Questo ha indotto alcuni studiosi a sostenere che gli incontri di Mosè col faraone fossero avvenuti a Zoan, fu proprio lì che Mosè fece dei miracoli dinanzi al faraone per convincerlo a lasciar andare il popolo israelita fuori dall’Egitto. Approfondendo la ricerca ho fatto altre scoperte che attengono alla mia sfera privata e che non descriverò. Resta il fatto che la comunicazione telepatica con il mio animale guida ha contribuito all’espansione della mia consapevolezza su aspetti spirituali che riguardano la mia anima ed il mio Sé.

Veniamo al simbolismo della tigre, spirito guida degli sciamani e guaritori. La tigre è simbolo di forza, potere personale, nella sua etimologia il termine latino tigris deriva dall’iraniano thigra, tagliente, aguzzo, saetta, ad indicare la capacità di questo totem di tagliare i condizionamenti umani, quei blocchi che impediscono l’autorealizzazione.

Questo magnifico felino incarna la potenza istintuale e la numinosità propria dell’archetipo, incute paura e affascina allo stesso tempo, ma rinunciare all’incontro con la componente ‘animale’ che esso rappresenta può soltanto potenziare la sua pericolosità.

In varie culture la tigre è considerata la protettrice dei defunti, la sua potenza è temuta dagli spiriti del male che rischiano di finire tra le sue fauci. Nella cultura cinese la tigre è la ‘signora delle montagne’, la montagna infatti indica l’elevazione spirituale, è la dimora degli dei, e non stupisce che sia i monasteri taoisti che di altre tradizioni spirituali si trovino sulle sommità delle montagne.

Associata al ciclo lunare, quindi al femminile, la tigre ha la funzione di iniziatrice ai misteri, è lei che accompagna l’iniziato alla morte della personalità e alla rinascita. In Cina si crede che i demoni temano le tigri, credenza diffusa anche nella tradizione dei nativi americani, cultura che amo particolarmente. Inoltre, per i nativi americani la tigre rappresenta la forza, il coraggio per superare gli ostacoli della vita ed anche lo spirito guerriero indispensabile per proteggere il loro popolo in battaglia.

Nella mitologia indù la tigre è un animale sacro, temuto e rispettato. La dea Durga dalle diciotto braccia cavalca la tigre, simbolo dell’energia impetuosa della natura, così come Shakti, l'energia divina femminile personificata. Lo stesso Shiva indossa una pelle di tigre, a rappresentare il suo dominio sul mondo animale. Nell'alchimia cinese, la tigre rappresenta il principio attivo energetico che si contrappone a quello umido e passivo del drago, simbolo arcaico della Dea poi degenerato a simbolo demoniaco, ma questa è un’altra storia.

Nella cultura greca, secondo Plutarco, il dio Dioniso si trasformò in tigre per sedurre la ninfa Alfesibea che cedette alle lusinghe e si accoppiò al dio per continuare la sua fuga e attraversare il fiume Sollax che prese il nome di Tigri. Ancora nella mitologia greca, il carro di Dioniso è trainato da 4 tigri.

È degno di nota che la tigre ha un fortissimo istinto materno, infatti nella mitologia indiana rende gravide le donne senza figli, protegge i bambini dagli incubi e guarisce grazie alla sua capacità taumaturgica. Un racconto rinascimentale narra della tecnica di caccia basata proprio sull’istinto materno della tigre; i cacciatori ponevano per terra degli specchi e la tigre, credendo di scorgere un cucciolo della sua specie, tentando di allattarlo veniva facilmente catturata.

Mai ingannare una tigre.

Nel mito induista dei Nāga, un'antica razza di uomini-serpente, in principio vi erano tre fratelli: l'uomo, la tigre e lo spirito. L’uomo aveva l’intelletto, la tigre la forza e lo spirito il potere divino. Alla morte della madre, i tre fratelli contrattarono su come dividersi il mondo. Lo spirito saggiamente si ritirò dalla diatriba, mentre la tigre e l’uomo stabilirono un patto: chi, correndo, avrebbe raggiunto per primo una canna di bambù avrebbe avuto il dominio sulla terra mentre il perdente si sarebbe accontentato di vivere nella foresta. L'uomo, conscio della velocità della tigre, usò la sua astuzia colpendo il bambù con una freccia, spezzandolo. Ovviamente la tigre arrivò per prima ma vedendo il palo reciso credette di aver perso. Così andò a vivere nella foresta. Ma lo spirito, furibondo con l’uomo per il suo inganno, strappò i suoi occhi e li sostituì con gli occhi di una capra affinché non potesse più vederlo. L’uomo, ovviamente pentito, creò dei rituali per riconciliarsi con i fratelli.

Se mai doveste incontrare una tigre o un altro animale totem, nei sogni o nelle pratiche meditative, prestate attenzione ai suoi messaggi, a ciò che fa, alle emozioni che provate.

Concludo con una poesia del poeta William Blake intitolata The Tyger (La tigre):

Tigre! Tigre! Divampante fulgore
Nelle foreste della notte,
Quale fu l'immortale mano o l'occhio
Ch'ebbe la forza di formare la tua agghiacciante simmetria?
In quali abissi o in quali cieli
Accese il fuoco dei tuoi occhi?
Sopra quali ali osa slanciarsi?
E quale mano afferra il fuoco?
Quali spalle, quale arte
Poté torcerti i tendini del cuore?
E quando il tuo cuore ebbe il primo palpito,
Quale tremenda mano? Quale tremendo piede?
Quale mazza e quale catena?
Il tuo cervello fu in quale fornace?
E quale incudine?
Quale morsa robusta osò serrarne i terrori funesti?
Mentre gli astri perdevano le lance tirandole alla terra
e il paradiso riempivano di pianti?
Fu nel sorriso che ebbe osservando compiuto il suo lavoro,
Chi l'Agnello creò, creò anche te?
Tigre! Tigre! Divampante fulgore
Nelle foreste della notte,
Quale mano, quale immortale spia
Osò formare la tua agghiacciante simmetria?

L'AGIO DELL'INCIVILTA'

 

L’agio dell’inciviltà

L’umanità sarà salva quando tornerà alla Grande Madre

27 agosto 2024, 
Freud sostiene che la cultura non garantisce la libertà, anzi, la società civile spesso reprime i bisogni istintuali dell'uomo, generando frustrazione e infelicità
Freud sostiene che la cultura non garantisce la libertà, anzi, la società civile spesso reprime i bisogni istintuali dell'uomo, generando frustrazione e infelicità

La libertà non è un beneficio della cultura: era più grande prima di qualsiasi cultura, e ha subito restrizioni con l'evolversi della civiltà.

(Sigmund Freud)

Freud aveva ragione, la cultura non garantisce la libertà, anzi. L’umanità tutt’ora non è libera, esistono solo uomini liberi perché mossi dalla volontà di conoscere sé stessi e quindi il mondo, che sono pieni di dubbi e di domande sulla realtà interiore ed esteriore e cercano risposte, sicuramente non si affidano ai dogmi.

Se, come scrisse Freud nel libro ‘Il disagio della civiltà’, le regole imposte nella società cosiddette civili schiacciano e reprimono i bisogni istintuali dell’essere umano, generando frustrazione e infelicità, si potrebbe affermare che l’agio dell’inciviltà sia l’insensibilità, la disempatia, la mancanza di compassione che vuol dire patire insieme all’altro, sentire ciò che prova l’altro, mettersi nei suoi panni. Tale sideramento interiore può procurare una sorta di agio, il ritiro dalle emozioni fa comodo perché così non si sente il dolore, ma nemmeno la gioia.

E questa è una società anestetizzata, è un aggregato di esseri umani perlopiù ‘disumani’ che non reagiscono alle ingiustizie, alla violenza, alle guerre, alle torture sugli animali, che non provano compassione, ad esempio, quando vedono un barbone che dorme per strada, al freddo e alla fame. Gli esseri umani, nella maggior parte, hanno perduto la capacità di sentire, non sono più in grado di discernere e si affidano a qualcuno che dica loro cosa pensare. Uomini che non amano la natura, gli animali, i bambini, gli anziani e così via.

La società ‘civile’ è basata sul timore e sul senso di colpa e il timore non è amore.

Mi spiego, se temo qualcuno non lo amo perché percepisco un pericolo quindi se temo il genitore e ho paura della punizione, vuol dire che non lo amo, non lo stimo e non mi sento compreso e accettato.

Se il genitore, che rappresenta la prima autorità con la quale ci confrontiamo fin dall’infanzia, ritiene il bambino inferiore, incapace di comprendere, di avere delle idee e un suo modo di relazionarsi con il mondo, eserciterà il suo potere dominante e punitivo, scaricherà le sue frustrazioni sul bambino proprio per la sua fragilità e vulnerabilità. Ecco come nasce il timore: il genitore considera il figlio ‘inferiore’ così come le istituzioni considerano i cittadini che devono essere obbedienti e votati al sacrificio per un ipotetico bene comune. Il bambino, proprio per il fatto di dipendere dai genitori sia emotivamente che per i suoi bisogni di base, si convince che deve essere bravo e obbediente per ricevere amore dai genitori.

Se un genitore impone una regola di comportamento al bambino senza motivarla, senza spiegargli il perché di quella regola, il bambino odierà il genitore perché non si sente amato, da un lato vorrebbe trasgredire ma la paura della punizione e del conseguente senso di colpa lo bloccano perché il genitore è per lui Dio, dipende da lui per la sua sopravvivenza e per il suo bisogno di essere amato, di esistere nel mondo.

Il bambino sente le emozioni dei genitori perché è in contatto con le proprie, comprende se gli si spiegano le cose e se lo si ascolta, non è stupido né privo di coscienza e di anima.

È ovvio che chi esercita il potere lo fa a suo vantaggio, che sia un genitore o un’istituzione, non certo perché ha a cuore il benessere della famiglia o della comunità. Nasce così un odio inconscio verso chi impone delle regole che si pongono in antagonismo con i bisogni basilari dell’uomo, ovvero l’essere amato, conosciuto e ri-conosciuto, compreso, accettato. L’autostima deriva dalla stima che i genitori hanno avuto del figlio e dell’amore che li ha spinti a conoscere quello sconosciuto.

Così il timore del bambino verso il genitore diviene nell’adulto il timore di Dio al quale si deve obbedienza, sacrificio. Dio è quindi la proiezione della figura genitoriale, così come lo sono i partiti politici, le squadre di calcio o le istituzioni.

Bisogna chiarire che l’essere umano è dotato di una mente logica, quell’intelletto che permette di discernere, di ragionare, di indagare, e da un’anima che sente. Il processo naturale è questo: l’anima comunica mediante le emozioni con l’intelletto che le accoglie, le accetta e le comprende amorevolmente nel loro significato e messaggio profondo, giungendo così alla consapevolizzazione della magia dell’esistere nel mondo.

Ma quando l’essere umano si identifica totalmente con la mente artefatta, un agglomerato di credenze, dogmi, condizionamenti, si stacca dalla sua anima, dal suo istinto ed intuito, perde la magia della vita, della natura, e la nevrosi è la conseguenza.

Il fatto è che vi è un’ipertrofia della mente condizionata a discapito dell’anima, gli adulti sono nella maggior parte dei casi ‘mentalizzati’, sconnessi dall’anima, condizionati a loro volta dai genitori, dalla diseducazione della scuola che reprime il pensiero critico e uccide la creatività, dalla maggior parte delle religioni che, a parte quelle animiste che ritengo le più connesse all’essenza profonda dell’uomo come parte dell’Anima Mundi, hanno introdotto un Dio maschio punitivo e per nulla amorevole, che impone l’obbedienza e il sacrificio, polverizzando il femminino e riducendo la donna a un essere inferiore, sottomesso all’autorità maschile alla quale può rivolgere solo suppliche e preghiere.

La Chiesa, profondamente misogina e sessuofobica, ha imposto il suo credo con la forza e con la violenza, basta scorrere la storia per averne prova, basta pensare alla caccia alle streghe, più di 50.000 donne bruciate al rogo solo in Europa, basta pensare a quanti ‘eretici’ sono stati uccisi. Eppure Gesù Cristo amava le donne, ne era sempre circondato, le ascoltava, le rispettava, amava l’anima che le donne rappresentano, infatti fece di Maria Maddalena la portatrice del suo messaggio d’amore e di fratellanza, poi svilita a prostituta e in seguito riqualificata in apostola degli apostoli.

Riprendo il concetto espresso da Freud citato all’inizio dell’articolo, quando afferma che la libertà era più grande prima di qualsiasi cultura, infatti le antiche ‘civiltà’ erano matriarcali, adoratrici della Luna, ricordo che i primi calendari furono lunari. Il culto della Luna è il più arcaico, sostituito poi dal culto solare precursore del patriarcato.

La Luna è la magia, rappresenta il mondo delle emozioni connesso all’elemento acqua, la sua luce riflessa richiama lo splendore dell’argento. Gli antichi vivevano la magia come un fatto naturale, non vi era una separazione gerarchica tra gli esseri viventi, ogni elemento della natura era considerato interconnesso e funzionale alla vita su questo pianeta.

Il mondo non è più magico perché predomina la mente artefatta e non il cuore e l’anima. Le divinità lunari erano diffuse in tutto il mondo, dalla dea cretese dei serpenti alla dea azteca della Luna Coyolxauhqui, tanto per citarne alcune. Tutte le dee avevano come simbolo il serpente che simboleggia la terra, la ciclicità della natura, quella trasformazione e rinascita che coinvolge anche noi esseri umani in quanto parte della Grande Madre.

Sappiamo bene il significato che il cattolicesimo ha attribuito al serpente, ingannatore e demoniaco. Nei culti antichi si condividevano delle focacce e del vino come corpo e sangue della Dea, rituale preso in prestito dal cattolicesimo e svilito a un atto di cannibalismo che richiama la celebre opera di Freud ‘Totem e tabù’, dove l’orda primitiva uccide il padre tiranno e se ne ciba dando origine al meccanismo dell’introiezione. Solo un figlio che teme il padre può pensare di ucciderlo e mangiarlo, non certamente un figlio amato dal padre e che ama il padre.

Il cattolicesimo ha degradato i culti lunari, la Dea è malefica e poiché incute paura deve essere uccisa e sostituita con un Dio maschio da temere.

Per le religioni monoteiste la terra non ha un’anima né intelligenza, così ha ucciso l’Anima Mundi, la magia del mondo e la dea della terra è diventato un mostro, un demone. Sarebbe auspicabile il ritorno alla Dea, all’anima, alla Luna, al femminino, alla magia che si fa con l’anima, non certo con la mente.

Tu che stai leggendo chiederai ‘come si fa?’

Il decondizionamento della mente è un processo lungo, doloroso, impegnativo, è come smontare un giocattolo o come sbucciare una cipolla, ma solo la conoscenza di noi stessi e la consapevolezza rende liberi e forti.

Inizia volgendo lo sguardo al tuo mondo interiore, quali condizionamenti lo abitano? quali parti o strati ti allontanano dal tuo centro animico? Come sono stati con te i tuoi genitori? Qual è il tuo credo, è basato sull’esperienza o su quanto detto da altri? di cosa hai paura?

Pensa a Giano, il dio bifronte, una faccia guarda al passato, una al futuro, solo se conosci il tuo passato rimosso puoi guardare il presente e il futuro.

Concentra la tua attenzione al ‘sentire’, come ti senti adesso?

Ascolta il tuo corpo, scrivi i tuoi sogni, i tuoi desideri più intimi.

Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.

(Antoine-Laurent de Lavoisier)

Questa è la legge di natura, la trasformazione è il vero mistero della natura.

Molti anni fa vidi un film che mi è rimasto impresso nella memoria, The Fountain, l’albero della vita, vi suggerisco di guardarlo.

La Grande Madre sonnecchia dentro di te, svegliala e sarai libero dalla paura della morte.